Burkina Faso, un progetto di riforestazione sociale per le donne

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Oltre l’80% delle donne in Burkina Faso è il pilastro delle comunità rurali, ma hanno poco potere decisionale e scarso accesso al reddito. Se oggi non è più una novità piantare un albero dall’altra parte del mondo con una manciata di click, lo stesso gesto può supportare un progetto di riforestazione sociale.

Avviato da oltre un anno da Etifor, spin-off dell’Università di Padova impegnato in attività di valorizzazione del patrimonio naturale su scala globale, attraverso l’adozione di alberi consente di piantare specie fondamentali per la sussistenza alimentare di migliaia di famiglie, contrastare la desertificazione, contribuire alla formazione delle donne burkinabè rispetto alla cura e alla lavorazione dei frutti di questi alberi in prodotti alimentari e cosmetici, per poterli commercializzare.

credit_wownature_burkina_faso_karit19L’iniziativa si basa sul concetto riforestazione sociale“L’attività – racconta Alex Pra, project manager di Etifor ad Alley Oop – non si limita a piantare alberi per dare nuova vita ad aree degradate e restituire loro biodiversità, ma trasmette alla popolazione tecniche e pratiche agricole per gestire sostenibilmente le piantagioni, valorizzare i frutti e creare un tessuto produttivo territoriale che sfrutti i benefici delle piante”.

Il progetto interessa i distretti di Garango e Tenkodogo nel centro-est del Paese, e consente di adottare specie necessarie per la sopravvivenza dei villaggi, tipologie di alberi che producono foglie, frutti, semi, poi utilizzati da popolazioni locali sia a scopi nutrizionali sia cosmetici.

burkina_2021_05C’è il baobab, l’albero della vita capace di raccogliere fino a 32000 litri d’acqua, che offre frutti con proprietà medicinali impiegati per contrastare febbre, malaria e carenza di vitamina C; il karitè, caratterizzato da una corteccia spessa per proteggersi dalle temperature elevate, le cui noci danno vita all’omonimo burro utilizzato in tutto il mondo come cosmetico; la Moringa, pianta chiamata anche “Albero dei miracoli” per le sue molteplici proprietà e usi, che si connota come un  “superfood” completo dal punto di vista nutrizionale e versatile su quello medicinale (è coltivato anche in Italia, in un fazzoletto di terra sui Colli Apuani in Toscana, da un agricoltore burkinabè); l’albero di Néré, noto anche come carrube africana o dodongba, coltivato per i suoi baccelli che contengono sia una polpa dolce sia semi pregiati, ma anche per l’effetto benefico che ha sulle altre specie vegetali vicine.

burkina-faso-wownature2Etifor ha unito la necessità di afforestare le zone deserte del Burkina Faso, lo sviluppo rurale e l’ “empowerment” femminile. La condizione della donna in Burkina Faso è caratterizzata da un elevato tasso di mortalità al momento del parto, specialmente a causa della maternità precoce come conseguenza di matrimoni forzati in giovane età. Le donne non hanno accesso all’istruzione, perché è riservata al figlio maschio. In questo contesto si inserisce anche la variazione ciclica della produzione agricola, la volatilità dei prezzi, il degrado ambientale: elementi che contribuiscono alla fragilità della struttura familiare in ambiente rurale.

L’obiettivo di una “community forest” è coinvolgere le donne in processi gestionali.
“Grandi lavoratrici nel territorio rurale –  racconta Elena Vissa, che si occupa di foreste comunitarie in Etifor – si preoccupano dell’ approvvigionamento della famiglia, ma non sono a conoscenza dei dirittisi trovano escluse dagli organi di governance forestale: motivi che le portano ad avere meno tempo per partecipare ai meeting”.

credit_wownature_burkina_faso_karite5Il gender gap si sente quando la donna ha meno accesso ai corsi di tecnologia, formazione, e per raggiungere l’uguaglianza di genere è importante che lavori insieme agli uomini. Il contesto attuale del Burkina Faso è preoccupante, anche a causa dell’aggravarsi della crisi da Covid19: le misure restrittive e il servizio sanitario di base sono deboli, non ci sono dati su ricoveri, contagi, perché non c’è una struttura che monitora la situazione.

“Il nostro obiettivo – dice Pra – è dare vita a un processo di empowement femminile attraverso microcredito e supporto tecnico per la coltivazione e produzione di prodotti forestali non legnosi, che in Burkina sono molto importanti, perché contribuiscono alla sicurezza alimentare del 43% della popolazione e producono il 23% delle entrate monetarie delle famiglie rurali”.

Etifor lavora sull’aspetto chiave di unire le donne in gruppi, associazioni locali per fare network, in modo che possano appoggiarsi a vicenda e rivendicare i loro diritti grazie alla collaborazione con una Ong di Padova (AES-CCC) nell’ambito di un progetto finanziato all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

credit_wownature_burkina_faso_kariteQuesta sta supportando le donne per allinearsi con gli standard igenico-sanitari richiesti dall’UE, ottenere la certificazione biologica, migliorare il packaging e trovare i canali di distribuzione per esportare soprattutto i prodotti legati alla cosmesi anche in Europa (burro di karitè, olio di baobab, olio di moringa).

Ha aiutato le donne a formarsi nell’ “Unione delle donne di Garango”, che gestiscono due piccoli impianti per la trasformazione dei prodotti ricavati dagli alberi: il primo è dedicato alla trasformazione delle noci di karitè per ricavarne l’omonimo burro; il secondo alla trasformazione di foglie, frutti e semi di moringa, baobab, néré per fare oli e farine, sia ad uso alimentare che cosmetico. Questi prodotti sono commercializzati nel mercato locale e anche nella capitale Ouagadogou.

La piattaforma wownature permette poi alle famiglie di adottare un albero. “Si innesca una dinamica positiva – afferma Pra –  le donne possono fare molto, perché  conoscono i prodotti forestali non legnosi, le piante medicinali. Se ne accorgono anche gli uomini, e si crea un circolo virtuoso”.

Supportare una comunità locale, fornire gli strumenti necessari per l’autosufficienza produttiva, alimentare ed economica è un un esempio utile ad ispirare enti, associazioni locali ed internazionali, l’opinione pubblica. Per scongiurare l’abbandono delle colture locali, contrastare la deforestazione, aumentare know-how e capitale sociale connesso a queste attività, ma soprattutto offrire l’opportunità alle donne di lavorare e preservare la loro conoscenza.

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