Il mio viaggio da papà è iniziato il 20 ottobre 2018, il giorno in cui è nata Rachele. La sua nascita è stato uno dei momenti più belli e intensi della mia vita ma fare il papà è un’esperienza pazzesca che vivo quotidianamente. Prima del suo arrivo tutti mi chiedevano se ero pronto ma la verità è che “pronto” all’arrivo di un figlio in realtà non lo sei mai. Si può essere entusiasti, felici, spaventati o consapevoli ma quanto ti cambi la prospettiva e ti stravolga la vita un figlio, lo scopri solo in seguito. Io poi non avevo particolari timori. Anzi, lo ammetto, ero abbastanza incosciente.
Forse è proprio questa la cosa bella di avere figli da giovani: non sai cosa ti aspetta ma non temi il futuro, accogli tutte le esperienze a braccia aperte. Mi chiedevo solo se sarei stato all’altezza. Nel corso di questo anno abbondante da papà ho imparato a fare molte cose. Altre le faccio ancora senza alcun tipo di cognizione ma va bene così. Ogni tanto mi soffermo a pensare “Ma davvero sono un papà?” perché il papà è quella figura che sa tutto e io sento di non sapere niente ma sto imparando insieme a lei.
La mia vita in questi due anni è cambiata tanto e in meglio. Io e mia moglie Sara non ci stiamo privando di molte cose. Abbiamo la fortuna che Rachele di notte dorme e questo dà a tutti grandissima serenità per affrontare le giornate. Continuiamo a fare le stesse esperienze di prima, solo con una piccola componente in più. Per esempio ci piace viaggiare e continuiamo a farlo.
Da poco siamo tornati da una vacanza in Messico in famiglia. E’ stato forse meno rilassante rispetto ai viaggi che abbiamo sempre fatto in due, perché sentivo di avere più responsabilità, ma bellissimo come non mai. Sapevamo che fare un viaggio del genere con Rachele così piccola, sarebbe stato molto più impegnativo. Sapevamo anche che avremmo avuto dei momenti complicati ma ci abbiamo tenuto a farlo lo stesso, sempre con coscienza, perché la vita è cambiata – e in meglio – e grazie alla gentilezza, alla pazienza e alle belle persone che abbiamo incontrato, è stato tutto davvero unico.
Mi sento un ambassador della genitorialità in senso positivo. Ogni istante assume un significato diverso con Rachele. Il mio consiglio per chi si prepara ad accogliere una nuova vita in famiglia è cercare di essere sereni e rilassati perché sono sensazioni che i neonati percepiscono e questo influisce anche sulla loro tranquillità; come anche dare delle routine strutturate e mantenerle. Perché i bimbi hanno bisogno di sentire la vicinanza di papà e mamma per essere sereni ma anche di regolarità.
Spero di essere un padre divertente. Mi piace occuparmi del suo “intrattenimento”, come è nella mia natura e come ho scelto anche di fare nella vita. Ultimamente però ho notato che ogni volta che parto – come in questi giorni in cui sono a San Francisco per lavoro – mi trovo spesso a pensare a Rachele e Sara, e alla loro mancanza si aggiunge un velo di preoccupazione in più. Mi auguro che in mia assenza non accada nulla di grave o spiacevole. Il papà è quella figura che ti immagini senza paure e invece io che prima non avevo paura di niente, oggi mi sono scoperto più apprensivo.
Vorrei concludere con un augurio, per lei ma anche per tutti noi. Per il futuro di Rachele mi auguro che sia felice, che possa capire quali saranno realmente i suoi sogni e avere la costanza di inseguirli facendo tutto il necessario. Mi guardo attorno e penso che viviamo in un mondo complicato ma so che con Rachele potrò affrontare tutte le sfide che la vita mi porrà di fronte. E insieme sarà bellissimo.