Mad for science, 50 licei in gara sugli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Onu

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La scienza è fatta di concetti misteriosi e affascinati. È compito del sistema scolastico riuscire a trasmettere agli studenti la bellezza di questa materia. Ma un conto è studiare i segreti del cosmo sui libri, un altro è poterli osservare dal vero. Lo sa bene Diasorin, specialista della diagnostica in vitro, che da tre anni organizza il concorso “Mad for science”. Il contest, dedicato ai licei scientifici, invita gli studenti a mettere a punto dei progetti sperimentali innovativi. In premio ci sono strumenti e materiali per rinnovare il laboratorio scolastico. Per ispirare, coinvolgere e aiutare a crescere la prossima generazione di scienziati.

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CArlo Rosa, ad Diasorin

«L’idea è nata quando vidi mio figlio frequentare un importante liceo di Milano senza riuscire però a vedere tutto il bello della scienza che invece noi maneggiamo tutti i giorni. Le scuole spesso non hanno soldi da poter investire in materiale tecnico di un certo rilievo per i propri laboratori e quindi la scienza, anche nei licei considerati più blasonati, rischia di rimanere solo sui libri di testo» spiega ad Alley Oop Carlo Rosa, amministratore delegato di Diasorin. Così è nato il concorso che oggi mette in palio strumentazioni fino a 50mila euro per le scuole vincitrici.

Dopo due edizioni in cui il concorso è stato limitato al solo Piemonte, terra di nascita di Diasorin, quest’anno è stato esteso a tutto il territorio nazionale perchè, spiega il dirigente, «nei primi due anni la risposta delle scuole è stata tale da averci convinto a fare il grande salto. Già solo il primo anno hanno concorso in 50 licei e i progetti arrivati erano di altissimo livello».

Gli scorsi anni il concorso è stato vinto dai licei astigiani IIS Nicola Pellati (indirizzo liceo scientifico Galileo Galilei) di Nizza Monferrato e Augusto Monti di Asti. Il primo nel 2017 ha fatto una analisi dell’impatto dell’inquinamento sui lieviti dell’uva per capire se e come questo rovini il vino. Successivamente la scuola ha scelto di aprire il proprio laboratorio alla città. L’anno dopo il liceo Monti ha proposto un lavoro sulla conservazione del cibo e su come i funghi rischino di intaccarlo.

Essere già dotati di un laboratorio è precondizione necessaria per partecipare al concorso. Quest’anno alla chiamata dell’azienda hanno risposto 160 licei in tutta Italia. Le regole da rispettare erano due, come racconta Rosa: «abbiamo chiesto alle scuole di fare almeno un’esperienza didattica in collaborazione con un ente esterno. Mentre i temi scelti sono stati ispirati dagli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 promossa dall’Onu perché è giusto rendere gli scienziati e i manager di domani già oggi consapevoli dei temi della sostenibilità». Gli studenti in concreto hanno dovuto progettare esperienze didattiche di laboratorio che li portassero a riflettere sulla relazione tra l’ambiente e la salute dei cittadini. In particolare i progetti dovevano riguardare iniziative volte a combattere il cambiamento climatico, a conservare gli oceani e le risorse marine e infine favorire un uso sostenibile dell’ecosistema (come da obiettivi 13, 14 e 15).

Solo in 50 licei provenienti da 17 regioni italiane hanno passato la preselezione e ora i team hanno tempo fino al 16 aprile per mettere a punto i progetti definitivi. Ne emergerà una shortlist di otto progetti finalisti che, il 22 maggio, si sfideranno sul palco delle Ogr di Torino in occasione della “Mad for Science Challenge 2019”. Da poco è stata svelata la giuria che decreterà i vincitori. Sarà composta da Francesca Pasinelli, direttrice generale Telethon e presidente di giuria; Mario Calabresi, giornalista; Gaetano Manfredi, rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; Andrea Salonia, professore associato di Urologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Elena Zambon, presidente dell’azienda farmaceutica Zambon.
In palio tre premi: il primo da 50mila euro con 5mila euro l’anno per cinque anni consecutivi per i materiali di consumo. Un secondo premio da 25mila euro e 2.500 euro l’anno per i successivi cinque in materiali consumabili e infine un premio da 10mila euro per chi meglio comunicherà la scienza in occasione della finale.

Il livello dei progetti delle scuole che passano le selezioni è alto. E sui licei che arrivano in finale l’ad dice: «Dopo due anni di contatti con le scuole ci siamo resi conto che tutti quelli che arrivano alla finale meriterebbero di vincere. Sono licei dove emerge già l’eccellenza: istituti dove i professori collaborano tra loro; dove il dirigente scolastico è attento alle esigenze di studenti e insegnanti; scuole che hanno capito l’importanza di laboratori attrezzati per mostrare ai ragazzi il bello della scienza nell’ultimo momento di vita in cui gli è permesso vedere tutto prima di intraprendere un percorso definito».

Nel 2018 Diasorin ha realizzato un fatturato di 669,2 milioni di euro, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente e per il 2019 i ricavi sono previsti in crescita del 5-8%. Per la società di diagnostica, quotata anche al FTSEMib, la ricerca è tutto. Da qui l’idea di offrire agli scienziati di domani una possibilità per crescere oggi: «A tutti gli effetti – riflette l’amministratore delegato – a fine maggio avremo toccato  la vita di sei licei, dal 2017 a oggi. Questo significa avere avuto la fortuna di aiutare migliaia di ragazzi a conoscere meglio la scienza». L’azienda, con sede a Saluggia (Vercelli), è presente nei cinque continenti con 25 società, quattro succursali estere, sei impianti produttivi e cinque centri di ricerca dislocati nel mondo, tra cui l’Italia. «L’università italiana nel campo delle biotecnologie raggiunge alti livelli, qui studiano persone molto valide. Visto che noi beneficiamo di tanta competenza che viene formata, abbiamo voluto restituire qualcosa al mondo scolastico italiano», conclude Rosa.