“Ecco perché, da calabrese, sono orgogliosa di Mimmo Lucano”

Riace

Riace

Sono nata in Calabria 26 anni fa. Come tanti miei coetanei e come molti hanno fatto prima di me, sono partita da casa mia per inseguire un sogno e oggi vivo a Roma. La Capitale è un continuo susseguirsi di incontri e opportunità ma nonostante questo – ogni volta che torno a casa – riprendere il treno che mi porta lontano e mi fa raggiungere la mia nuova quotidianità è straziante. Perchè io la mia terra la amo, con tutta me stessa. La mia famiglia, le mie radici, il mio mare, ogni angolo di casa mi riempie gli occhi e il cuore di meraviglia e poesia.

Quando si parla della Calabria generalmente si ricordano gli inchini delle statue davanti ai boss, il lavoro che manca, gli scandali della politica e tutto quanto c’è di innegabile e negativo intorno alla punta dello stivale. Ma la mia Calabria non è solo questo. A volte, mi piacerebbe che tutti, soprattutto chi non la conosce, imparassero a guardare questa terra splendida e sfortunata come la guardo io: abbandonandosi alla bellezza. E non parlo solo di bellezza naturale, delle spiagge kilometriche e delle acque azzurre, dei giganti della Sila e delle feste patronali, di lungomari, colline, valli e fiumiciattoli. La nostra ricchezza più grande sta nella gente: nei sorrisi accoglienti, negli abbracci sinceri e nelle battute sempre pronte delle persone vere. Le persone come Mimmo Lucano.

Per una volta la mia regione grazie al sindaco di Riace è stata un modello, un simbolo di integrazione, accoglienza e giustizia. Per una volta siamo stati i primi tra gli ultimi, i più coraggiosi, quelli che non hanno avuto paura di fondere culture e tradizioni e si sono aperti al cambiamento. Di quella Calabria tutti potevamo essere fieri. Fino a qualche giorno fa, quando hanno deciso di toglierci anche l’orgoglio. Il sindaco di Riace è oggi agli arresti domiciliari per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. È stato additato come uno dei responsabili del business dei migranti, quasi come se fosse tra quelli che lucrano sulla tratta degli esseri umani. Ma mai nell’indagine si legge che Mimmo Lucano ha agito per interesse personale. Si è mosso solo per ciò che la naturale legge umana – che a volte vale molto più del diritto – gli ha suggerito. Ha commesso un reato di solidarietà e per questo è stato punito.

Noi calabresi siamo un popolo da sempre costretto a partire. Abbiamo nonni, cugini e zii che decenni fa hanno attraversato l’oceano con le loro valigie di cartone per cercare fortuna in America. Oggi vediamo fratelli e amici andare via o siamo noi stessi a partire con gli zaini pieni di libri e sudore, pronti a spendere altrove i titoli conquistati con fatica perché la nostra terra troppo spesso non sa apprezzarci. Piú di ogni altro sappiamo cosa vuol dire lasciare quei vicoli e quelle spiagge che ci hanno visti crescere diventando nostro porto sicuro. E più di ogni altro capiamo quanto è importante trovare al nostro arrivo – ovunque esso sia – qualcuno che ci accolga e ci faccia sentire quasi come a casa nostra. Questo ha fatto Mimmo Lucano: ha reso la sua comunità una grande casa, ha fatto ciò che un sindaco – come un buon padre di famiglia – dovrebbe fare. È lui che ha permesso ai bambini arrivati dal mare di sedere sui banchi accanto ai bambini nati a Riace e oggi è merito suo se i piccoli africani riescono a parlare il calabrese meglio di me che in Calabria ci sono nata. Ha creato occupazione, ha riaperto le botteghe, ha fatto ripartire la vita e l’economia di un borgo che sarebbe invece stato abbandonato a se stesso e al suo destino come è capitato tante altre volte. Ha violato la legge, dicono, con matrimoni “combinati” e carte d’identità ottenute senza un regolare permesso di soggiorno. Forse ha semplicemente trovato il suo modo “fuorilegge” per rispondere alla burocrazia e ai restringimenti che stanno rendendo il nostro Paese sempre più insensibile e lontano dai concetti di democrazia e umanità.

Come ci ha insegnato Antigone sui banchi di scuola, c’è un’immensa differenza tra legge e giustizia e in quello che ha fatto Mimmo Lucano non c’è da vergognarsi. La vergogna della mia Calabria sono gli imprenditori che a Gioia Tauro sfruttano la manodopera clandestina a un costo ridicolo; è una tratta autostradale infinitamente incompiuta; sono gli ospedali che chiudono, i concorsi su posti di lavoro inesistenti e l’alta velocità che si ferma a Salerno, come a Eboli si era fermato Cristo. La vergogna di questa terra sta nella malapolitica che per anni ha speculato, mangiando i sogni dei suoi figli che oggi vede partire, non in un primo cittadino che ha fatto della disobbedienza civile la sua politica. Per questo oggi, domani e sempre #IoStoConRiace #IoStoConMimmoLucano.

Maria Francesca Amodeo
Allieva dell’8 Master in giornalismo politico ed economico alla Business School de IlSole24Ore

  • dino di giorno |

    MA per me stai fuori…la CALABRIA bella è ben altro che Lucano..

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