Giornata della Memoria, un concerto sulle note di Morricone

Roma, Auditorium Parco della Musica 16 01 2019 GIORNATA DELLA MEMORIA “Libero è il mio canto” Progetto di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese E curato da Francesco Lotoro. Cristina Zavalloni cantante Paola Pitagora voce recitante Aviva Bar-On cantante Coro delle voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto dal maestro Ciro Visco e l’Ilse Weber Choir preparato da Anna Maria Stella Pansini Legerkapelle musicisti solisti ©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Non c’è una stessa memoria “maschile e femminile” per Viviana Kasam.
Giornalista, è nata in una famiglia ebrea: per trent’anni al Corriere della Sera, collaborando alla Rai.

Roma, Auditorium Parco della Musica 16 01 2019 GIORNATA DELLA MEMORIA “Libero è il mio canto” Progetto di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese E curato da Francesco Lotoro. Cristina Zavalloni cantante Paola Pitagora voce recitante Aviva Bar-On cantante Coro delle voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto dal maestro Ciro Visco e l’Ilse Weber Choir preparato da Anna Maria Stella Pansini Legerkapelle musicisti solisti ©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Dal 2014 organizza i concerti per il Giorno della Memoria nell’Auditorium Parco della Musica di Roma, in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e Rai Cultura, con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un grande spettacolo musicale, che quest’anno sarà al Conservatorio di Milano, dal titolo “Note per la Shoah. Le musiche di Ennio Morricone”, in onda la sera del 27 gennaio alle 20.45 su Rai 5, in una puntata monografica di Visioni, programma per la regia di Anna Tinti.

Dona pagine dalle colonne sonore del grande compositore e musicista che ci ha lasciato mesi fa, per i film “Jona che visse nella Balena” (1993), “Gli occhiali d’oro” (1987), “Perlasca, un eroe italiano” (2002), “Senza destino” (2005), a cui si aggiunge il brano composto per accompagnare la lettura di “Se questo è un uomo” di Primo Levi.

viviana-kasam

Viviana Kasam

Sul palco la Verdi Jazz Orchestra, la Big Band del Conservatorio di Milano, diretta da Pino Jodice, a cui si devono le trascrizioni e gli arrangiamenti delle composizioni di Ennio Morricone. L’attore e musicista Peppe Servillo si armonizza alle musiche con la lettura dei testi curati dallo storico Claudio Vercelli, in collaborazione con Viviana Kasam, che racconta ad Alley Oop come la Giornata della Memoria non possa ridursi a un’emozione passeggera provocata dall’orrore, ma vita che attraverso le donne dà energia al quotidiano.

C’è una diversità nel modo di affrontare la memoria tra uomini e donne?

Gli uomini hanno una visione più aulica ed eroica, mentre le donne intimistica, legata ai valori emotivi. Credo che questo sia importante, perché la memoria della Shoah corre il rischio di diventare un esercizio di retorica, non avere più presa sui giovani.
C’è una sorta di saturazione intorno al 27 gennaio: migliaia di eventi, non si parla di altro. Tutti quelli che nutrono dei sentimenti poco benevoli nei confronti dell’ebraismo, celebrano gli ebrei morti come enti di forza, ma in realtà hanno un antisemitismo o un razzismo nascosto.

Bisogna trovare altri modi di parlare della Shoah, e credo che questa sia una visione che hanno di più le donne, che tendono a cercare il confronto individuale, allargandolo a un dolore più generale: c’è la Shoah, e tra altri genocidi è unica nel modo in cui è stata perpetrata nella sofferenza universale.

La Memoria della Shoah quest’anno passa attraverso le note del grande maestro Ennio Morricone al Conservatorio di Milano. Lei lavora sempre a progetti con donne. Come si è sviluppato per il 2021?

Ho dato la mano ad un progetto che già esisteva, pensato da una donna, Daniela Dana Tedeschi, presidente dell’associazione “Figli della Shoah”, che lo ha realizzato insieme a Lydia Cevidalli e Nicoletta Mainardi del Conservatorio di Milano. Da più di vent’anni Daniela Dana Tedeschi fa un concerto per il Giorno della Memoria, un’altra cosa rispetto al mio.

A Roma quest’anno non abbiamo organizzato niente, e Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, mi ha pregato di mettere la mia esperienza a servizio del concerto milanese. E’ stato un lavoro di gruppo: ho collaborato alla stesura dei testi, ho contattato la Rai che da anni ci segue, ho trovato degli sponsor. Non facciamo retorica, ma qualcosa di fresco, diverso.
Daniela Dana Tedeschi ha pensato a un musicista non ebreo per altro, che fosse doveroso rendere omaggio a Ennio Morricone, gigante della musica contemporanea che ha saputo risvegliare le nostre emozioni, sfiorando con rispetto e sensibilità le note della Shoah.

In accordo con quel sentimento di umiltà che ha sempre ispirato la sua carriera di compositore, Morricone ha accompagnato i testi a cui si ispirano i film, componendo musiche di forte carica emotiva. Le sue note senza tempo continueranno a parlarci con la lingua universale, quella della musica, che tocca il cuore di tutti noi. E di questo gli saremo per sempre grati.

Qual’ è lo spirito che vi ha animate?

