Fat shaming, ecco i libri per combattere lo stigma del “corpo grasso”

alleybooks_erdman-farrell-rizzacasa-dorsogna-wynn-engeln

Perché è così diffuso il fenomeno del fat shaming? Perché al corpo grasso si tendono ad associare vocaboli come fallimento, mancanza di volontà, pigrizia, debolezza, cattiva salute? E perché ai corpi magri (o dimagriti) si associano successo, felicità, bellezza, forza di volontà, buona salute? Non sarebbe meglio parlare di come rendere ‘sane’ le persone grasse anziché cercare di renderle ‘magre’?

 “Fat Shame – lo stigma del corpo grasso” di Amy Erdman Farrell (Tlon), tradotto da Dorotea Theodoli, con la prefazione di Belle di Faccia, è un libro che ci aiuta a prendere consapevolezza di questi bias pericolosi. Ci sollecita a spezzare gli automatismi che ci fanno giudicare le persone, il loro valore e le loro capacità in base al loro corpo, specialmente quello femminile. Lo fa approfondendo il fenomeno del fat shaming odierno e analizzando le radici storiche e culturali alla base di un atteggiamento che la società degli ultimi 130 anni ha riservato al corpo delle donne. A come lo ha controllato e “modellato”, e a come lo stigma del grasso abbia influito sulle donne molto di più che sugli uomini.

Verso la fine del 1800, per gli scienziati e i pensatori il grasso era un segno di inferiorità fisica che caratterizzava persone in fondo alla scala evolutiva (come africani, immigrati, nativi americani) perché implicitamente primitivi, morbosi e pigri. I protestanti bianchi vedevano il corpo grasso come un corpo carente associato al peccato di gola e il corpo magro come più vicino a Dio, perché mostrava il proprio rigore e autocontrollo. Il grasso in qualche modo definiva il divario tra civiltà e culture primitive, tra il bene e il male. E in questo contesto la donna, il cui ruolo era già secondario rispetto all’uomo, se ingrassava finiva per scendere ancora di più nella scala sociale.

È interessante anche vedere come nei movimenti per l’emancipazione della donna negli anni Venti vi fosse da parte delle femministe stesse l’accettazione del corpo magro come una tattica, che  consentiva alle donne di assomigliare di più al corpo maschile ed essere ritenute quindi più credibili e adatte ai nuovi ruoli nella società cui ambivano.

Soltanto negli anni Sessanta cominciò ad emergere negli Stati Uniti il fat activism come movimento sociale, e fu strettamente collegato al femminismo. Come suggerisce il libro, “mentre la denigrazione del grasso era stato il pilastro della prima ondata (del femminismo, ndr), all’interno della seconda ondata le donne grasse trovarono un posto che incoraggiava nuove prospettive corporee”.

Da allora sono passati decenni eppure come abbiamo visto un vero cambio di coscienza a livello sociale non è ancora avvenuto. Ancora nella narrazione attuale la grassezza viene spesso usata per raccontare la storia di un’ascesa o di una caduta sociale, come nel caso di Britney Spears. O diventa oggetto di ossessiva attenzione, come nel caso di Oprah Winfrey, da sempre in lotta con le diete. O motivo sufficiente per scatenare lo shaming, come nel caso della cantante Adèle (sia quando era grassa, sia ora, decisamente dimagrita).

Leggere “Fat Shame – lo stigma del corpo grasso” è illuminante e ispirativo, a riconferma del fatto che è solo attraverso una vera informazione e una molteplicità di testimonianze che possiamo finalmente comprendere, attivarci ed evolvere come individui e società verso una vera cultura dell’accettazione delle diversità del corpo (e non solo quello femminile). Per spezzare circoli viziosi e creare circoli virtuosi.

Altri libri si muovono nella stessa direzione. “Enough, Already” di Heather Jayne Wynn (Change Maker Books) accende il faro sulle assurdità delle aspettative rispetto al corpo femminile alimentate dai media e dall’industria. L’autrice incita a dire basta alla cultura che vuole le donne malate di bellezza e che le spinge a cercare la felicità attraverso il dimagrimento. Basta a un mondo che vuole venderci la perfezione, che arricchisce il business delle diete e che ci convince che dovremmo essere sempre qualcun’altra o qualcos’altro.

In “Beauty Mania – Quando la bellezza diventa ossessione” (HarperCollins) la psicologa Renee Engeln, tradotta da Aurelia Di Meo, invita ad “abbassare il volume” alla bellezza, a non lasciarle l’esclusiva per definire le persone e il loro valore. Specialmente tra le ragazze, le ossessioni e le contraddizioni nel cercare di uniformarsi all’assurdo ideale di bellezza veicolato nell’immaginario collettivo impattano sulla loro salute fisica, mentale e sulle loro ambizioni. Serve invece emanciparsi dalle imposizioni culturali che alimentano desideri e atteggiamenti distruttivi.

In Italia a far conoscere il fat shaming è stato il libro autobiografico di Costanza Rizzacasa D’Orsogna “Non Superare le Dosi Consigliate” (Guanda). Un romanzo sui disturbi alimentari, sulla gabbia del perfezionismo e sulla discriminazione verso le persone grasse, ma anche un libro sulla tenerezza delle bambine terribilmente dipendenti dal giudizio delle madri, a loro volta inconsapevoli del potere di condizionare le esistenze delle figlie. Con lo sguardo e con il linguaggio.

L’amore è un vuoto che implora soltanto di essere riempito, il cibo un infinito strumento per riempire, la colpa il meccanismo che alimenta senza sosta la sostituzione fasulla. E in mezzo il corpo, contenitore e capro espiatorio. “A casa nostra non si parla, si prendono medicine”, dice la protagonista Matilde, a cui la mamma anoressica somministrava da bambina lassativi per dimagrire e che a 44 anni finisce per pesare 130 chili. Reagisce al disprezzo degli altri nei confronti della sua grassezza chiudendosi in casa per tre anni e interagendo soltanto attraverso i social per fingersi normale. Ma poi: cos’è normale? Tra le pagine del libro la risposta c’è, e suona come un tentativo di riconciliazione di Matilde con se stessa: “Tutte le vite sono disordinate. Sono eccessive e sregolate. Come me”.

****

Titolo: “Fat Shame – Lo stigma del corpo grasso”
Autrice: Amy Erdman Farrell
Traduttrice: Dorotea Theodoli
Editore: Tlon, 2020
Prezzo: 16 euro

Titolo: “Enough, Already” (in lingua inglese)
Autrice: Heather Jayne Wynn
Editore: Change Makers Books, 2016
Prezzo: 11,99 sterline

Titolo: “Beauty Mania – Quando la bellezza diventa ossessione”
Autrice: Renee Engeln
Editore: HarperCollins, 2017
Prezzo: 17,50 euro

Titolo: “Non superare le dosi consigliate”
Autrice: Costanza Rizzacasa d’Orsogna
Editore: Guanda, 2020
Prezzo: 18 euro

  • Rramella |

    inutile leggere questi libri, il grasso è pericoloso, per cuore, diabete e cervello e non piacere a nessuno perché si è grassi rende infelici: questa è la banale verità

  Post Precedente
Post Successivo