Olimpiadi, la campionessa Sara Cardin racconta l’esordio del karate a Tokyo

dsc_7390È felice, che a Tokyo ci sia un numero alto di donne (187 nella spedizione del team Italia), che per la prima volta sia stata ammessa la sua disciplina, il karate, e di avere la possibilità di commentare le gare per trasmetterle a chi avrebbe voluto prendere un biglietto per il Giappone e fare il tifo.

Sara Cardin, nata a Conegliano il 27 gennaio 1987, atleta dell’Esercito, è una karateka campionessa del mondo nella specialità del kumite nel 2014, ed ha vinto quattro ori europei nelle categorie di peso fino ai 55kg. Sara è entrata a far parte del team di commentatori di discovery+ per i Giochi Olimpici, dove la disciplina del karate fa il suo esordio assoluto.

Le gare iniziano oggi, 5 agosto, e sono in programma fino al 7 agosto al Nippon Budokan di Tokyo. Sono previsti otto eventi, in cui gareggiano dieci atleti, delle due diverse specialità:

1) il kumite (combattimento). Per gli uomini si gareggia in tre categorie, 67 kg, 75 kg, +75 kg, così come per le donne, 55 kg, 61 kg, +61 kg. Si procede fin da subito con la fase ad eliminazione diretta.

2) kata (esercizio individuale), prevede un evento per gli uomini e uno per le donne. Gli atleti sono giudicati secondo determinati parametri, tra cui tecnica, tempismo e respirazione.

La squadra azzurra è rappresentata da Viviana Bottaro (kata donne), Mattia Busato (kata uomini), Luigi Busà (kumite 75 kg), Angelo Crescenzo (kumite 67 kg) e Silvia Semeraro (kumite 61 kg).

gab_9041-1Il karate è per la prima volta una disciplina olimpica. Come stai vivendo questo momento?
Erano tanti anni che il karate provava ad entrare, era sempre proposto, poi veniva scartato. Ora finalmente con le Olimpiadi in Giappone, dove fa parte dell’educazione fisica nei cortili delle scuole, ed è pane quotidiano, hanno premuto, affinché diventasse sport olimpicoNon nego, che fin da piccola dicevo a mia mamma, e l’ho scritto anche nel mio libro (Combatti! Ho scelto di vincere – Baldini&Castoldi, 2018), che
correvo intorno al tavolo con la spada di legno in mano e urlavo “campioni del mondo, campioni del mondo!”, perché per me il risultato più grande era divenire il più forte.
Non riuscivo a concepire cosa fosse l’Olimpiade, e quando arrivava il momento, vedevo tutti gli sport alla televisione, ma non il karate, e credevo fosse una cosa avvilente. 
La disciplina non è tra quelle top a livello mondiale, perché è uno sport estremamente spettacolare, ricco di valori, bello da vedere, praticare, e il fatto che sia inserito a Olimpiade è il raggiungimento di un obiettivo per tutto il movimento.

Volevi smettere, ma hai deciso di continuare …
Per me è un momento difficile. Ho vinto tutto: le graduatorie mondiali, argento, ho sette medaglie agli Europei tra 4 ori, argenti, bronzi. Volevo smettere, ma quando il karate è entrato nelle Olimpiadi, ho deciso di continuare.  Ho iniziato il percorso da prima del ranking, e a inizio qualificazione ho rotto il crociato collaterale e menisco. Sono stata fuori sei mesi dalle gare, sono rientrata, e sono tornata a vincere: sono andata in semifinale alla prima tappa di  Premier League e mi sono rotta una caviglia, facendo altri due mesi e mezzo fuori le gare, perdendo punti per il ranking olimpico. A inizio 2020 ero arrivata bene: bronzo, un argento, oro e avrei poi fatto una gara secca per la qualificazione mondiale. Mancava un mese, ed è arrivata una pandemia mondiale. Dopo un anno, ci hanno riaperto le porte. Ho fatto un grande europeo, dove ho battuto anche la numero uno al mondo, e dopo due settimane ho fatto l’evento di qualifica. Mi sono giocata tutto su una gara, ma il tempo era stato sfalsato un po’ dagli infortuni, un po’ dalla pandemia. Io non ho mai mollato un centimetro, ho sempre dimostrato che dopo l’infortunio ritornavo vincendo. Ho sbagliato una gara, e l’Olimpiade per me è saltata, ed il rammarico è stato grande.

Come ti senti nel ruolo di commentatrice?
Sono entusiasta di fare il commento tecnico all’Olimpiade, è  un po’ come essere lì. 
Sono contenta di tifare per i miei compagni di squadra, perché ho come obiettivo quello di cercare di contribuire a questo avvento del trasmettere il karate alle Olimpiadi, alla gente da casa quanto bello sia questo sport. Penso che quando ci sarà da commentare la  mia categoria sarà difficile, ma penso faccia parte del percorso per metabolizzare, affrontare le cose. Quando mi è arrivata questa possibilità di commentatrice, avevo lavorato molto bene in Sky, in Tv, radio, e l’ho accettata”.

Come stanno andando le Olimpiadi?
Abbiamo cinque qualificati, due del kata, e altri tre del kumite. Si sono allenati a porte chiuse a Gotemba, dove c’è il villaggio olimpico, con precauzioni anti-covid e i tecnici.
Silvia Semeraro è la mia compagna a distanza in nazionale: mi ha raccontato la fatica di doversi allenare in un luogo chiuso. Silvia e gli altri mi dicono che stanno vivendo un sogno, sapevano cosa andavano a fare: alcuni giorni sono tesi, altri sdrammatizzano. Il livello tecnico è altissimo, possono arrivare a una medaglia.  Luigi Busà ha un palmares più ampio, una costanza maggiore, è mio coetaneo, ha un bagaglio di esperienza alle spalle. Come scuola italiana nel kata abbiamo portato tanti risultati. Tra i ragazzi più giovani, Angelo Crescenzo si e qualificato nella 60 kg, e alla Olimpiade dovrà gareggiare nella 67 kg, ha grande determinazione Silvia la chiamo ‘il mio cavallo pazzo’, è fisicamente dotata, ha un grande cuore ed energia, e fa cose incredibili: tutti loro potrebbero riuscire a centrare la medaglia. Per quanto riguarda il gruppo, sono contenta che sia arrivato unito. Vorrei spendere una buona parola per i tecnici, perché hanno fatto un ottimo lavoro, soprattutto Claudio Guazzaroni, che è il capo coach, nel tenere il gruppo coeso. Mi segue da 15 anni, è stato un grande campione, ha fatto 4 argenti ai Mondiali da giovane e aveva sempre sognato l’Olimpiade. Mi è sempre stato molto vicino, abbiamo faticato, in cuore mio sarò contenta di commentarlo, quando entrerà nel palazzetto, e  insieme a lui ci sarà anche una parte di me, che è riuscita ad andare a Tokyo.

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