Serena Dandini, “nella violenza le parole sono come pietre”

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Una rivoluzione culturale contro gli stereotipi sessisti e la cultura patriarcale. Una rivoluzione che parta dalla scuola e porti a un mondo dove le donne sono libere di esprimersi e di essere. Un mondo dove gli uomini “non costringano le donne a fare quello che dicono loro”, afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re-Donne in rete contro la violenza. In un mondo così, la violenza contro le donne avrebbe poco spazio, non troverebbe il suo nutrimento e non avrebbe le sue fondamenta. Il Festival “Libere di essere”  che apre i battenti il 7 maggio, organizzato da D.i.Re in collaborazione con Hero e con la co-produzione della Fondazione Musica per Roma, il finanziamento del Dipartimento per le Pari opportunità, la produzione di Mismaonda e la consulenza di Serena Dandini, già nel suo titolo racchiude molto degli obiettivi e i principi che lo ispirano.

serena-dandini_2_-gianmarco-chieregato’Libere’ ed ‘essere’ – dice Dandini ad Alley Oop-Il Sole 24 Ore – sono bellissime parole. E’ evidente, è ormai sotto gli occhi di tutti che il riconoscimento dei diritti delle donne conduce fuori dalla mentalità della violenza e dagli stereotipi ancora inchiavardati nella nostra cultura”. E libertà per Dandini “vuol dire anche parità dei salari, libertà sessuale delle donne, in quella parola c’è tutto”. Il festival, racconta Veltri, è proprio “un invito ad abbracciare questo cambiamento con consapevolezza, con uno sguardo sul mondo e un nuovo modo di agire.  Si confronteranno tante donne, ci racconteranno qual è la situazione, quali gli ostacoli da superare, quali le proposte in campo.  Sul palco dell’Auditorium Parco della Musica si avvicenderanno scrittrici, registe, imprenditrici, economiste, docenti universitarie e giornaliste.  Molte donne stanno realizzando questo cambiamento attraverso un’azione non direttamente visibile, anche loro saranno presenti. Sono le attiviste, le operatrici, le avvocate dei centri anti violenza, ma anche le insegnanti. Queste ultime ci racconteranno com’è nata esigenza del progetto ‘libere di essere’ a scuola, una parte importante del festival”.

Se le parole delle donne vengono messe in discussione
Ma torniamo alle parole. Alla loro importanza. Al fatto che sono uno dei fili rossi che accompagnano gli spettatori durante questa tre giorni all’Auditorium Parco Della Musica. “Le parole – prosegue Dandini – sono importanti nel percorso della violenza, pesano come pietre, lo stupro e i femminicidi sono solo le punte delll’Iceberg. La violenza si esprime anche con le parole, non sempre, certamente, porta alle estreme conseguenze, ma porta sicuramente a disagio e discriminazione”. Le parole sono importanti anche perché spesso “le parole delle donne, delle ragazze violentate sono messe in discussione. Altre parole, pesanti come pietre, tipo ‘s’e l’è andata a cercare’, ‘lo ha provocato’, sono i lasciapassare per la cultura patriarcale. Se consideriamo che il delitto d’onore è stato abolito nel 1981 e solo dal ‘96 lo stupro non è un delitto contro la morale ma contro la persona, si comprende come il cambio delle parole nella legge è stato fondamentale, porta a un cambio di mentalità che però è dura a morire”.

Dandini: “Video di Grillo perfetto spot pubblicitario della cultura maschilista”
Il video di Beppe Grillo a difesa del figlio accusato di stupro è per Dandini “il perfetto spot pubblicitario della cultura maschilista con tutti i suoi stereotipi. Una cultura ancora predominante nella società e nella famiglia. E’ un bellissimo spunto per riflettere”. “Non voglio – precisa – entrare nel processo, e nessuno ci sarebbe entrato se non fosse stato lui che d’autorità ha lanciato il video. Nessuno si sarebbe permesso di commentare un processo in corso”. A questo punto “è interessante fare un esame di coscienza nelle famiglie, in noi stessi. Le parole usate denotano una mentalità ancora totalmente in auge”.

