“Ho iniziato a giocare che ero una bambina alta come una spiga di grano, palla sotto al braccio e la voglia di prendermi il mondo”.
Arianna Pomposelli, atleta di punta della Nazionale italiana di calcio a 5 e dell’Olimpus Roma, alla vigilia delle qualificazioni degli europei di futsal (calcio A5) ha la stessa determinazione di quando ha cominciato. Sul suo profilo Facebook continua così: “una lotta continua in mezzo a mille maschi, ma mi bastava una palla nient’altro”.
Arianna, classe 1991, grazie alla passione del padre per il calcio A5 ha iniziato a giocare molto presto: già a quattro anni inseguiva il pallone assieme ai maschietti. Compiuti i docici anni il regolamento le ha imposto il passaggio in una squadra femminile, scelta non facile all’inizio, dato che di calciatrici nei vari campionati non ne aveva mai viste e temeva il deserto dei tartari e la fine della sua passione. Timori fugati al suo arrivo al Futsal Ciampino una squadra di serie C (massima serie esistente in quel momento) e poi alla Virtus Roma calcio a 5 femminile, dove ha giocato per sei anni.All’età di diciannove anni ha preso la valigia ed è andata in Abruzzo con il Montesilvano per due anni, poi è tornata a Roma con l’Acquedotto calcio a 5 fino allo scorso anno, quando è entrata nell’Olimpus Roma. Ha vinto due volte la “supercoppa italiana” e partecipato a moltissime finali.
In tutto questo peregrinare Arianna ha frequentato la scuola e si è iscritta alla facoltà di Lettere, insomma una vita “normale” da giovane ma sempre calciando palloni. Una cosa che, come precisa, le è stato possibile fare grazie alla sua “amatissima famiglia”: “Sono riuscita a coltivare la mia passione grazie a mia madre che mi ha insegnato quanto è importante credere nei propri sogni e che da quando sono piccola mi sostiene in giro per l’Italia e per il mondo. Quest’anno abbiamo giocato la Champions League in Olanda con l’Olimpus Roma ed è venuta a vedermi insieme a mia sorella, mamma di Noa la mia nipotina. Ho sempre pensato che chi ha dietro una grande famiglia può ottenere risultati incredibili. Per questo, gran parte del merito di tutti i traguardi che sono riuscita a raggiungere li devo alla mia famiglia sempre presente e sempre pronta a sostenermi”.
Nonostante la sua passione sia enorme, Arianna ammette a malincuore che non si può, a oggi, vivere di calcio, ma lo racconta con il sorriso perché è comunque entusiasta delle sue scelte: “La mia vita è stata ed è sport, studio e lavoro. Non ho mai vissuto solo di sport visto che per noi giocatrici è complicato mantenersi solo con lo sport. Ma non mi lamento, amo giocare a calcio e mi piace il lavoro che faccio. Da quattro anni sono allenatrice di bambini e ragazzi e porto avanti questo impegno con dedizione e passione”.
Ma quello che colpisce in Arianna, oltre alla forte passione, che accomuna tutte le grandi atlete, è il progetto che ha creato e che porta avanti gratuitamente da tempo: ‘Be brave’. che ha l’obiettivo di coinvolgere bambine nella disciplina sportiva del calcio A 5.
Arianna lo ha plasmato pensando alla sua nipotina Noa di 4 anni e a tutte le bambine che si limitano nel gioco del calcio perché vincolate dagli stereotipi di genere. “Noa fa danza e gioca a calcio e quando sarà grande deciderà cosa le piacerà di più”, racconta . “Penso che dovrebbe essere così per tutte le bambine, cioè che tra le opzioni dovrebbe esserci il calcio e qualsiasi sport. Ognuno dovrebbe essere libero di poter scegliere dopo aver provato tutto e non solo ciò che è imposto culturalmente. Da sempre il calcio A 5 – proprio come il calcio in generale – è considerato uno sport prettamente maschile perché culturalmente i giocattoli e gli sport sono ancora trattati e acquistati in base al genere. ‘Be brave’ si propone di abbattere questi muri, con un calcio a tutto ciò che è convenzionale”.
Con il suo progetto Arianna tenta perciò di mettere un pallone al piede di ogni bambina per lasciarla libera di scegliere cosa farci. L’entusiasmo di Arianna trapela dalle sue parole: “E’ un’idea che con cura e dedizione ho trasformato in qualcosa di reale e continuo a coltivarla con passione come fosse un sogno. Ci sono già stati diversi appuntamenti e diverse scuole calcio mi stanno chiamando per portare ‘Be brave’ un pò dappertutto. Mi ha regalato grandi emozioni ogni volta diverse e nuove. Ma d’altronde si sa che quando si uniscono passione e sport il risultato è sempre straordinario”.