Trump is fired! Abbiamo un nuovo presidente degli Stati Uniti d’America: Joe Biden.
Ma c’e’ poco da festeggiare.
Gli Stati Uniti sono oggi un Paese più diviso e in crisi di quanto non fosse vent’anni fa. Le divisioni sociali sono più estreme, la sanità per tutti non è un valore che la maggior parte degli americani si sente di accettare, le fake news sono diventate parte della nostra vita quotidiana, il razzismo ha riacquistato voce, il presidente che mente ai cittadini è diventata la nuova norma, la scienza non è più certezza, la verità non è più un valore.
In sintesi: gli americani si sentono più vicini al Far West che alla Nasa. Il capitalismo spinto ha espresso tutti i suoi limiti e la società americana non è ancora pronta a considerare un modello alternativo, o anche più semplicemente “alterato” di capitalismo puro. Tutt’altro. L’urlo del Capitale è sempre il più forte, nonostante le stridenti incongruenze sociali.
La Silicon Valley, cuore del digital American Dream, è in profonda crisi. San Francisco sta implodendo sotto il peso del problema irrisolto degli homeless. L’abuso di eroina è pandemico e una vera piaga, non solo in Silicon Valley ma in tutta l’America.
I social networks, come Facebook e Twitter, sono diventati mezzo di distorsione dell’informazione, di attacco alla democrazia, di volano degli haters e di fonte di depressione per gli adolescenti. Negli ultimi 10 anni, solo per fare un esempio, la depressione tra gli adolescenti negli Stati Uniti è salita di ben il 60%.
Non solo. L’intera Bay Area soffre ogni estate per gli incendi devastanti, che richiedono di evacuare in zone più sicure, mentre Trump nega il problema del climate change ed esce dal Trattato di Parigi.
Non basterà a Biden rientrare nel Trattato di Parigi. Non basterà abbassare i toni del dibattito politico, tornare a parlare in modo rispettoso di inclusione e rispetto dei diritti. Occorre ricostruire il social capital e i valori su cui si fonda. Occorre riportare la verità come valore centrale della società americana. Occorre lavorare per costruire una società più inclusiva e meno divisa. In sostanza: non basteranno 4 anni agli Stati Uniti per tornare a essere un grande Paese, oltre ad un mercato grande. La Silicon Valley, celebrata come centro dell’innovazione mondiale, è in crisi. Non economica. Anzi. Le quotazioni in Borsa vanno molto bene e gli investimenti crescono. I soldi abbondano. E’ una crisi di valori.
Dietro al successo economico, come si misura il successo di una società? Dietro alla patina dorata dei risultati finanziari delle Big Tech e delle startup innovative, quali valori non sono stati coltivati? Sicuramente l’inclusione non è stato un principio guida. La diversity è stata una policy dichiarata da ogni azienda, ma nei fatti più subita che proattivamente perseguita.
Sono stati fatti molti ragionamenti su come rendere sempre più facile ed efficiente creare startup di successo, ma molte meno energie a chiedersi il prezzo sociale delle condizioni necessarie per raggiungere questo obiettivo economico. Una recente survery fatta dall’organizzazione non-profit fondata da Ellen Pao, Project Include, riporta che il 70% dei tech workers dichiarano di avere un problema di mental health. Chiaramente qualcosa è andato storto nel processo di creare le più innovative startup del pianeta.
Ci siamo tolti il problema di Trump alla presidenza (anche se al momento il presidente non sembra aver accettato la sconfitta elettorale), ma gli Stati Uniti hanno davanti a sé non solo la sfida di riportare la politica a standard adeguati a un Paese civilizzato, ma anche quello di ripensare una società più equa e inclusiva.