I genitori single in Italia sono quasi 2,5 milioni e meno del 2% è un uomo. Sicuramente è un dato sporcato dalla disciplina del domicilio prevalente, ma fotografa sufficientemente bene lo stato dell’arte della paternità, solidamente ancillare alla maternità. Ancora di più, il ruolo di padre a lungo è stato sovrapposto completamente a quello di breadwinner e ancora adesso risente culturalmente di quel retaggio, tanto che in alcuni casi essere padri è una forma di assenza giustificata. Se infatti torniamo ai padri separati, scopriamo che molti sono assenti: il 14,2% vede i figli qualche volta al mese, il 13,9% non li vede neanche una volta all’anno.
Perché tanto parlare dei separati? Da una parte perché rappresentano una cartina tornasole di quello che nelle dinamiche familiari pare meno evidente, dall’altra perché, come piace dire a un mio caro amico, “i padri separati e le coppie gay hanno le potenzialità per essere il terreno di sperimentazione di nuove forme di paternità, perché mettono in discussione il ruolo tradizionale delle madri”.
Le famiglie italiane stanno cambiando molto e molto rapidamente, rivedendo il peso dei ruoli, costruendo modelli spontanei di mutualità utili a conciliare vita privata e lavoro. Stanno emergendo richieste pubbliche legate a nuovi o rinnovati modelli di genitorialità. In tutto questo i padri stanno guadagnando in consapevolezza del ruolo, rafforzando il ruolo di caregiver e agevolando i processi che auspicabilmente porteranno a una più compiuta parità di genere. Eppure c’è un aspetto scomodo che riguarda la crescita del ruolo dei padri. Perché se i padri pretendono maggiori spazi e riconoscimenti, se crescono nella cura e nella presenza, i destinatari di queste rivendicazioni non sono solo la politica e il lavoro, ma anche le madri. Saranno pronte le madri a vedere eroso il loro ruolo in favore dei padri? Sapranno affrontare quella che potrebbe diventare una nuova “competizione fra i sessi”?
La paternità compiuta è una sfida alle prerogative materne e i conservatori su queste cose hanno le antenne sensibili. Intanto però cominciamo a conoscerci e riconoscerci. Il questionario di Alley Oop, con Maam e Piano C, è una buona partenza, le domande fanno emergere bisogni. Poi magari le risposte. Buona fortuna a noi.