“Bambini, oggi vi spiego come si calcia un pallone”.
Potrei spiegare loro come bilanciare il peso, come stare in equilibrio su una gamba e scaricare la forza potenziale sull’altra. Potrei raccontare come coordinarsi in modo efficace, tenendo il baricentro basso, non piegandosi troppo in avanti, né troppo indietro. Potrei descrivere quanto è bello e liberatorio il tiro, quanto è divertente e quanto è migliorabile.
Potrei. Eppure, nella realtà, dopo questa accurata lezione, sono certa che ogni bambino avrà un modo di calciare del tutto personale. Questo principio è applicabile ad ogni tipo di argomento. Nella realtà, ad esempio, troveranno l’equilibrio, magari fallendo qualche tiro; capiranno come dosare la forza con tempi e modi diversi, allenandosi a trovare la maniera più efficace per calciare con più forza. Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni lezione, ogni insegnamento se non accompagnato dall’esperienza sensoriale ed emotiva, diventa meno efficace. Inoltre, provando realmente a calciare il pallone, in uno spazio all’aperto, magari, i bambini assimilano le emozioni che accompagnano il gesto, potranno misurarsi, competere, arrabbiarsi, riprovare, divertirsi, sorridere.
Le parole e le competenze sono necessariamente legate alle emozioni e il cervello è dotato di una capacità incredibile di memorizzazione di immagini, parole, suoni. Eppure, il processo di apprendimento parte sempre da un’emozione e quindi dalla sperimentazione attraverso i sensi. Se posso toccare, sentire, emozionarmi, allora le informazioni verranno assorbite in modo più profondo, quasi indelebile. D’altronde vale anche per noi adulti: i ricordi che conserviamo sono quasi tutti legati ad un’emozione, sia essa gradevole o spiacevole.
L’educazione affettiva ed emotiva viene spesso vista come un arricchimento rispetto alla trasmissione delle competenza, ma hanno, invece, pari valore. Non può esistere l’una senza l’altra. Curare le emozioni, durante il processo di apprendimento significa stimolare la parte emozionale dei bambini, che è fondamentale, nello sviluppo della persona. Diventa anche un modo per prevenire futuri fenomeni sociali spiacevoli come aggressività, bullismo, ostilità, discriminazione di genere, comportamenti violenti. Curare l’esperienza sensoriale, inoltre, significa vivere le conoscenze, che quasi per magia prendono forma, assumono sostanza e si impregnano nella mente in modo sicuramente più efficace.
Come me, ne è convinta Roberta Angeletti, insegnante e autrice del libro per bambini “Con le ali”: è un piccolo esempio di come l’interattività e la possibilità di sperimentare con tutti i sensi, permetta anche ai più piccoli di imparare e riflettere su temi importanti. Curato sin nei minimi dettagli, dalla scelta dei colori, agli inserti, alle applicazioni sulle quali i bambini possono intervenire, “Con le ali” vuole compiere il primo passo di un progetto complesso dal nome “Senti senti quel che so sui sentimenti”, un’ occasione di riflessione su temi fondamentali come la libertà, l’amore, la timidezza, la rabbia, sentimenti che fanno parte della vita di ogni individuo sin dalla tenera età. Per farlo, l’autrice ha lasciato spazio all’azione dei suoi giovanissimi lettori, che possono quindi intervenire sulle pagine scrivendo o disegnando, trasformando il libro in un diario personale. La casa editrice Splēn Edizioni ha avviato una campagna di raccolta fondi su Kickstarter.com., una piattaforma di Crowfunding, attraverso la quale vuole dare luce proprio a “Con le ali”.
Insegnare, vuol dire lasciare un segno e quando un bambino ha la possibilità, a sua volta di interagire con ciò che impara, avrà la grande occasione di crescere in modo armonico, sia dal punto di vista cognitivo che emozionale e affettivo.