Parlare di violenza contro le donne significa parlare di libertà, di principi azzurri che non esistono, di forza, di possibilità, di comunicazione, di relazioni, di apertura all’altro. La tre giorni organizzata a Milano dalla Casa di Accoglienza delle donne maltrattate è stata l’occasione per fare il punto sul tema della violenza maschile contro le donne, incentrando le attività e i dibattiti in programma su quello che davvero conta per sconfiggere la piaga che uccide una donna ogni 72 ore: il cambiamento culturale.
Per questo, in tre giornate (21-22-23 maggio) sul palco milanese si è parlato di alcuni aspetti che spesso vengono sottovalutati: in primis quello della violenza economica. La dipendenza economica, in moltissimi casi, è uno dei legami che tiene le donne incastrate in relazioni violente e maltrattanti ed è certo più sottile da individuare, ma altrettanto dannosa. Quanto può essere difficile denunciare un compagno o un marito violento quando il sostentamento dell’intera famiglia dipende da lui? Quando, magari, non si ha neanche la possibilità di utilizzare un bancomat o una carta di credito, quando ci si è fatte convincere a lasciare il proprio lavoro per occuparsi della casa e dei figli, anche se questo non era un desiderio? Perché, magari, lavorare fuori casa poteva scatenare scenate di gelosia difficili da gestire. In questo senso, è importante da un punto di vista personale la conoscenza dei segnali da monitorare e delle dinamiche che possono instaurarsi e, da un punto di vista sociale e politico, l’attuazione di politiche e interventi che permettano alle donne di affrancarsi da situazioni di dipendenza che le mettono a rischio.
Un altro dei pilastri necessari per il cambiamento culturale riguarda la comunicazione: le parole contano, anche nella violenza contro le donne. Le parole disegnano il nostro pensiero, creano immagini dentro di noi che guidano le nostre azioni. Riflettere su tutte quelle forme di comunicazione che, per abitudine e per stereotipi, fanno parte del quotidiano e agire il cambiamento è fondamentale: nel cinema, nel teatro, nel giornalismo, nella scrittura, nella letteratura. In ognuno di questi linguaggi persistono elementi sessisti, stereotipi maschilisti che pesano sulla cultura violenta. In quest’ottica, una iniziativa interessante ha coinvolto studenti e studentesse del Master in Art Direction e della Scuola del Design del Politecnico di Milano e del corso di comunicazione integrata di Naba: l’ideazione di campagne di comunicazione ad hoc sul tema della violenza contro le donne. Un contest tra allievi e allieve che ha visto premiare quella che sarà la campagna della Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano per il 2019/2020: “In fondo mi ama”, il claim al centro della campagna premiata. Un messaggio efficace, di quelli che portano le donne a restare legate all’uomo violento molto più del dovuto. Dimenticando che l’amore nulla ha a che fare con la violenza.