“Siamo riusciti a fare indignare il New York Times per questa cosa, noi non ci possiamo indignare perché già eravamo a conoscenza di quali sono i compromessi che noi atlete abbiamo accettato finora. Però penso che adesso abbiamo il dovere, il potere, di fare qualcosa, perché si è scoperchiato un vaso di Pandora che ha fatto uscire tutto questo“.
Lara Lugli, la pallavolista carpigiana protagonista di un contenzioso con la Volley Pordenone per lo stipendio non pagato dopo la rescissione del suo contratto per una gravidanza, è intervenuta alla videoconferenza stampa di presentazione delle Finali di Coppa Italia di volley e ha sottolineato: “Questa non è solo la mia storia, coinvolge tutti gli atleti che fanno questo sport. Non è giusto che dobbiamo scendere a questi compromessi per fare quello che ci piace, che sappiamo fare, che è la nostra vita“.
La pallavolista carpigiana, 41 anni, è impegnata in un contenzioso con la Volley Pordenone (oggi Maniago Pordenone) per fatti risalenti al 2019: dopo la rescissione del contratto a marzo di quell’anno seguita alla comunicazione della gravidanza, non ha mai ricevuto lo stipendio di febbraio. Alla sua ingiunzione di pagamento, la società ha risposto con una citazione in opposizione al decreto ingiuntivo, sostenendo di aver subito danni dalla gravidanza dell’atleta (che poi perse il bambino per un aborto spontaneo). Una ricostruzione che però il club di Pordenone contesta, sostenendo “che non sia andata in questi termini“.
Lugli ha raccontato come la sua storia sia finita sul Guardian e di essere stata invitata dalla docente di un liceo modenese per fare un intervento in classe. “Questa situazione non mi piace, non è una cosa in cui sto bene, mi ha fatto piacere però il supporto di tutti gli atleti, di tutte le società con cui ho giocato, di tutte le associazioni. Quando uno si lancia in una battaglia non sa mai chi avrà al suo fianco, non è facile“, spiega la giocatrice. Lugli avverte: ci sono “società serissime e bravissime“, ma quello che le è successo “non è un caso, perché mi hanno scritto tante giocatrici a cui è successa la stessa cosa“. I campionati dilettantistici, rincara, sono “una giungla, per far valere i tuoi diritti devi essere veramente un leone, o vieni calpestato“.