Tre cose da fare per stare meglio oggi (usando il cervello)

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La tensione persiste, l’insicurezza è ancora qui con noi, nonostante stiamo timidamente ricominciando a muoverci per incontrare le persone (e qualche volta ci diamo anche la mano). Nessuno si aspettava che questo stato di incertezza potesse durare così a lungo, mentre gli psicologi sanno bene che questo può causare conseguenze a lungo termine su come stiamo: il cervello umano infatti non può resistere all’infinito in modalità “allarme”. La modalità allarme del cervello si chiama anche “rapimento dell’amigdala” e avviene quando non siamo in grado di prevedere che accadrà nell’immediato.

La mente umana infatti è la “grande predittrice”: è talmente in grado di prevedere che reagisce a ciò che succede un attimo prima che accada, e questo ci rende le cose molto più facili. In pratica, per la maggior parte del tempo noi facciamo le cose in automatico, lasciando libera la corteccia prefrontale, la parte del cervello più avanzata e in grado di immaginare, risolvere, collaborare, di usare molta energia. Quando però ci troviamo non in grado di prevedere, ecco che il controllo viene preso dall’amigdala, una parte del nostro cervello più basica, veloce e primitiva, che “rapisce” tutte le energie disponibili per metterci in sicurezza. Abbiamo quindi adattato la nostra quotidianità, ricreandovi routine e traiettorie, ma finché non sapremo che cosa c’è “dopo” una parte della nostra energia sarà lì, davanti all’incertezza, pronta ad attivare l’istinto di attacco o fuga che contraddistingue della nostra specie. Possiamo fare qualcosa?

Secondo un recente articolo dell’Harvard Business Review, sì: c’è molto che possiamo fare per abbassare questa tensione, sfruttandone proprio la persistenza per sviluppare meglio alcuni super poteri che la nostra specie ha e mettendo più in gioco la nostra corteccia prefrontale. Farlo non solo ci consentirebbe di stare meglio oggi, ma ci farebbe uscire da questa lunga crisi più forti e capaci di far fronte alla complessità che è ormai parte della nostra storia. I suggerimenti che danno gli psicologi interpellati dall’Harvard Business Review sono semplici e alla portata di tutti:

1) coltivare l’autoefficacia: mettere a fuoco in quanti e quali modi ogni giorno risolviamo le piccole e grandi incertezze trovando soluzioni che possono essere imperfette, ma sono comunque funzionali. Non è più tempo di cercare la soluzione definitiva alle cose: tutto cambia così rapidamente che saper tollerare la nostra stessa imperfezione diventa la capacità più utile che abbiamo, vedendo e dimensionando il buono di ciò che sappiamo fare, aumentando la consapevolezza della nostra efficacia e la percezione della nostra capacità di agire, sempre e comunque.

2) lavorare sul senso: la mente umana trae sollievo dall’elevarsi. Abbiamo bisogno, mentre compiamo piccoli passi quotidiani, di alzarci in volo ogni tanto per vedere la “bigger picture” e confermare che abbia ancora un senso. In particolare si tratta del senso che diamo alle nostre vite, del disegno che continuiamo a vedere mentre lo tracciamo. Un disegno che cambia proprio a ogni importante transizione e per questo ci chiede di osservarlo con occhi nuovi, con meraviglia.

3) farci vedere dagli altri: fidarci e affidarci. Questo stato di incertezza non lascia energie per fingere, per tirare su barriere. Non è più tempo di nascondersi dietro a delle etichette: con grazia e rispetto possiamo mostrarci agli altri e provare a guardarli meglio. I ruoli “vecchio stile”, quelli in cui uno escludeva l’altro in una costante negoziazione tra vita e lavoro, non calzano più perché dovrebbero essere adattati e ricuciti troppo di frequente, insieme alle definizioni e ai comportamenti che si portano dietro. Possiamo invece mostrarci “con candore”, in modo che la trasparenza dia ossigeno all’empatia, quel superpotere tutto umano che ci consente di capirci e stare insieme anche quando i segnali sono confusi e i linguaggi in divenire, come adesso.

Possiamo farlo ogni giorno, a partire dalle piccole cose: vedere quanto siamo in grado di fare nonostante tutto, riscoprire il disegno di senso delle nostre vite, farci vedere dagli altri e guardarli con maggiore attenzione. Ora sappiamo che non si tratta solo di belle possibilità, ma di strade efficaci per abbassare lo stress e rafforzarci in questa incredibile epoca umana.

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  • gloria |

    La pandemia ci ha stravolto e avvolto in stili di vita che tutt’ora hanno conseguenze a lungo termine soprattutto per persone rigide che presentano tratti di personalità resistenti al cambiamento. Il no0stro cervello e la nostra psicofisicità ci mandano messaggia più livelli che se ascoltati ci sanno dare giusti orientamenti e direzioni.Questa Pandemia ci ha tolto e ci ha dato, come non tutti i mali vengono per nuocere.L’essere umano è semplice e complesso ed è stato scoperto il suo funzionamento solo al 15%.L’interazione umana offre ulterioriarricchimenti come la solutidune ne apporta altri

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