Riaccendere la luce in montagna. Ce n’è tanta in questi giorni in Carnia e nel Tarvisiano, estremo nord del Friuli. La stagione finalmente bussa ma sul territorio si sente la necessità di ridare luce alle donne. Di quelle che qui, sulle montagne del Friuli, hanno fatto le mamme, le contadine, le guerrigliere, le rivoluzionarie, le innovatrici. La cooperativa Cramars di Tolmezzo (Udine), ente formatore a 360 gradi, dodici addetti, 150 fra collaboratori e docenti e oltre 500 persone coinvolte all’anno, ha organizzato il tour “La carovana dell’empowerment”, per sensibilizzare, coinvolgere e valorizzare le donne perché la vocazione di Cramars è quella di lavorare con le singole persone per portare sviluppo sul territorio.
«Negli ultimi anni – esordisce Stefania Marcoccio – abbiamo verificato, dati alla mano, che la componente femminile della popolazione, rispetto a quella maschile, è quella che percentualmente sta abbandonando di più la montagna». Succede oggi, anno Domini 2021, quel che succedeva nei secoli passati coi cramârs – il nome della coop, appunto -: la miseria del Friuli, i pochi terreni coltivabili in montagna spingevano uomini di tutte le età ad andare verso il Nord Europa con la loro “crame” sulle spalle a fare i venditori, gli ambulanti. Piuttosto che morire di fame, quattro soldi sudati sulle strade d’Europa e magari, andando verso Nord, lungo la Via Iulia Augusta, una sosta alla chiesetta di Santa Maria del Viandante vicino a Cleulis per chiedere la grazie e la forza di tornare. Questo passato non si deve ripetere, altrimenti la montagna morirà: «Il percorso che proponiamo in questi mesi estivi è fatto di vari incontri a Forni Avoltri, Preone, Rigolato, Paluzza, Amaro e Prato Carnico: abbiamo deciso di portare sul territorio la nostra presenza, nuova autocoscienza e nuovo coraggio».
Nell’ultimo triennio la popolazione femminile dell’area montana, come emerge dall’Atlante della Montagna Friulana, ha perso 771 donne ma le imprese femminili rappresentano il 27% sul totale di quelle della Carnia, mentre in provincia di Udine il dato è fermo al 24%. A dimostrare, pur nelle mille difficoltà che il territorio montano impone, che le donne hanno forza, si rimboccano le maniche e agiscono, figlie di figure femminili immense vissute fra queste vallate.
Durante la Prima guerra mondiale furono le donne, le portatrici carniche con Maria Plozner Mentil (1884-1916) in testa, a sostenere con viveri e munizioni i ragazzi che combattevano sul confine; furono le donne a sostenere tanta della Resistenza in Friuli e nella Libera Repubblica della Carnia, costituita dai partigiani nel 1944 come zona autonoma nel dominio nazifascista, le donne ebbero diritto di voto il 26 settembre 1944: era una prima volta assoluta in Italia.
Questo è il retroterra da alimentare e continua la presidente di Cramars: «In montagna mancano servizi, infrastrutture: è un posto vuoto in cui c’è lo spazio per poter creare, intraprendere. E la Carovana vuole dare coscienza alle donne della loro forza».
Sostenuti da psicologi e psicoterapeuti, gli incontri affronteranno temi quali lo sviluppo delle meta-capacità personali, la realizzazione in ambito professionale, la diffusione della cultura d’impresa, lo stile nel mondo relazionale, la capacità e le potenzialità delle donne di farsi motore di sviluppo. Andare nei paesi è un modo per scoprire luoghi e persone, è un andare verso le comunità, un immergersi per farsi rete, dialogo e il progetto, finanziato con 15mila euro di fondi regionali, era nato prima della pandemia e ora ha ancora più senso per ricucire il territorio, il senso di progetti comuni e la certezza che insieme si possono davvero scalare le cime più impervie.
Nel progetto della Caronava dell’empowerment si sono buttate a capofitto anche alcune sindache carniche: «Siamo donne che si prendono cura delle donne – afferma Erica Gonano, sindaca di Prato Carnico – e vogliamo che il legame tra donne e territorio diventi indissolubile. Un anno di Covid è stato particolarmente pesante per le donne, soprattutto nelle aree interne, che in molti casi sono state costrette a rimanere a casa e questi workshop itineranti puntano a far crescere e far ripartire la risorsa femminile sia dal punto di vista personale che professionale, partendo dall’ascolto delle esigenze».
Sono tante le necessità ma da qualche parte si deve pur cominciare: l’ascolto è il primo passo e poi la presa di coscienza di un ruolo, di una forza capace di spostare le montagne o anche solo di scalarle come fecero – prime assolute – le sorelle Grassi. Nell’Ottocento, gli alpinisti più esperti ritenevano che il Sernio (2.187), cono di roccia conficcato nelle Alpi carniche, fosse irraggiungibile. Ma Anna e Giacoma di Tolmezzo coi loro gonnelloni immensi arrivarono lassù nel 1879, e senza tanti scarponi, ramponi e corde varie. Queste sono le donne della Carnia, di roccia e coraggio, consce che “Ogni fros al fâs la sô ombrena” (ogni filo d’erba fa la sua ombra). E tanti fili d’erba insieme un capello d’ombra sotto la cui frescura far sbocciare idee e futuro.
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