Veltri: con Grillo la violenza si è trasformata da fatto di cronaca a fatto politico
Il video di Grillo ha avuto un impatto forte anche secondo Antonella Veltri.  “Abbiamo lanciato – ricorda la presidente di D.iRe – nel mese di marzo scorso una campagna sui nostri social che si chiama ‘fatte di cronaca’. Con questa campagna abbiamo voluto intendere che serve un passaggio della considerazione della violenza da fatto di cronaca alla politica. In genere femminicidi e atti di violenza sono raccontanti nelle pagine di cronaca dei quotidiani, quando serve, invece, un approccio di tipo politico.  Quello che è accaduto recentemente, nostro malgrado, ha realizzato un repentino passaggio dalla violenza da fatto di cronaca a fatto politico. A noi non non interessa un’eventuale alterazione degli equilibri politici di questo Governo. A noi interessano interventi di sistema da parte della politica, senza sconti e lasciapasssare. Siamo ancora in attesa di una piena attuazione della Convenzione di Istanbul, siamo in attesa di un nuovo piano anti violenza. C’è una politica che fa ancora fatica a intervenire sul fenomeno della violenza”.

L’importanza di chiamare le cose col loro nome
Un’altra parola dirompente nella lotta alla violenza contro le donne è stata “femminicidio”. “Quando in ‘ Ferite a morte’ abbiamo usato la parole ‘femminicidio’ qualcuno storceva la bocca, era una parola fastidiosa, ma è importante chiamare le cose con il loro nome. Solo così possiamo provare a combattere la mentalità patriarcale”.  Anche la satira può aiutare in questo percorso di cambiamento di un modo di pensare. “In questo campo – ricorda la Dandini – ho fatto satira già con ‘La tv delle ragazze’.   C’era ad esempio Isabella Aragonese che faceva la parte della maestra che insegnava le differenze tra violenze e corteggiamento. Ironia e autoironia sono armi interessanti che permettono di guardare alla realtà sotto un altro punto di vista”.

Dandini: riflettere sulla declinazione ai nomi al femminile
Le parole sono importanti, e per questo è importante anche la declinazione al femminile di sostantivi che sono stati usati nel corso della storia per indicare professioni tipicamente maschili. “Tutto questo merita una riflessione. Perché si può dire maestra di scuola ma si dice maestro d’orchestra anche per una donna? Perché si dice infermiera ma chirurgo anche per una donna?”.  Anche il varietà ideato e condotto da Serena Dandini, in programma l’8 maggio, nel titolo vuole sottolineare il femminile. “Abbiamo voluto sottolineare con “Vieni avanti cretina” la parità di genere anche in questa frase classica del varietà”.

Nell’ultima giornata Dandini terminerà la sua performance al Festival facendo l’abbecedario assieme alle scrittrici Teresa Ciabatti, Michela Murgia e Chiara Valerio. “Siamo scrittrici diverse, ma all’unisono, c’è tra noi, una corrispondenza di amorosi sensi. Parleremo – dice Dandini – di parole”.

Il ruolo dell’educazione e della scuola
Come sconfiggere la mentalità patriarcale, usare le parole giuste ed eliminare le parole che pesano come pietre? La ricetta è sempre la formazione: “Bisogna partire dalla scuola, dall’educazione, ci vuole un’educazione sentimentale a partire dalle scuole, è importantissimo eliminare i pregiudizi e gli stereotipi”, conclude Serena Dandini.

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  • Ezio |

    In punta di piedi e con il massimo rispetto per una battaglia sacrosanta che state conducendo finalmente unite, mi permetto di segnalare che opporre la violenza verbale a quella fisica non mi sembra una strategia vincente.
    Va bene la tattica del richiamo dell’attenzione, ma la violenza è sempre e solo violenza e non è mai una soluzione per nessuno a qualsiasi livello e contro chiunque.
    E’ l’ultima spiaggia dopo la disperazione e non può essere un’arma di prevenzione, se dominata da irrazionalità, rancore e odio che la violenza, tutta la violenza manifesta e richiama.

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