L’inizio, per insegnanti e alunni, si celebra a settembre quando l’anno solare non è ancora terminato, eppure è sempre qui che ritrovo il mio capodanno. Continua, per molti, il percorso scolastico intrapreso e per altri sarà un passo verso il futuro, verso un nuovo grado di scuola. Per tutti sarà, come sempre, un nodo alla gola e un brivido dietro la nuca, segno di attesa, aspettativa, di timore e insieme voglia di ripartire.
Alla vigilia del “nostro” capodanno, tante domande affollano la mente: ce la farò? Sarò in grado di affrontare le difficoltà? Troverò ostacoli? Saranno superabili? Sarà un anno proficuo?
Domande intercambiabili, che vedono studenti e maestri, per una volta, dalla stessa parte, al di qua del nastro di partenza. Tutti ad attendere il via per questa maratona che dura dieci mesi, invece di quarantadue chilometri. Ma il paragone tiene: le scarpe possono non essere adatte, può far caldo, puoi perdere il ritmo e la motivazione, puoi stancarti, puoi trovare compagni che ti spronino, altri che ti superino. Chilometro dopo chilometro, però, ci si accorge che le gambe vanno, che è una questione “di testa”, di concentrazione, di resistenza, di equilibrio. Quasi mai c’entra il fisico. Nella corsa, come nella vita, E’ sempre, tutto in mano alla nostra mente.
Allora è quella che dobbiamo allenare. Si, la mente. Solitamente crediamo che siano i muscoli ad aver bisogno di esercizio, ma il cervello, eh, è colui che spinge la nostra macchina, le nostre gambe, le nostre mani e i nostri occhi.
Da insegnante, ad esempio, devo allenarmi al sorriso, che non è una finzione, sia chiaro. Uno di quei sorrisi di circostanza che ha il sapore di maschera carnevalesca. Allenarsi al sorriso significa saper cambiare cambiare prospettiva quando è necessario, è un modus vivendi, è esercitare l’arte della scoperta del buono. L’empatia può essere una dote, ma va comunque coltivata, giorno dopo giorno. E’ un esercizio del pensiero e dell’osservazione, che può e deve aprirsi oltre agli stereotipi, prepararsi al nuovo. Non solo. Allenare la mente al sorriso, per una maestra, vuol dire anche prepararsi a momenti difficili, che offrono sempre spunti di riflessione e di maturazione personale e collettiva. E’ tutto lì: crescere insieme agli alunni significa attraversare le difficoltà, saperle guardare senza rimuoverle e ripartire riformulando nuovi obiettivi e strategie.
Non è facile, ma ci si riesce. Scovare il lato positivo, un po’ come Pollyanna. Abituarsi ed educare a vivere gli ostacoli come un’opportunità di crescita personale e professionale, andare oltre le apparenze, allenare la comunicazione, l’ascolto e la comprensione. Si parte da piccole cose, come sempre. Si parte dalla vista, dall’osservare che vuol dire anche uscire dal proprio spazio, per entrare in quello dell’altro.
Se l’insegnante non impara a scoprire le piccole cose positive che la circondano, non potrà insegnare ai propri alunni che la scuola è piena di grandi opportunità da cui attingere. La trasmissione delle conoscenze avviene attraverso il rapporto umano che si instaura in una classe ed è un privilegio esserne protagonista e partecipe della vita di una comunità educante.
La nostra maratona può e deve essere portata a termine. Quello che conta è arrivare fino in fondo, dando spazio al meglio che possiamo essere, che non è il meglio in assoluto. Ogni metro percorso può essere prezioso, portatore di novità, di discese e salite che non possono che rinforzare la nostra autostima.
Vedere il bello significa anche insegnarlo, perché l’esempio anticipa le parole, sempre. Ogni passo diventa indispensabile per arrivare al traguardo. Prima o dopo, questo non importa. Importa arrivarci, con le nostre forze, con l’impegno e un pizzico di curiosità. Fermarsi non sarà così un’umiliazione. Le fermate, servono a recuperare, a prendere fiato per ripartire. Chi si ferma non è perduto, chi si ferma può ripartire.
A chi non si sente in grado, o crede di non farcela, consiglio la lettura della storia di Mary Anning, edito da Editoriale Scienza “Cacciatrice di fossili”. Mi ha affascinato la protagonista: Mary era solo una ragazzina, inglese, di umili origini, non istruita che con la sua tenacia e la sua curiosità è riuscita a farsi conoscere negli ambienti accademici. Era una straordinaria disegnatrice di reperti ritrovati. Il suo talento è stato frutto del caso, ma anche della sua capacità di incuriosirsi del mondo. “Leggevo il mio libro e cercavo tra le pagine le risposte alle mie eterne domande, conoscenze di cui ero all’oscuro e indicazioni per affinare le mie ricerche. Ma più sapevo e più mi incuriosivo, più capivo quanto ci fosse ancora da scoprire”. Annalisa Strada, autrice del libro, racconta questa storia straordinaria, in cui riconoscersi e a cui ispirarsi.
Ecco, anche questo significa “affrontare il percorso col sorriso”, non stancarsi mai di cercare, di capire, di intuire, per poi voler sapere ancora. Vale per insegnanti e alunni. E durante questa nostra maratona, che sta per iniziare, come Mary, dobbiamo essere capaci di capire quando rallentare, e stare attenti non solo a dove mettiamo i piedi, ma provare a guardarci intorno, a godere dello spettacolo, pronti a catturare informazioni e ad attingere il più possibile da quello che ci circonda. I talenti sono in ognuno di noi, basta saper guardare con attenzione e pazienza.
Pronti, allora, il lungo cammino inizia sempre dal primo passo.