Triennale Milano, l’astrofisica Ersilia Vaudo curerà l’Esposizione nel 2022

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Alla vigilia di Natale del ’68 gli astronauti della missione Apollo 8 si trovarono di fronte a un’immagine inaspettata: la Terra che sorge da dietro il profilo lunare.

“Eravamo andati per esplorare la Luna e abbiamo scoperto la Terra” disse Bill Anders in quell’occasione.

Lo scorso anno abbiamo festeggiato i 50 anni dell’allunaggio: un momento che ha definito un passaggio irreversibile nella concezione della realtà di tutti noi. Fu uno dei primi eventi vissuti in diretta da una grande quantità di persone, circa 600 milioni, un quinto dell’umanità di allora. Era stato messo in moto un meccanismo che trascinò prepotentemente le persone al di là dei margini in cui erano abituate a percepirsi, offrendo per la prima volta ai più la coscienza della propria presenza nel cosmo.

“Conosciamo solo il 5% dell’universo, del fondo degli oceani, della nostra coscienza e di molti altri ambiti”, afferma Ersilia Vaudo Scarpetta, astrofisica e chief diversity officer dell’Esa – Agenzia spaziale europea, nel corso della conferenza stampa in cui è stato annunciato che curerà la 23esima Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. “Unknown UnknownsAn Introduction to Mysteries” è il titolo dell’esposizione, che si terrà dal 20 maggio al 20 novembre 2022 e sarà dedicata a ciò che non si conosce ancora. Il tema, racconta Vaudo, è emerso nel corso di due simposi organizzati da Triennale nel corso della quarantena: “Quel simbolico 95% che non conosciamo ci schiaccia ma ci dà la possibilità di misurarci con qualcosa che pur ci appartiene. Siamo capaci di porci domande, cercare soluzioni, risposte. Capaci di fare cose straordinarie come posarci sulla luna e guardare indietro, verso questo pianeta sospeso in una notte eterna”.

Unknown Unknowns” sarà dunque un’esplorazione, non tanto per una nozionistica conoscenza, quanto per renderci consapevoli di ciò che ci sfugge, sentirci fragili davanti alla vastità dello sconosciuto con cui ci misuriamo. E ci si propone di farlo creando un sistema di competenze, culture e punti di vista diversi: designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti. Continua Vaudo: “Oggi l’urgenza è la capacità di cambiare prospettiva: dobbiamo superare la nostra visione antropocentrica e disegnare un nuovo atteggiamento verso lo sconosciuto, non inteso come oggetto di conquista fisica e cognitiva, ma come una straordinaria occasione di confronto e di stupore. Dobbiamo avere l’umiltà di sentirci parte di qualcosa di più grande senza essere in una posizione dominante. Dobbiamo coltivare dubbi e non rinchiuderci in certezze”.

A dare forma agli spazi dell’allestimento sarà Francis Kéré, architetto originario del Burkina Faso e fondatore dello studio Kéré Architecture di Berlino, che afferma: “La progettazione di uno spazio ha sempre a che fare con elementi non conoscibili, in quanto il suo utilizzo risiede nel futuro. Utilizziamo gli immensi cambiamenti che avvengono nella nostra vita sociale, nel pubblico e nel privato, per connetterci con la nostra non-conoscenza del futuro”. L’incognita fa parte del gioco. “Nell’immaginare l’allestimento dell’Esposizione Internazionale – spiega ancora l’architetto – non sappiamo se e quali limitazioni subiranno la mostra e gli eventi a essa correlati, e se emergeranno protocolli che ancora non conosciamo. Il margine di ignoto è parte integrante del processo di progettazione della mostra che, mi auguro, includerà anche molti più Paesi africani nelle partecipazioni internazionali per avere un campo di indagine più realistico e una visione ancora più ampia dei cambiamenti in atto”.

Il lavoro curatoriale sarà supportato da un advisory board che include Hervé Chandès, direttore di fondation Cartier di Parigi, il filosofo Emanuele Coccia, l’architetto Joseph Grima, la designer e ricercatrice sudamericana Mariana Siracusa e la curatrice Weng Ling. Ma si avranno anche contributi speciali, come quelli dello storico Giovanni Agosti, del musicista Francesco Bianconi, del regista teatrale Romeo Castellucci e della ricercatrice del PoliMI Ingrid Paoletti. Come nelle passate edizioni, l’Esposizione Internazionale presenterà una mostra tematica, curata da Vaudo e prodotta da Triennale Milano, e una serie di partecipazioni internazionali coordinate dal Bureau International des Expositions, con l’invito a interpretare il tema della manifestazione.

Conclude Ersilia Vaudo: “Ci confronteremo con l’emozione del cercare, del sorprendersi, del sentirsi fragili davanti alla vastità di ciò che ci sfugge. Un momento corale per trovare l’umiltà di sentirci parte di qualcosa di più grande e partecipare a un’esperienza profonda, per non lottare contro lo sconosciuto ma provare ad abitarlo”.