Si avvicina la “festa della mamma”: un buon momento per parlare della condizione della maternità in Italia. Come ogni anno, a fare il punto sulla condizione della madri in Italia è il rapporto di Save the Children, e non fa sconti. “La maternità in Italia rappresenta ancora una sfida nella quale le madri sono vere e proprie equilibriste tra la vita privata e il mondo lavorativo. Occorre passare da interventi spot e una tantum ad un piano strutturato di sostegno, mettendo finalmente in rete le diverse risorse disponibili, a livello regionale, nazionale ed europeo», osserva Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
Il tema è attuale: sono donne quelle che fanno i bambini, come sono donne quelle che vengono molestate, che si uniscono alle fila dei #metoo, che subiscono violenze fisiche o psicologiche… quelle che faticano a trovare un lavoro stabile, a fare carriera, ad essere retribuite equamente. Donne che fanno notizia anche perché la maternità non “entra” nella nostra società: è considerata un fenomeno anomalo, non previsto dalla vita pubblica, che se “ce la fa” viene premiata con riconoscimenti e titoli sui giornali, tanto è normale che invece ne resti esclusa.
Per caso, in questi giorni mi trovo a parlare di maternità e lavoro a Istanbul: una conferenza gremita di donne, in parte disoccupate, in parte HR di aziende. La musica è identica.
Le donne raccontano di “essere uscite” dal mondo del lavoro per avere dei figli, e poi di come rientrare sia stato “naturalmente” difficile: una scalata, spesso riuscita grazie a corsi di autostima, attività di volontariato (leggi: lavorare gratis pur di rientrare nel giro), capi illuminati, colpi di fortuna.
Questo riguarda centinaia di migliaia di donne in ogni Paese del mondo in cui le donne lavorano: riguarda milioni di donne nel mondo e, per quanto folle sia l’idea, succede ogni giorno da decine di anni senza mostrare segni di miglioramento.
Se stessimo parlando solo in termini economici, sarebbe un vero e proprio fallimento del mercato. Se invece, come dovrebbe essere, i termini fossero politici, sarebbe immediato comprendere che il conflitto tra maternità e lavoro non ha ragioni biologiche né tecniche, non ha effettivamente ragione di essere: siamo di fronte a un conflitto di carattere prevalentemente culturale. Le cose stanno così perché tutti gli attori del sistema le vedono così e quindi le rendono così: madri “da aggiustare” per poter calzare il mondo del lavoro.
Eppure… sono solo io che vedo ovunque segnali del fatto che basterebbe tradurre in modo diverso molte tendenze già in atto e la maternità “calzerebbe” in ben altro modo? L’ultimo esempio è proprio di questa settimana: l’Harvard Business Review, la “bibbia” del management occidentale, ha pubblicato un articolo dal titolo “Perché le persone di talento non usano i propri punti di forza”. Le aziende ci sbattono la testa: quante risorse sprecate!
L’autrice, nota consulente americana, parte dal fatto che spesso le persone sul lavoro non fanno ciò che sanno fare meglio. Come se lavorare bene dovesse per forza richiedere uno sforzo, le persone finiscono col fare lavori che non sfruttano i loro talenti naturali, sottovalutando questi ultimi o relegandoli ad attività in cui rivestono ruoli meno professionali. Attivare i propri talenti nascosti – e quelli degli altri – richiede un’attività tutto sommato poco costosa: guardare meglio. Come fare? Ecco i tre suggerimenti di Whitney Johnson:
1) Scopri che cosa ti esaspera. Ci sono cose che ti sembrano “troppo facili” e quando gli altri non riescono a farle perdi quasi la pazienza? Potrebbero effettivamente non essere cose così facili, e nascondere un tuo talento speciale, un tuo superpotere…
2) Quali complimenti minimizzi? Quando qualcosa ci viene particolarmente bene e facile, tendiamo a minimizzarla. Siamo talmente abituati a farla bene! Eppure gli altri la notano: domandiamoci come mai.
3) A che cosa pensi quando non hai niente a cui pensare? Rimuginare su qualcosa indica che per te è importante, il tuo cervello non può fare a meno di pensarci. Se è così importante per te, è segno che forse ti viene anche molto bene.
Ecco, forse invece di “aggiustare” le madri (e in generale chi ha altro al di fuori della sfera lavorativa: altro a cui tiene, che lo impegna e ravviva), si potrebbe provare a cambiare occhiali per vedere insieme a loro i talenti nascosti che una vita ricca e complessa genera. Economicamente, politicamente e socialmente parlando, si tratterebbe di una soluzione win-win.