“Chiare fresche e dolci acqua”, scriveva Francesco Petrarca nel XXIV secolo. Chissà cosa avrebbe scritto il poeta se invece di nascere nella verdeggiante Arezzo, il destino o chi per lui l’avesse spedito in uno stato a caso dell’Africa centrale o in qualche remoto paese asiatico. Così, a occhio e croce, il verso sarebbe stato più simile a “torbida, maleodorante è pericolosa acqua”. Non altrettanto poetico, sono d’accordo, ma sicuramente fedele alle condizioni dell’unica acqua alla quale hanno accesso milioni di persone, bambini compresi. Non a caso infatti la seconda causa di morte infantile nel mondo sono proprio le malattie gastrointestinali dovute all’acqua sporca, contaminata o non potabile. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono circa 535mila i bambini sotto i cinque anni che ogni anno muoiono per questa ragione. Un dramma che ha spinto il nostro Paese a proporre persino l’istituzione di una Giornata mondiale contro la diarrea infantile.
Non stupisce perciò che nell’ormai abbastanza popolata selva delle startup “sociali” – quelle cioè che oltre al profitto, mirano anche a una ricaduta positiva su persone e ambiente – stiano spuntato anche aziende che cercano di risolvere il problema dell’accesso all’acqua potabile in quello che, a torto, continuiamo a chiamare Terzo mondo.Tra queste c’è anche l’italo-srilankese-svizzera-newyorkese GratzUp. Una startup creola, potremmo dire. Italiano è infatti il fondatore e amministratore delegato, Mauro Gazzelli, mentre è originaria dello Sri Lanka la sua compagna, Shairin Sihabdeen, co-fondatrice del progetto. New York è stata invece, nel 2015, la prima sede, spostata poi in Svizzera dove vive la coppia e dove Gazzelli, prima di cambiare vita, lavorava nel settore vendite di un’impresa attiva nel settore della refrigerazione.
L’idea di creare un contenitore autosterilizzante per l’acqua è nata quasi per caso da una chiacchiera con la fidanzata, all’epoca studentessa di medicina. “Volevamo costruire – spiega il fondatore – qualcosa che rispondesse a un bisogno reale come quello dell’accesso all’acqua legato alla mortalità infantile per infezioni gastrointestinali”. Un problema serio, come dimostrano i numeri, legato o all’assenza di acqua potabile o al suo costo eccessivo. “In molte zone dell’Asia e dell’Africa – continua – all’acqua pulita hanno accesso solo i ricchi. È come se, rispetto al reddito medio pro capite, una bottiglia costasse 150 dollari”. Una situazione piuttosto diffusa che fa dire a Gazzelli che “Non ha senso produrre acqua sterile se poi costa troppo e non la compra nessuno”. Obiettivo principale della startup è, al contrario, la sostenibilità economica del progetto.
“Gli impianti – chiarisce lo startupper – saranno ecosostenibili visto che l’energia elettrica che serve per i processi di sterilizzazione, arriverà da pannelli solari”. Mentre i contenitori sono realizzati in acciaio inox così da essere riutilizzabili. Parte del lavoro di ricerca – continua il ceo – si è concentrato infatti sui materiali: “Volevamo prodotti potenzialmente riutilizzabili all’infinito così da riuscire ad abbassare i costi rispetto alla concorrenza. In pratica abbiamo voluto interpretare al contrario il principio dell’obsolescenza programmata”. A differenziare GratzUp dalla concorrenza, nelle intenzioni del suo fondatore, è anche la qualità del prodotto finale. “I nostri competitor, oltre a usare sistemi differenti come ad esempio il filtraggio o la captazione di acqua dall’aria, arrivano a un prodotto finale che è sì sicuro ma si ferma al livello di potabilizzazione. Noi invece – spiega – produciamo acqua sterile adatta anche a bambini, neonati o persone che soffrono di patologie legate a basse difese”.
Fondata nel 2015 a New York, GratzUp ha mosso i primi passi sorreggendosi prima con autofinanziamenti e poi con un round d’investimento di amici e parenti. “Nel 2018 – ricorda Grazzelli – è arrivata invece la prima racconta tra privati con cui abbiamo ottenuto 1,5 milioni di franchi visto che nel frattempo la società aveva spostato la sua sede in Svizzera”. Nel futuro della startup il suo fondatore vede potenziali clienti come “governi e ong”. “Al momento – rivela – abbiamo già avviato una serie di contatti con vari paesi tra cui l’Egitto, il Libano, l’Etiopia, la Tanzania e il Rwanda dove abbiamo già sottoscritto un memorandum. Qui faremo il vero test pilota costruendo 2 impianti – uno in una scuola e l’altro in un ospedale – nel corso del 2019”. L’accordo prevede inoltre di istallarne altri in tutte le scuole, nei piccoli centri e negli ospedali rurali. Al progetto hanno preso parte università e centri di ricerca, oltre che il designer Giulio Iacchetti, che ha firmato la bottiglia e la tanica. “Il nostro obiettivo – conclude Mauro Gazzelli – è dimostrare quanto può essere implementata la salute di queste persone se utilizzano acqua sicura“.