Quello di un genio assoluto, che aveva una grande sensibilità nei confronti della discriminazione e della sofferenza. E’ vero che le musiche dei film sono scritte su commissione, ma quando lui ha composto quelle di tre pellicole sulla Shoah, il suo cuore faceva vibrare le corde più profonde. Nelle pagine che anche Pino Jodice, che con la Verdi Jazz Orchestra ha curato direzione, trascrizioni e arrangiamenti, ha affrontato in vista di questo appuntamento per il Giorno della Memoria 2021, vive un Morricone diverso, attratto ad esempio dalla musica Klezmer, come in “Gam Gam” da “Jona che visse nella Balena”. Tutte risentono del dramma che i film raccontano. Ultimo in ordine di esecuzione un brano (non su commissione, ma una sua composizione originale) scritto per accompagnare la lettura di “Se questo è un uomo di Primo Levi”: vi si riconosce un altro Morricone ancora, il compositore di avanguardia, contemporaneo, sperimentatore, meno noto al pubblico, ma non meno grande del compositore di musica per il cinema.

Lei ha collaborato ai testi storici con Claudio Vercelli, mentre l’attore Peppe Servillo è voce recitante. Quale memoria la ha guidata? 

Sono riconoscente a Claudio Vercelli per la sua esperienza di storico. Io credo di dimostrare la mia capacità di scrivere testi di teatro, che devono avere un ritmo adatto alla lettura teatrale, non essere retorici per un pubblico anche di giovani. Parlano di Morricone, della Shoah, di come sia facile creare una realtà fasulla attraverso la propaganda, come fecero i nazisti: una bugia eletta a verità.

Paul Joseph Goebbels diceva che a lui non importava la verità, e che la gente credeva a ciò che loro avrebbero fatto credere. E’ attuale, perché anche con i social viviamo in un momento in cui c’è una realtà parallela, e questo è un grande pericolo che mi ricorda quel momento della Germania.

Come nello sceneggiato “Hitler’s Circle of Evil” trasmesso su Netfilx, a proposito del gruppo intorno a Hitler e il suo cerchio magico: c’è la presa di potere del partito nazista attraverso Goebbels, che si impadronì dei media e della radio, raccontando una realtà fasulla che faceva credere alla gente, molto simile alle “fake news” di oggi. Lui promosse l’industria delle radio, fece in modo che fossero molto economiche, una in ogni famiglia, uno strumento di propaganda pazzesco. Oggi ognuno viene confermato in quello che crede dall’algoritmo dei social, ed esasperato.

Anni fa dedicò un concerto all’Auditorium Parco della Musica per il Giorno della Memoria al progetto “Libero è il mio canto” con le musiche composte e suonate dalle donne deportate. Sono pagine di grande bellezza e valore, che invitano a riflettere su un lato ancora poco conosciuto della creazione musicale, quello femminile. Che cosa possono comunicare oggi?

Sono una femminista di vecchia scuola. Tendo a fare progetti con le donne. Per otto anni ho fatto musiche scritte nei campi di concentramento.

La differenza tra quelle degli uomini e delle donne è fortissima: nelle canzoni scritte da donne c’è un attaccamento alla realtà e alle piccole realtà quotidiane, l’amore, l’affetto, il ricordo della mamma, i figli. Un senso della vita di ogni giorno, diverso dalle canzoni maschili. C’è un legame basilare alla vita in tutte le sue manifestazioni, radicato, commovente: non perdere di vista il significato dell’esistenza, l’amore, il sogno, i figli, questa realtà del mondo femminile.

L’ebraismo è una delle poche religioni matrilineari. L’idea che si trasmetta per via materna è naturale: tu sei ebreo solo se hai una madre ebrea. Ci sono tante interpretazioni, e una di queste e legata al fatto che le madri sono le custodi della memoria storica, sono quelle che accendono le candele il venerdì sera.

Un ricordo di quando era piccola?

Avevo già deciso che avrei fatto la giornalista, e quando mi chiedevano perché dicevo che volevo essere come Oriana Fallaci. Sentivo parlare di questa donna che andava in giro a intervistare i personaggi.

Era curioso, vengo da una famiglia patriarcale con valori maschilisti molto forti, ma il mio modello è stata una donna al tempo anticonformista: una cosa che ha segnato fin da quando ero molto piccola il mio impegno. Io sono stata una delle prime donne in Italia che si è occupata di condizione femminile, una volta quando non se ne occupava nessuno. Mi ricordo che quando andavo al Corriere il caporedattore mi diceva “Senti Kasam, non vorrai propormi un altro articolo sulle donne?”. Quando sono entrata eravamo tre donne e volevano che a tutti i costi come mi occupassi di moda, ma io volevo la cronaca.

Lei ha fondato anche BranCircle Italia, associazione no-profit nata nel 2010 sotto l’egida del Premio Nobel Rita Levi Montalcini per divulgare la ricerca nelle neuroscienze e i più recenti studi sul cervello.

Sto lavorando a un progetto internazionale per stravolgere lo stereotipo che le donne siano succubi delle emozioni.

*****

Dalle 21.30 sui canali social – Canale Facebook e Youtube del Conservatorio e Facebook dell’Associazione figli della shoah – sarà trasmesso il concerto nella sua interezza, con gli interventi delle istituzioni cittadine e regionali, del presidente del Conservatorio Raffaello Vignali, del direttore del Conservatorio Cristina Crosini e del rabbino Capo di Milano Rav Alfonso Arbib.