Sara Pedri, la scomparsa della ginecologa scuote istituzioni e politica a Trento

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Quanto è accaduto a Sara è un’offesa per tutti e non può passare senza una giusta presa di posizione per chiedere che venga fatta luce su fatti che mortificano in maniera grave l’essere una donna, un medico, uno specialista, un universitario. La scelta di una giovane dottoressa del Nord, di venire in Calabria, a Catanzaro, all’università Magna Graecia, che rappresento, per specializzarsi in ginecologia e ostetricia è stata utilizzata dall’ignavia, dall’ignoranza e dall’arroganza per denigrarla e opprimerla nel pieno della sua crescita professionale“.

Così Giovambattista De Sarro, rettore dell’università Magna Graecia di Catanzaro, che affida a una nota il pensiero dell’ateneo calabrese sulla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 32 anni di cui non si sa più nulla dal 4 marzo scorso subito dopo il trasferimento dal reperto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento a quello di Cles da cui si era dimessa 24 ore prima della sparizione.

Sara Pedri oggi è, suo malgrado, protagonista di una dolorosa storia che riguarda le donne, i medici, la società – si legge nella nota del rettore -. Come gli stessi professori, medici e infermieri della nostra unità operativa hanno già espresso in più occasioni, Sara a novembre 2020, è una ragazza fresca di specializzazione conseguita a pieni voti, preparata, innamorata della professione, che progetta una vita con il fidanzato. Allora, come è possibile che nel giro di pochi mesi deperisce, non risponde al telefono, se non con messaggi brevi e con voce triste, la famiglia la trova deperita, si deve riposare per poter riprendersi e poi a marzo lascia il lavoro e sparisce – continua la nota -. Si apprende in seguito di situazioni inquietanti che l’hanno vista ‘vittima’ di una grave ‘persecuzione sociale e professionale’ sul luogo di lavoro e che la stampa ormai riporta quasi quotidianamente. Davanti a tutto ciò, è dovere di ognuno di noi intervenire e chiedere giustizia. I diritti di Sara e la sua dignità vengano rispettati. Sono i diritti di tutti noi“.

La scomparsa di Sara Pedri 

Di Sara Pedri, ginecologa forlivese di 32 anni, non si hanno più notizie dal 4 marzo scorso. La sua Volkswagen T-Roc – con il telefonino abbandonato su un sedile – è stata ritrovata a Mostizzolo (Cis), all’incrocio tra due statali ma soprattutto vicino a un ponte. Le indagini si sono concentrate soprattutto sull’ambiente di lavoro all’ospedale  Santa Chiara di Trento, definito da alcune colleghe “un ambiente di lavoro vessatorio, con ritmi da sfinimento, e un clima di timore inculcato dai vertici del reparto”.

La vicenda ha investito le istituzioni e la politica. La scorsa settimana si è tenuto un consiglio provinciale urgente con le dimissioni dell’assessora alla Sanità, Stefania Segnana. Le opposizioni trentine compatte sulle modalità con cui la Provincia di Trento ha gestito il caso Sara Pedri. Da martedì poi l’ospedale Santa Chiara di Trento sarà al centro dell’ispezione ordinata dal ministero della Salute per fare luce sull’ambiente di lavoro nel reparto di ginecologia e ostetricia.
Il caso ha portato anche alle dimissioni di Pier Paolo Benetollo, direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale, ‘colpevole’ di aver riconfermato con tanto di delibera Saverio Tateo, il primario del reparto in questione. “Decisione inopportuna, datata 7 giugno, di cui la giunta provinciale ne è venuta a conoscenza solo nei giorni scorsi” sottolinea il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti.
A fronte della presa di posizione di Fugatti, la politica si è messa di traverso. “Le cose sono due: o Fugatti e Segnana hanno mentito in maniera palese ai trentini a reti unificate o, e sarebbe ancora peggio, davvero non sapevano della delibera nonostante fosse stata inviata a tutti i consiglieri provinciali, compresi loro, protocollata dall’azienda sanitaria il 15 giugno. In ogni caso siamo all’assurdo più totale. Qui o si sta mentendo ai cittadini o l’apparato dell’assessorato alla salute nemmeno legge le comunicazioni protocollate. Segnana si dimetta” sottolinea Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda civica.
Sara Ferrari del Pd chiede a “Fugatti di riferire in aula in seduta straordinaria“, mentre Paolo Zanella di Futura sostiene che “L’assessora Segnana avrebbe dovuto avviare sul caso Pedri una commissione d’inchiesta esterna e indipendente“. Ugo Rossi di Azione rimarca che “L’addio di Benetollo renderebbe più nebbioso il destino di una sanità trentina da tempo con le idee confuse“. Duro Claudio Cia, di Fratelli d’Italia e alleato di coalizione della maggioranza di governo, che reputa “Assurdo il cortocircuito comunicativo tra azienda sanitaria e assessorato. Eppure la verità sul caso Pedri urlava da tempo ed è stato fatto di tutto per nasconderla“.

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