Non avevo ancora compiuto 18 anni quando, in una mattina insolita del mio ultimo anno di liceo, due ragazze con la maglietta di Mani Tese ci legarono ai banchi e alle sedie durante un gioco di ruolo per riprodurre le condizioni di lavoro in una qualsiasi fabbrica di abbigliamento nel Sud-est Asiatico. Quel giorno ho scoperto l’esistenza dello sfruttamento del lavoro minorile, delle diseguaglianze globali e del consumo critico, e mi è venuta voglia di reagire. Il mio percorso di volontaria di Mani Tese è cominciato così, tra mercatini dell’usato, campagne di sensibilizzazione, commercio equo e solidale, campi estivi e percorsi didattici nelle scuole che ho cominciato presto a organizzare io stessa, venendo a volte scambiata per un’alunna ritardataria.
Impegnarmi nel lavoro volontario con Mani Tese, prima con il gruppo di Napoli/Associazione Mani Tese Campania, e poi sempre più a livello nazionale, è stata la mia reazione al disagio. A 18 anni, io mi sentivo a disagio pensando che le scarpe che portavo fossero il prodotto di una qualche filiera produttiva transnazionale piena di sfruttamento; che il cibo che mangiavo fosse controllato dalle multinazionali dell’industria agroalimentare; che il petrolio estratto per produrre la benzina italiana, la plastica, l’energia elettrica che usavo provocasse disastri ecologici e sociali in qualche paese in via di sviluppo in cui questi prodotti erano solo un lusso per pochi. Queste stesse situazioni di ingiustizia sono diventate, negli ultimi anni, sempre più evidenti e trasversali anche in Italia, dove le sacche di povertà e marginalità sociale sono aumentate a dismisura.
Oggi, la cultura della solidarietà e dell’inclusione è in forte crisi, e la società italiana sembra essersi sempre più ripiegata su sé stessa, alzando lo sguardo solo per cercare capri espiatori per i propri mali. Proprio per questo, la scelta di fare volontariato oggi è prima di tutto una scelta di responsabilità personale. È una scelta che parla della libertà delle persone di sottrarsi alle logiche individualistiche e della mercificazione delle relazioni sociali e di impegnarsi invece in prima persona per la cura di un bene comune che può essere tale solo se è realmente condiviso.
Nel mio caso, il volontariato con Mani Tese ha influenzato profondamente le mie scelte di vita anche a livello professionale, e la maggior parte dei miei più cari amici sono tutt’ora persone incontrate lungo questo percorso. L’esperienza di condivisione, confronto e crescita personale che l’impegno da volontari porta con sé è qualcosa di difficilmente sostituibile, e qualcosa che tutti dovrebbero avere l’opportunità di provare.
Natale è un buon momento per iniziare a fare volontariato. Come Mani Tese, ad esempio, siamo impegnati con la campagna di raccolta fondi natalizia “Molto più di un pacchetto regalo”, un’avventura che coinvolge circa 5mila volontari in oltre 80 librerie. Se volete unirvi a noi, vi aspettiamo!