Sono passati oltre tre mesi dal via libera del Governo italiano al piano strategico anti violenza maschile sulle donne voluto da Maria Elena Boschi. Le elezioni politiche non hanno espresso una chiara compagine governativa. E’ doveroso a questo punto chiedersi che cosa è stato fatto e che cosa ne sarà del primo piano strutturale pensato per sconfiggere alla base, in adesione ai Principi della Convenzione di Istanbul, la piaga della violenza sulle donne.
Fondato sui tre pilatri della prevenzione (attraverso la formazione e l’istruzione), della protezione delle vittime e della punizione dei colpevoli, il piano è accompagnato da nuove linee guida per gli ospedali. Il progetto è affiancato anche dalla previsione di rilevazioni puntuali del fenomeno, grazie agli accordi con l’Istat, e dalla realizzazione della mappatura ufficiale dei centri ad opera del Cnr che monitorerà anche i passi avanti nella strategia di lotta al fenomeno. Lo abbiamo chiesto al Dipartimento per le Pari Opportunità D.i.Re Donne in Rete contro la Violenza, l’associazione nazionale che raccoglie 80 centri antiviolenza.
Il punto del Dipartimento per le Pari Opportunità
- A che punto siamo? Il Cnr ha mandato le schede-obiettivo a vari ministeri e amministrazioni coinvolte (che dovranno rispondere entro il 15 marzo) . Nelle schede le amministrazioni dovranno specificare gli interventi previsti, articolati in funzione dei pilastri e delle priorità del piano. Inoltre, sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le linee guida per trattare i casi di donne vittime di violenza, linee previste dal Piano: tutte le asl e le aziende ospedaliere dovranno adeguarsi entro un anno.
- Formazione: è stato firmato un accordo con la Polizia di Stato del valore di 200mila euro il 29 dicembre scorso.
- Finanziamento: la Finanziaria ha previsto 35,4 milioni per la lotta alla violenza. I soldi andranno ai centri antiviolenza per una parte e per una parte al piano. Il precedente piano del governo per il biennio 2015-16 è stato alimentato con circa 40 milioni di euro, più circa 10 milioni annui ai centri antiviolenza, per una media di 30 milioni annui complessivi. Tuttavia, fanno notare al Dipartimento, il piano si fonda anche su un meccanismo per cui arriveranno altri finanziamenti anche dalle varie amministrazioni coinvolte. Finanziamenti che quindi andranno sommati ai 35 milioni.
- Istat ha messo on line una piattaforma dedicata alle violenza. L’obiettivo è fornire informazioni e indicatori di qualità, che permettano una visione di insieme su questo fenomeno, attraverso l’integrazione di dati provenienti da varie fonti quali Istat, Dipartimento per le Pari Opportunità, Ministeri, Regioni, Centri antiviolenza, Case rifugio ed altri servizi come il numero verde 1522. Vengono messi a disposizione documenti sulle politiche italiane ed europee di contrasto alla violenza, sulla prevenzione, su attività formative nelle scuole e presso gli operatori, oltre che report statistici e di analisi.
- Cambio ai vertici del Dipartimento post elezioni: a breve Giovanna Boda, a capo del Dipartimento per le Pari opportunità, lascerà il suo posto per tornare a lavorare al Miur. Resterà al lavoro la squadra che al Dipartimento ha lavorato sul piano, tra cui Lucia Annibali ma per avere un nuovo capo bisognerà aspettare il nuovo Governo.
Cosa ne pensano le associazioni? Il punto di vista di D.i.Re Donne in Rete contro la Violenza (risponde la presidentessa Raffaella Palladino)
- A che punto siamo? Il piano del Governo non è stato approvato in maniera ufficiale, sarà molto difficile anche solo pretenderne l’applicazione. Per esempio le linee guida per gli ospedali sono state pubblicate in Gazzetta ufficiale, ma il piano? Così come stanno le cose rischia di restare una mera dichiarazione di intenti generale. La situazione non ci sembra per nulla positiva, i dubbi e le perplessità che avevamo segnalato in sede di consultazione per il piano stanno purtroppo trovando conferma.
- Formazione: ben vengano gli accordi con la Polizia, che è già uno degli ambiti in cui si fa maggiore formazione. Ma chi fa formazione? Su quali punti? Il punto non è formare su competenze tecnico-giuridiche ma cambiare mentalità. Dobbiamo dire che, sul fronte dei pilastri della Prevenzione (di cui la formazione fa parte) e su quello della Protezione la tutela per le donne è ancora molto lontana dall’essere efficace. Troppe le donne a cui non viene dato credito, le denunce non hanno seguito, nei tribunali sono vittimizzate. Le donne vittime di violenza non trovano ancora una rete di servizi in grado di tutelarle soprattutto perché, come nel caso della donna di Cisterna di Latina, anche quando chiedono aiuto la loro parola non ha un peso e non ha un valore.
- Finanziamenti: innanzi tutto dobbiamo ricordare che dei 40 mln del piano 2015-2016, secondo la Corte dei conti, è stato speso solo il 6%. Il punto, per noi, è che al momento non abbiamo neanche accesso alle informazioni sui finanziamenti che ci spetteranno. Il problema è l’individuazione delle priorità individuate nel piano, che vengono poi disattese non tanto nello stanziamento quanto nell’allocazione delle risorse, come nel caso dell’ultimo avviso pubblico in cui gli i 10 mln previsti hanno visto un notevole aumento di risorse (9,8 mln in più) che sono state destinate però prevalentemente a sostenere “progetti di animazione, comunicazione e sensibilizzazione territoriale” (da 2,9 a oltre 11 mln) per la quale non erano previsti criteri di selezione per gli enti proponenti, mentre per esempio aumentano di pochissimo (da 3,9 a 4,4 mln) le risorse dedicate ai progetti finalizzati a migliorare le modalità di inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza e ai progetti volti a migliorare le capacità di presa in carico delle donne migranti, temi considerati prioritari nel piano. Il nodo dei finanziamenti resta, la dispersione di risorse tra un ente e l’altro è enorme. C’è bisogno impellente sul territorio di case rifugio, sono pochissimi i luoghi dove le donne vittime di violenza possono andare con i loro figli, ma i fondi sono distribuiti a livello di enti locali e spesso se ne perde traccia.
- Istat: sul fronte dei dati e del lavoro per esempio del Cnr vediamo che i centri antiviolenza vengono solo “convocati” a cose fatte, mentre sarebbe più utile un lavoro maggiormente coordinato.
- Cambio ai vertici del Dipartimento post elezioni: cambieranno nuovamente tutti gli interlocutori istituzionali, tutti coloro che hanno redatto il piano. Resterà l’Osservatorio a quanto pare, ma l’incognita è alta. Il nuovo capo Dipartimento sarà emanazione del nuovo Governo, quindi l’incognita è forte e non possiamo non essere preoccupati. Detto questo, il lavoro dei centri antiviolenza prosegue sul territorio da 30 anni nonostante le difficoltà e così continueremo a fare.
(post a cura di Simona Rossitto e Chiara Di Cristofaro)
L’ebook a cura di Alley Oop #HoDettoNo – Come fermare la violenza contro le donne, uscito nel novembre scorso e scaricabile gratuitamente sul sito del Sole 24 Ore, descrive nel dettaglio le proposte del Governo contenute nel piano e lo stato di fatto di risorse e finanziamenti. Nel testo, inoltre, il confronto con gli altri Paesi, le storie di donne che sono riuscite a reagire e gli strumenti da implementare per la lotta contro la violenza sulle donne.