Diventare più produttivi e creativi con il Bullet Journal

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Il Bullet Journal potrà salvarti?

Il New Yorker intitolava così un articolo lo scorso settembre, dedicandosi ad analizzare e osservare questa pratica, relativamente nuova, che sta spopolando in modo trasversale attraendo studenti e manager. Dopo il successo planetario di Marie Kondo, a cui Netflix ha persino dedicato una serie tv, sembra che sia arrivato il momento di passare a un’evoluzione del decluttering: quello mentale.

Abbiamo buttato via oggetti, ora buttiamo via vecchie abitudini, abbiamo messo in ordine gli armadi, ora mettiamo in ordine i pensieri, abbiamo pianificato le pulizie domestiche, ora pianifichiamo la realizzazione delle idee e, perché no, dei sogni. Fermo restando che il Bullet Journal, affettuosamente detto BuJo dai praticanti, può aiutare anche nella realizzazione dei consigli di Kondo.

schermata-2020-01-05-alle-00-21-38Di cosa si tratta? Tanto per cominciare va chiarito che non è un oggetto: è un metodoConsiste nel realizzare un diario, un calendario, una to-do list, un planner, ma anche un tracker di abitudini, stati emotivi, alimentazione, sfruttando la potenza del linguaggio visuale-simbolico da un lato e della realizzazione creativa e artistica dall’altro. Inutile dire “io non so disegnare”: anzitutto gli amanti del BuJo realizzano divertenti ed efficaci tutorial sia per creare disegni e icone che arricchiscono il journal, sia per sperimentare font e decoratori che, attenzione, non sono mai soltanto decorazioni, ma veicolano sempre significato, in modo da creare un indiscutibile impatto visivo. In secondo luogo, pare che disegnare, trasformare i propri pensieri in immagini, sia un ottimo antistress, stimoli la memoria e sviluppi il pensiero critico e la capacità di risolvere i problemi, come racconta in un divertente fumetto dell’illustratrice Cara Bean.

schermata-2020-01-04-alle-23-44-54Il supporto su cui praticare il journaling può essere scelto liberamente: un’agenda, un taccuino, un diario. Le pagine sono tendenzialmente bianche, per permettere alla creatività di esprimersi liberamente fuori dalle gabbie di righe e quadretti. I puntini sulle pagine possono essere validi alleati nella creazione di griglie, ma la scelta è libera.

Dopodichè si tratta soprattutto di sperimentare, alla ricerca del modo più funzionale per raddrizzare il tiro sui propri obiettivi. Si può tracciare tutto: sonno, allenamenti, umore, libri letti, film visti, risparmi. Ogni giorno si pratica una “registrazione rapida”, e il momento più eccitante è quando alla fine di ogni mese si riosserva tutto ciò che si è conquistato e si creano i nuovi tracker mensili, concentrandosi solo su ciò che è risultato significativo nel mese precedente. È un processo di riallineamento continuo, un esercizio di costanza, autosservazione e autoefficacia.

schermata-2020-01-04-alle-23-39-52Ryder Carroll, il designer che ha creato il Bullet Journal e  lo ha raccontato in un manuale pubblicato nel 2018, racconta di essere stato un bambino distratto, ansioso, costantemente indietro a scuola. Da adolescente gli fu diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iniziò a sviluppare piccoli trucchi di journaling per prendere appunti durante le lezioni. Cominciò poi a scrivere i suoi pensieri durante il giorno, in modo diretto e immediato, e scoprì che questa pratica lo calmava, permettendogli di vedere oltre le sue ansie.

schermata-2020-01-05-alle-00-24-19Il suo Journal nasce quindi come uno strumento concreto e forse per questo in molti lo trovano così efficace e lo definiscono migliore di qualsiasi app. Nei social network visuali come Instagram e Pinterest è una tendenza declinata con svariati hashtag, accompagnata sempre da uno storytelling che parla di consapevolezza, empowerment, produttività. Scrive Carroll nel suo libro: “La missione del metodo Bullet Journal è di aiutarci a prendere coscienza di come spendiamo le nostre due risorse più preziose nella vita: il nostro tempo e la nostra energia“.

schermata-2020-01-04-alle-23-46-23Forse allora la domanda nel titolo del New Yorker non era così provocatoria. Forse c’è davvero qualcosa in questo metodo di cui un po’ tutti abbiamo bisogno. Certo, in quanto metodo, non può essere funzionale per chiunque, non esiste metodo che lo sia. Ma è senz’altro incoraggiante sapere che, sempre secondo Carroll, non c’è un modo giusto per fare journaling, e nemmeno un modo sbagliato. Esiste il modo di ciascuno, che va compreso strada facendo. Bisogna solo cominciare.