Mentre negli Stati Uniti d’America si portano avanti battaglie per welfare privato e congedo parentale, l’Europa si muove in ordine sparso sui congedi di paternità e la segreteria del PD in Italia vara il suo “dipartimento mamme”, la Finlandia spariglia e grazie a DNA, un operatore di telefonia mobile, allarga il congedo parentale anche ai nonni, concedendo loro una settimana retribuita. Al momento pare essere un’iniziativa sperimentale di welfare aziendale, ma intanto la prima dipendente dell’azienda, Maarit Jakobsson, ha già potuto godere di una vacanza con i suoi nipoti.
Sicuramente la Finlandia gioca un ruolo di faro a livello mondiale nelle politiche familiari e di conciliazione fra lavoro e vita privata, ma gode anche dell’attivismo della Family Federation of Finland che promuove il dibattito pubblico su questi temi e il dialogo fra impresa e lavoratori e fra aziende e Stato, e che non poco ha contribuito alla scelta di DNA. Questo loro ennesimo esperimento forse non sorprende più di tanto, ma ha le potenzialità per diventare una rilevante affermazione pubblica del ruolo dei nonni e del loro contributo al ménage familiare.
Di più ancora, credo sia uno dei tanti segnali dell’affermazione che il ruolo di caregiver non debba più essere solo una prerogativa materna o femminile e che i tempi siano maturi per considerarlo un costume trasversale ai generi, una responsabilità genitoriale, anzi parentale, nel senso più esteso.
Certo anche in Italia i nonni godono di un ruolo primario; secondo Senior Italia FederAnziani sono circa 12 milioni con un’età media di circa 55 anni e una percentuale consistente di loro – circa il 26% – si occupa quasi quotidianamente dei nipoti, spesso contribuendo anche economicamente alle spese di famiglia. Forse anche per questi motivi, dal 2013 la legislazione italiana riconosce loro un diritto oggettivo, quella della salvaguardia dell’affettività, infatti, anche in caso di separazione dei genitori, hanno la possibilità “di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni”. Se sia un diritto solo su carta non so dirlo, ma sicuramente si tratta di un avanzamento significativo all’interno di un diritto di famiglia non proprio all’avanguardia.
Soprattutto in questi mesi estivi, quando grazie ai nonni tanti dei nostri figli possono allontanarsi dalla città e trascorrere settimane di vacanza in attesa delle ferie dei genitori, il nostro pensiero va a loro e raccontare la storia di Maarit Jakobsson è il miglior tributo all’importanza che hanno nelle nostre vite e che hanno avuto nella nostra infanzia.