Avete mai pensato al viaggio che accompagna le persone disabili nel mondo del lavoro? Vi siete mai chiesti quale sia il percorso di carriera di un lavoratore con disabilità? Perché quello che conta, in realtà, è sentirsi alla pari con chi, quel viaggio, lo affronta insieme a te. Daniele Regolo ha fondato Jobmetoo, la prima agenzia online per il lavoro dedicata esclusivamente alle persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette.
Cresciuto con una sordità profonda che ha condizionato il suo percorso di carriera, Daniele ha raccontato #AlleyTalks, il nostro spazio di confronto su Instagram, la sua storia descrivendo le difficoltà che ha incontrato nelle sue prime esperienze professionali ed evidenziando anche come alcuni ruoli aziendali non siano compatibili con determinate disabilità. “Per affrontare meglio questo tema – spiega Daniele – possiamo partire dalla Legge 68/99 che regola la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato, e dobbiamo porre l’accento proprio sull’ultimo vocabolo, mirato”.
In un’accezione più estesa di quella che comunemente caratterizza il collocamento obbligatorio da parte delle aziende, è importante infatti che il ruolo non solo sia compatibile con la disabilità, ma sappia anche mettere in luce i punti di forza della persona. Solo valorizzando i talenti che le persone con disabilità hanno sviluppato, anche attraverso la consapevolezza della propria diversità, si può intravedere il primo passo verso percorsi di carriera che siano davvero “alla pari” tra tutti i lavoratori.
Oltre a considerare la qualità del mercato del lavoro per professionisti disabili in Italia, gli stereotipi di chi assume e la maturità di alcune aziende che hanno creato reali percorsi alla pari per tutti i propri professionisti e manager, Daniele sottolinea anche l’importanza delle relazioni tra persone all’interno dell’organizzazione. Non è possibile e non sarebbe corretto generalizzare, ma è semplice comprendere che chi ha imparato a non arrendersi e ad affrontare le difficoltà connesse alla disabilità trovando soluzioni diverse per vincere le proprie sfide, ha maggiori probabilità di aver maturato e sviluppato alcuni comportamenti organizzativi che le aziende oggi ricercano: determinazione, capacità di adattamento, ricerca di soluzioni innovative, flessibilità, anti-fragilità. L’inclusione delle persone con disabilità, quando viene promossa dalle aziende in maniera concreta e non solo di forma, può quindi portare un ulteriore valore aggiunto offrendo la possibilità di condividere esperienze che siano di arricchimento reciproco per i singoli e per l’intera organizzazione.
Un elemento spesso sottovalutato è anche quello del linguaggio, perché la consapevolezza e il cambio di mentalità passano anche e soprattutto dal linguaggio. “In passato – spiega Regolo – si utilizzavano termini via via andati in disuso poiché rendevano più evidente la discriminazione. Anche il termine diversamente abili, ad esempio, non è più così attuale”. Le ultime indicazioni della Convenzione delle nazioni Unite sui diritti dei disabili suggeriscono di utilizzare il termine “persone disabili”, anteponendo quindi l’essere persone alla caratterizzazione di disabilità. Nella sua semplicità d immediatezza questo approccio può essere la chiave che ci muove al cambiamento: è la persona che cerca la sua dimensione nel mondo del lavoro. Le sue unicità e le sue caratteristiche debbono portarla all’interno di un viaggio professionale che non preveda vantaggi o svantaggi, bensì la reale possibilità di un confronto alla pari con gli altri viaggiatori.