Quanto è importante dare un prezzo alle cose? Le cose, senza un prezzo, hanno un valore? E’ di questa settimana la notizia che no, l’iva sugli assorbenti femminili non verrà abbassata, resterà quella dei “beni di lusso”: al 22%. Sappiamo che i rasoi da barba sono invece tassati come beni di prima necessità, al 4% (aliquota che da quest’anno premia anche i tartufi).
***Ci scusiamo con i lettori per aver riportato un’informazione inesatta diffusa nei giorni scorsi da parlamentari e ripresa dalle maggiori testate italiane. Il nostro errore è stato non controllare la lista dei prodotti a Iva agevolata***
Eppure con la barba degli uomini (e con i tartufi ) non si fanno i bambini – apparentemente una priorità dell’agenda di questo Governo – mentre con il ciclo mestruale sì. Il Decreto Crescita infatti aumenta il bonus bebè e consente di detrarre la spesa per pannolini e latte.
Viva i bambini, che sono un bene comune! Ma la manutenzione della “macchina” che quei bambini li fa: il corpo delle donne, quella resta un bene privato… e di lusso.
Tagliare l’iva sugli assorbenti costerebbe tra i 212 e i 300 milioni di euro. Oppure permetterebbe alle donne di risparmiare tra i 212 e i 300 milioni di euro: il numero è lo stesso, la lettura radicalmente diversa. Queste sono le cose “che costano”, presunti diritti acquisiti da governi in cui chiaramente la rappresentanza maschile prevale su quella femminile: non servono statistiche, basta vedere che decisioni si prendono.
Poi ci sono le “cose che non costano”, a meno che non vadano sul mercato. Come ha detto recentemente Melinda Gates: sul mercato paghi le baby sitter, paghi l’acqua che scende dal rubinetto, paghi i pasti al ristorante, paghi il cibo che acquisti nei negozi, paghi per far lavare i vestiti in lavanderia. Ma, se queste cose le fa una donna, ecco che il prezzo scende a zero. Perché è “lavoro di cura”, ed è gratis. La Gates cita il libro di Marilyn Waring “Se le donne contassero, una nuova economia femminista”, a cui ha fatto seguito la decisione del Governo Americano di iniziare a tenere traccia del valore del lavoro “casalingo”. La Waring ha detto:
“Gli uomini non abbandoneranno facilmente un sistema in cui metà della popolazione mondiale lavora in cambio di quasi nulla, anche perché è grazie a quel lavoro che alle donne non resta nemmeno l’energia per combattere le proprie battaglie”.
La soluzione quindi qual è? Unire le forze.
Sappiamo che, da quando hanno diritto a 8 settimane di congedo di paternità, gli uomini spagnoli hanno ridotto il loro desiderio di avere figli. Niente come sperimentare in prima persona di che cosa si sta parlando.
Sempre la Gates racconta che, quando suo marito ha iniziare a portare la loro bambina a scuola due mattine a settimana, il numero di papà di quella scuola che ha iniziato a fare lo stesso è aumentato in modo sorprendente. Niente come un buon esempio.
Allora perché non proporre agli uomini di condividere la spesa che comporta il fatto di avere un corpo di cui prenderci cura? Proporre, in tutta semplicità, di portare allo stesso livello l’iva dei rasoi e degli assorbenti: entrambi al 10%, compensando così gli uni con gli altri? Insieme, certamente saremo più convincenti.