Violenza contro le donne, basta con la colpa data alle vittime

red-rose-3928751_1920

Cara Alley,

nella puntata di Mattino Cinque di qualche giorno fa, l’avvocata Anna Maria Bernardini de Pace, sottolineava come sul caso Genovese, la responsabilità fosse della vittima, perché non doveva recarsi alla festa. Sono rimasta indignata da quell’intervento, pertanto ci tengo a spiegare e sviscerare determinati concetti. Sappiamo benissimo che la violenza contro le donne è un problema sociale e culturale, dunque bisognerebbe intervenire su un piano culturale – formativo e su un piano politico.

Innanzitutto formare gli psicologi, gli assistenti sociali, le forze dell’ordine, medici, infermieri e tutti coloro che entrano in contatto con una donna vittima di violenza. Bisognerebbe intervenire nelle scuole, con dei corsi sugli stereotipi di genere e l’affettività, insegnare ai bambini e alle bambine a esperire e gestire le emozioni “negative”, come la rabbia, la tristezza e la paura. Sappiamo benissimo che la violenza contro le donne è il prodotto di un retaggio culturale: donne ammazzate “in quanto donne”, cioè donne che hanno deciso di uscire da uno stato di subalternità, per emanciparsi economicamente, socialmente e culturalmente.

Un’attenzione particolare andrebbe rivolta ai media, soprattutto ad alcuni programmi televisivi che fanno victim blaming, ovvero colpevolizzano la vittima, dandole la responsabilità della violenza subita. Bisognerebbe usare termini come “femminicidio”, “femminicidio”, “avvocata”, “architetta” etc. Bisognerebbe estirpare il pregiudizio del “se l’è cercata”, dire che una donna è libera di ubriacarsi e recarsi a una festa, senza correre il rischio di venire additata dai media. La colpa è dello stupratore, non si può giustificarlo, semplicemente perché una ragazzina è andata a una festa.

Domandiamoci: meritava di essere seviziata 20 ore? Non dovrebbe un giornalista o un programma televisivo prestare attenzione a evitare stereotipi e pregiudizi di genere, parlare con un linguaggio rispettoso e consapevole e non spettacolarizzare una violenza? Come si può minimizzare o negare la responsabilità dell’uomo violento.
Credo anche che gli ostacoli che le donne incontrino, quando parliamo di violenza di genere, sono soprattutto legati a mancanza di sostegni che possano aiutarle a uscire dalla violenza. Se una donna è dipendente dal partner economicamente, sarà difficile per lei allontanare il suo aguzzino.

Ci vogliono delle politiche di welfare che aiutino le donne a emanciparsi economicamente, perché vedete, quando parliamo di violenza non si parla solo di maltrattamenti, molestie e stupri, si parla di ciò che in Sociologia definiamo “Soffitto di Cristallo”, ovvero quando a parità di mansione, la donna percepisce un reddito inferiore a quello dell’uomo, per non parlare delle posizioni che occupa, sempre inferiori rispetto all’uomo (non abbiamo mai avuto una Presidente del Consiglio) ed è quasi sempre una fascia debole nel mercato del lavoro. Come può una donna, allontanare il carnefice, se è anche vittima di violenza economica? Bisognerebbe potenziare anche i centri antiviolenza, fornendo loro più fondi in termini economici e renderli più omogenei su tutto il territorio nazionale. La violenza contro le donne va prevenuta e contrastata tutti i giorni. Insegniamo agli uomini a non stuprare e non alle donne a non recarsi alle feste.

Un caro saluto,
Paola Tafuro

  • ezio |

    Tutto, anzi quasi tutto giusto e spiego il quasi:

    “Sappiamo benissimo che la violenza contro le donne è il prodotto di un retaggio culturale: donne ammazzate “in quanto donne”, cioè donne che hanno deciso di uscire da uno stato di subalternità, per emanciparsi economicamente, socialmente e culturalmente.”
    “Bisognerebbe estirpare il pregiudizio del “se l’è cercata”, dire che una donna è libera di ubriacarsi e recarsi a una festa, senza correre il rischio di venire additata dai media.”

    Se il processo di emarginazione femminile in atto, è quello di predicare alle RAGAZZINE che possono andare liberamente alle feste ad ubriacarsi e drogarsi gratuitamente (come tutti sappiamo facevano alle feste oggetto delle violenze), allora non siamo affatto d’accordo che sia tutto giusto.
    Non so’ se lei ha figlie RAGAZZINE, ma come mamma e/o divulgatrice delle nuove emancipazioni, ha questi principi guida, allora ci spieghi a che età e con quali criteri partirebbe la suddetta emancipazione liberatoria.

    “Insegniamo agli uomini a non stuprare e non alle donne a non recarsi alle feste.”

    Propongo la variante aggiornata e corretta:
    “”Insegniamo agli UOMINI VIOLENTI a non stuprare ed anche alle donne a non recarsi alle feste per ubriacarsi e drogarsi liberamente, soprattutto se RAGAZZINE””.
    Questo messaggio per tutie le giovani e giovanissime potenzialmente vittime perché ingenue, disinformate ed anche non educate in modo adeguato.
    Sperare di interrompere le violenze dicendo agli uomini violenti di non stuprare è una pia illusione, perché queste violenze nascono da mancata educazione contro il bullismo giovanile, poi la lotta alla droga ed alcolismo ed ultimo ma per primo, il trattamento psicologico preventivo di portatori delle problematica suddette.

  Post Precedente
Post Successivo