Dove sono le donne? Appelli al nuovo governo per le pari opportunità

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Dove sono le donne? Se lo chiedono in tante e in tanti (almeno lo speriamo) in queste concitate giornate di crisi di governo, durante le quali la compagine femminile, nei diversi schieramenti, è pressoché ridotta al lumicino, se non del tutto assente. Stride molto questo dato, alla luce di quanto normalmente accade in altri parti d’Europa (sebbene al G7 appena concluso ci sia stata solo Angela Merkel come unica rappresentante di un governo) e così si moltiplicano gli appelli perché anche la formazione del Governo Conte bis non sia l’ennesima occasione sprecata.

Nella giornata di ieri la Consigliera Nazionale di Parità effettiva Francesca Bagni Cipriani e la supplente Serenella Molendini, in rappresentanza delle consigliere nazionali di parità, hanno scritto una lettera indirizzata al Presidente incaricato Giuseppe Conte chiedendo “una svolta ponendo attenzione ai contenuti delle politiche per la libertà e l’autonomia delle donne e quindi al loro diritto ad una occupazione senza discriminazione, nei salari e nella carriera, e senza molestie sui posti di lavoro”, ed inoltre “Chiediamo, però, anche che arrivi un segnale forte, con la decisione di avere una rappresentanza femminile adeguata nel prossimo esecutivo. Un governo che sia, dunque, lo specchio della nostra società dove spiccano eccellenze femminili che dimostrano, con il loro impegno quotidiano, di essere in grado di gestire con coraggio e innovazione ogni percorso di crescita del nostro paese. E questo sarà sempre più possibile se le scelte ricadranno su uomini e donne che abbiano una visione paritaria del potere e delle responsabilità ”.

Appena qualche giorno fa anche Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario, aveva scritto una lettera al premier Conte, sollecitando un governo composto al 50% da donne, mentre ieri è circolata sul web una lista di possibili nomi proposti proprio dalla Fondazione. Un modo per provare che un governo al femminile si può realizzare per evidenziare le numerose possibilità presenti nel nostro Paese, da cogliere e valorizzare.

Lo stato dell’arte è, in realtà, tutt’altro. Già dal giro di consultazioni al Quirinale era stato evidente che la politica italiana è (quasi) tutta al maschile nei ruoli che contano: ventiquattro a sei è il risultato emerso. Una triste contabilità. Una conferma che la strada da fare è lunga e che occorrono scelte decise.

Perentorie le dichiarazioni della segretaria di Possibile, Beatrice Brignone, parlando della composizione dell’eventuale nuovo governo: «Se il buongiorno si vede dal mattino, come si suol dire, la situazione non è delle più incoraggianti. Il protagonismo delle donne, per cui continuiamo a batterci ogni giorno, è totalmente assente: nella fase di formazione dell’esecutivo, la presenza è stata quasi tutta al maschile. E gli effetti della muscolarità fine a se stessa sono davanti agli occhi di tutti. Per questo spero che nella squadra dei ministri del governo le donne siano protagoniste». «In questi giorni – aggiunge Brignone – leggo dichiarazioni non proprio positive in tal senso, compresa l’ultima del presidente incaricato Giuseppe Conte. Sembra quasi che la presenza femminile sia un tema agitato per spruzzare un po’ di novità sulla composizione del nascente esecutivo. Ecco, se questa è la base di partenza, non ci siamo proprio. Serve un protagonismo delle donne reale non un’operazione fatta ‘tanto per’». Insomma, non è più il tempo di rimandare oltre.

In realtà, il fatto di non essere adeguatamente rappresentate (in termini innanzitutto numerici) sulla scena politica genera sicuramente un clima di sfiducia anche nelle donne: un recente sondaggio di Euromedia Research istituto diretto da Alessandra Paola Ghisleri (realizzato per il premio al femminile Casato Prime Donne che lei stessa ritirerà a metà settembre), ha comunicato che solo 1 donna su 5 crede nel nuovo governo Pd-M5s, mentre per gli uomini il rapporto è di 1 su 3. L’elettorato femminile, come riporta la sondaggista, risulta, per così dire, arrabbiato. In occasione del Premio Casato Prime Donne, infatti, Alessandra Paola Ghisleri ha tracciato l’identikit delle donne italiane di fronte alla politica. «La minore partecipazione delle donne italiane al voto è una tendenza di lungo periodo registrata dalla metà degli anni ’70 a oggi. Le donne si sono sempre sentite escluse dai grandi dibattiti politici che a loro volta hanno disertato – ha spiegato la Ghisleri – i dati ISTAT 2017 sono espliciti: solo il 22,3% delle donne si informa di politica quotidianamente (contro il 32.9% degli uomini) e quasi 1/3 delle donne non si informa mai di politica (21.0% tra gli uomini)».

Si fa sentire anche la base. Nei giorni scorsi, infatti, le Democratiche piemontesi avevano inviato una lettera al segretario del Pd Nicola Zingaretti, proprio per ribadire la necessità di tenere conto della parità di genere:

«L’Italia ha avuto la prima donna ministro nel 1976. Quarantadue anni dopo, nel governo Conte, il 27% dei ministri sono donne. La parità di genere nella politica ha fatto progressi sensibili, ma restiamo ancora lontani dai principali paesi europei. Gli effetti delle leggi per la parità di genere nei Comuni, Regioni, Parlamento nazionale ed europeo segnano un punto di partenza ma è sotto gli occhi di tutti che negli organi di rappresentanza, la quantità di donne e soprattutto la qualità dei loro incarichi, continua a non reggere il confronto con quelli degli uomini». E poi prosegue: «La politica deve fare di tutto per sfondare quel soffitto di cristallo che ancora rimane in molti campi della nostra società. In un’ottica di equilibrio dei ruoli istituzionali apicali e di rinnovamento, ci auguriamo che la discontinuità che reclama Nicola Zingaretti parta prima di tutto dalla parità di genere nel numero e nel “peso” dei Ministeri. Nel Conte I solo 5 donne, nel Conte II che si riparta dalla metà in Ministre e dall’equilibrio anche nelle cariche istituzionali apicali. Chiediamo che venga data alle donne l’opportunità di rappresentare l’Italia, visto che rappresentano il 50% della popolazione nazionale».

Ed infine, un appello diventato virale sui social network, rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente Conte. Anche qui un elenco di possibili ministre pronte a ricoprire tutti i dicasteri. Perché di competenze elevate ce ne sono in tutti i campi, nessuno escluso. Tutte pronte a spendersi con efficienza e professionalità. «Ecco qui la nostra proposta – si legge – una squadra agile, composta da sole donne, per lo più femministe e ambientaliste. Abbiamo pensato che fosse tempo di lasciare un po’ in panchina gli uomini visto che governano più o meno ininterrottamente dal Big Bang e che comunque il vostro genere è ben rappresentato dalle vostre persone, ossia le due più alte cariche dello stato, nonché dalla maggioranza dei parlamentari». Da Michela Murgia a Cecilia Strada, da Paola Di Nicola a Rossella Muroni, da Elena Cattaneo a Igiaba Sciego.

Perché è arrivato un tempo che non può più essere rimandato.