Lavoro, un nuovo strumento di difesa contro le molestie

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In Italia, da oggi, c’è uno strumento di difesa in più contro le molestie e la violenza sui luoghi di lavoro che colpiscono soprattutto le donne. È stata infatti approvata ieri all’unanimità, anche dal Senato e dopo il via libera della Camera a settembre, la ratifica di una storica Convenzione dell’Ilo. Di cosa si tratta?

Nel giugno del 2019, l’International Labour Organization ha approvato la Convenzione che definisce le molestie e le vessazioni nei luoghi di lavoro come violazione dei diritti umani.  Attenzione, non solo lo spazio di lavoro tradizionalmente inteso, ma anche laddove si svolgano attività collegate, come per esempio viaggi di lavoro o eventi sociali connessi all’attività lavorativa. E ha esteso le tutele indipendentemente dallo status contrattuale, dunque anche a tirocinanti, volontarie, apprendiste, stagiste. Viene finalmente fornita una definizione aggiornata e ampia della molestia: non solo l’abuso fisico ma anche quello verbale e digitale (per esempio quello che può consumarsi in occasione di comunicazioni di lavoro per via telematica).

La scopo della Convenzione è quello di prevenire questi fenomeni odiosi, proteggere chi ne è vittima, sanzionare e punire i responsabili. Si chiede, infatti, agli Stati di garantire alle potenziali vittime di violenze o di molestie l’accesso alla giustizia e si prevede il conferimento di poteri incisivi agli ispettori del lavoro e alle autorità competenti per disporre misure immediatamente esecutive. Dunque si tratta di un mezzo prezioso di difesa nelle mani delle donne e delle lavoratrici, anche in Italia.

Voglio ricordare, in proposito, come nel nostro Paese, secondo l’Istat, una donna su due subisca una qualche forma di molestia fisica o ricatto sessuale sul lavoro. L’81%, per paura, resta in silenzio, non presentando denuncia. Accade nel privato e nel pubblico, si rafforza ovviamente in una società dove l’occupazione femminile è scarsa e dove dilagano forme di lavoro atipiche e precarie che riguardano soprattutto le donne.

Per questo, è per me un onore aver presentato, alla Camera, la legge con cui si procedeva alla ratifica della Convenzione che ieri ha concluso il suo iter in Senato. Ora sarà l’ordinamento italiano a dover recepire questo passaggio, consentendo al Paese di compiere un ulteriore passo avanti in quel cammino di pieno riconoscimento dei diritti e della dignità che le donne stanno continuando a percorrere. E nel quale non si fermeranno.