Partiamo dalle inquadrature: a figura intera, o in primo piano, donne e uomini sono rappresentati equamente. Ma quelle in posizione supina, a partire dalla scollatura, dal basso verso l’alto, con una percentuale del 9,9%, riguardano solo le donne. Passiamo all’abbigliamento: in generale l’immagine della donna non è eccessiva, con il 57,5% che indossa un abito sobrio. Tuttavia le presenze femmibili in biancheria intima sono al 6,8%, in abito succinto al 12,3%, una realtà che contribuisce a connotare di sensualità il ruolo della donna in tv. Parliamo dei risultati dell’indagine condotto da Gio-Osservatorio interuniversitario studi di genere per Co.re.com Lazio sulla figura delle donna nei media locali, in particolare monitorando quanto avviene in televisione. Una fotografia accurata che, se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, mostra un sostanziale bilanciamento nei numeri. Guardando ad esempio la presenza di conduttrici e conduttori nelle trasmissioni; le donne sono al 46% rispetto al 54% degli uomini. A guardare bene, però, ci sono singole sfaccettature, come la questione delle inquadrature o l’abbigliamento provocante o la presenza che per le ospiti donne è al 38% muta o di contorno, che denunciano la presenza di stereotipi difficili da estirpare. Uno scenario che ha portato il Co.re.com, dopo aver letto e analizzato i dati raccolti, a puntare sull’informazione e la formazione sul territorio che proseguirà per tutto il 2019. Quanto al ruolo dell’Agcom, come ha spiegato Ivana Nasti, direttrice del servizio ispettivo, registro e Co.re.com, l’autorità nazionale per le garanzie nelle comunicazioni, nel campo della parità di genere, “svolge attività di monitoraggio, con il tavolo sulla disinformazione istituito nel 2017, e di vigilanza”. L’indagine del Co.re.com Lazio, “è un’iniziativa molto interessante , è ora auspicabile un passo avanti con un’analisi di livello nazionale da parte dell’Agcom stessa”.
Il 38% delle ospiti donne nei programmi è presenza muta o di contorno.
Se in generale la presenza di uomini e donne nella conduzione è dunque bilanciata, con addirittura una lieve preponderanza rosa nei programmi di informazione (44,6% rispetto al 37,5% di analoghi programmi condotti dagli uomini), la percentuale femminile crolla nei programmi di approfondimento dove la conduzione da parte di sole donne scende al 14,6% rispetto al 31,9% dei soli uomini. Sale, invece, la guida femminile nella categoria varia che comprende attività di televendita, cartomanzia e gioco del lotto: è al 24,2% rispetto al 9,5% degli uomini. Nella presenza come ospiti nelle trasmissioni, gli uomini battono le donne con il 61% rispetto al 39 per cento. La percentuale femminile sale decisamente nei programmi d’intrattenimento dove si nota un certo bilanciamento (19,6% donne rispetto al 21,5% degli uomini). Nei programmi di approfondimento, invece, la presenza di sole donne è al 15,2%, quella maschile è il doppio di quella femminile (30,8%); nei programmi di informazione (donne al 10,9%) la presenza maschile è il triplo di quella femminile (33,1%) . Quanto alle competenze espresse o al ruolo ricoperto dalle ospiti all’interno dei programmi, le donne hanno un ruolo attivo inferiore a quello maschile: 61,4% di donne contro l’89,3% di uomini. E il 38,6% delle donne contro il 10,7% degli uomini costituiscono una presenza muta o di contorno.”Il problema – commenta Nasti dell’ Agcom – non è più tanto quantitativo bensì qualitativo. Se nei media la presenza e la rappresentazione delle donne è magari massiccia e paritaria in termini di numeri, nei contenuti può presentare un’immagine debole, o sessista, o stereotipica della donna. Il problema è culturale. E proprio per questo bisogna avere l’occhio attento ai cambiamenti dei costumi della società”. Compresi quelli che riguardano il ruolo degli uomini nella famiglia e nella società
Agcom: mirare a un intervento non sterotipico. Difendere la dignità come diritto
In generale la ricerca voluta dal Co.re.com Lazio sottolinea che si dovrebbero evitare immagini sterotipate che costringono donne e uomini in ruoli convenzionali e prevedibili, che ne limitano la libertà, influenzando e potenzialmente anche condizionando l’immaginario delle spettatrici e degli spettatori. Di fronte allo scenario attuale “le tutele che la regolazione deve approntare sono a difesa della dignità della persona come diritto. Non contro un particolare tipo di donna moralisticamente stigmatizzata. Sarebbe utile una riflessione sulla necessità di una ‘destrutturazion’ di tutti gli stereotipi: anche di quello che vede la donna come una categoria bisognosa di tutela e che la ingabbia così in ruoli rigidi e poco realistici. La verità è che ogni prevaricazione, ogni squilibrio, in un senso o nell’altro, a prescendere dal genere, vanno evitati”. L’attività di monitoraggio della ricerca ha coinvolto 12 emittenti locali distribuite sul territorio del Lazio: si va da Canale 10 a Gold tv, da Teledonna a Teleroma 56 e Teleuniverso.