Letizia Paternoster, pedalando verso Tokyo 2020

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Una vita passata sulle due ruote. Letizia Paternoster, classe 1999, ha sempre avuto la passione per la bicicletta. Non ricorda un momento della sua vita in cui non abbia amato il ciclismo e anche i suoi genitori dicono che l’amore per le due ruote sia nato con lei. «I miei genitori mi hanno detto che ho sempre avuto questa passione. Loro non erano sportivi, non praticavano il ciclismo però io chiedevo sempre un triciclo, una bicicletta, infatti ho iniziato a pedalare fin da subito senza rotelle», racconta ad Alley Oop in occasione del lancio dei nuovi prodotti Segafredo.

La giovane sportiva, che pratica ciclismo sia su pista sia su strada e fa parte del team Trek-Segafredo, ha iniziato fin da subito a fare sul serio e le medaglie che ha collezionato fino a ora sono, per lei, solo il primo passo verso i suoi grandi obiettivi: «La medaglia olimpica e mi piacerebbe vincere una grande classica, il giro delle Fiandre su tutte». La prima gara è arrivata presto, prestissimo, a sei anni. «I miei genitori mi hanno portato a comprare la bicicletta al negozio di Maurizio Fondriest, che è stato un campione del mondo, lui ha detto loro: se ha questa passione, portatela a pedalare nella mia “squadrina” qui del paese (Cles, in Val di Non, dove sono nati sia Maurizio Fondriest sia Letizia Paternoster, cresciuta a Revò, ndr). E da lì io ho iniziato e dal primo momento non mi sono più fermata», racconta. Tanto che subito a sei anni è arrivata la prima gara e la prima vittoria.

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«È uno sport che mi è sempre riuscito fin da piccola», spiega con candore. Neanche un incidente mentre si allenava in strada in località Arco sul Lago di Garda il 23 novembre scorso l’ha fermata. Letizia Paternoster è stata travolta da un’auto e portata in ambulanza al pronto soccorso. Ha rimediato un colpo al viso e una frattura dello scafoide della mano destra. «È una cosa che mi è rimasta dentro, che mi porterò dentro per un po’ di tempo. Sono stata molto fortunata. Ci vuole un po’ più di sensibilità da parte degli automobilisti e delle persone comunque alla guida, perché si può rovinare la vita di una persona e mai come adesso lo posso confermare», afferma, rassicurando che comunque continua ad allenarsi: «Non sto facendo le cose al massimo, come potrei fare, però grazie alla pista e a delle posizioni in bici un po’ più comode – che non necessitano una presa solida del polso – cerco di continuare ad allenarmi». Anche perché il 2020 è anno olimpico e puntare ai Giochi è il sogno di ogni sportivo. «Per me è un grande stimolo. Mi dà tantissima carica e penso che, al di là di come potrà andare, comunque arrivarci, crederci, lavorare così sodo per arrivare pronta, mi darà una grande crescita personale e fisica».

Le premesse per fare bene ci sono tutte. Letizia Paternoster ha vinto una medaglia d’argento nell’omnium del mondiale su pista di Pruszkow (Polonia) a marzo  2019, prima medaglia individuale dopo i due bronzi del 2018 nel quartetto e nella madison. Cresciuta con il mito di Marco Pantani – «guardavo tutti i video delle sue vittorie» – ha già le idee chiare per quello che vuole fare “da grande”. «Per ora che sono giovane posso dedicarmi al ciclismo al 100% e raggiungere determinati obiettivi ma un domani voglio reinventarmi e andare avanti anche in un altro mondo. Uno dei miei più grandi sogni è quello di avere una famiglia unita, avere due figli. La vita va al di là del ciclismo» e magari questo futuro potrebbe essere nella moda: «È un mondo che mi attira tantissimo. Penso che un domani mi ci dedicherò un po’ di più». Intanto, si possono seguire i suoi successi sportivi e anche la passione per la moda sul suo seguitissimo profilo Instagram.