La parità di genere è fondamentale per stabilire se e come cresce la società e l’economia. Garantire l’occupazione e il pieno sviluppo della metà del pool totale di talenti nel mondo influisce in modo significativo sulla crescita, la competitività e la disponibilità futura delle economie e delle imprese in tutto il mondo. Ecco perché ogni anno il Word Economic Forum pubblica il Global Gender Gap Report. Il report confronta 149 paesi nei loro progressi verso la parità di genere attraverso quattro dimensioni tematiche: partecipazione economica e opportunità, accesso all’educazione e risultati scolastici, salute e rappresentatività politica. A livello mondiale la parità di genere non è raggiunta, manca ancora una media del 68% sulle 4 dimensione riportate sopra per chiudere il divario tra uomini e donne ma 89 paesi hanno avuto dei miglioramenti, non l’Italia. Il nostro Paese infatti si posiziona al 70esimo posto ed è uno degli ultimi in Europa, dopo di noi solo Grecia, Malta e Cipro.
Per la prima volta il Report studia anche le differenze di genere relative all’intelligenza artificiale (AI). L’AI sta cambiando l’economia di tutti i Paesi e trasformando i lavori per cui diventa fondamentale capire gli impatti sul genere. L’indagine è condotta in collaborazione con LinkedIn che ha mappato le nuove competenze richieste dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale e la presenza delle donne in questo settore.
Solo il 22% dei professionisti di intelligenza artificiale a livello globale sono donne, rispetto al 78% che sono maschi, in Italia la percentuale è più alta del 28%. Questo spiega un divario di genere ancora da chiudere abbastanza preoccupante visto la crescita di questo comparto e la poca rappresentatività femminile. La maggior parte degli algoritmi sono programmati da uomini e non è detto che l’AI sia libera da stereotipi e pregiudizi.
Ad esempio LinkedIn ha avuto un problema quando i lavori altamente retribuiti non venivano visualizzati frequentemente per le ricerche da parte delle donne come lo erano per gli uomini a causa del modo in cui erano stati scritti gli algoritmi. I primi a cercare lavori con retribuzioni alte erano prevalentemente uomini, quindi l’algoritmo di ricerca di LinkedIn si limitava a proporre questi posti di lavoro agli uomini, rafforzando in tal modo il pregiudizio nei confronti delle donne. Uno studio ha riscontrato un problema simile con Google.
Anche le immagini utilizzate dal software di riconoscimento amplificano i pregiudizi di genere. Due grandi raccolte di immagini utilizzate a scopo di ricerca hanno mostrato pregiudizi di genere prevedibili nelle foto di scene quotidiane come la cucina, lo shopping e la cura di casa attribuite alle donne. Se un set fotografico generalmente associa le donne a questo tipo di attività, l’algoritmo studiando quelle foto e le loro etichette crea un’associazione ancora più forte.
Al contrario ci sono casi in cui l’AI può fungere da rottura sugli stereotipi di genere, è la storia del robot PAL in una serie televisiva che ha scelto di non avere un genere di appartenenza ma di essere “just me”. Dei ricercatori hanno analizzato il comportamento dei bambini di fronte alla scelta di PAL e, dopo l’iniziale perplessità, la maggior parte di loro è convenuta sul fatto che non fosse necessario per il robot scegliere un sesso dimostrando un’attitudine più libera da stereotipi e pregiudizi. Solitamente la TV propone personaggi abbastanza stereotipati in cui i bambini e le bambine possono rispecchiarsi. Ma in questo caso no.
Ci vorranno ancora 108 anni per chiudere la parità di genere. Per rompere il divario di genere, è fondamentale garantire che le donne in tutte le fasi della loro carriera siano ispirate a partecipare attivamente allo sviluppo e all’uso delle nuove tecnologie fin da bambine anche per programmare robot che siano loro alleati.