L’educazione di genere, o meglio l’educazione affettiva sta per approdare sui banchi di scuola. Dopo due anni di polemiche dai primi disegni di legge, la nuova formazione in tema di rispetto delle differenze di genere sta per diventare realtà. Il governo, infatti, presenterà a breve le linee guida per introdurre l’educazione all’affettività, e la formazione degli insegnanti sul tema, nelle scuole italiane. Lo ha spiegato la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini intervenendo ad un dibattito sul tema al “Tempo delle donne”: “I tempi sono le prossime settimane, direi la prima metà di ottobre come periodo ideale, perché è un lavoro praticamente concluso. La declinazione dei principi è chiaramente espressa nel comma 16 articolo 1 all’interno della legge de La buona scuola, ma non in forma prescrittiva e con un’attenzione a un quadro di riferimento generale che specifichi quale sarà il progetto formativo per gli insegnanti, il progetto educativo che poi le scuole, in totale autonomia, come la legge indica, potranno tradurre in diversi tipi di attività”.
Ma cosa dice il comma 16 della legge La buona scuola?
"Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunita' promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parita' tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all'articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013."
In altre parole, i principi del comma sono la diffusione di una cultura delle pari opportunità
in tutte le scuole italiane, il contrasto a ogni forma di discriminazione e di violenza di genere: “significa cultura del rispetto, consapevolezza di sé, essere finalmente anche a scuola nella condizione di parlare di questi argomenti, avendo con gli insegnanti un rapporto aperto e gli insegnanti preparati a poterlo fare. Questo è il nostro obiettivo e sono convinta che sarà una svolta veramente fondamentale” ha spiegato il ministro. Quello dell’educazione alla affettività “sarà un tema obbligatorio” per gli insegnanti, “un tema strutturale dentro il pacchetto delle priorità insieme alla scuola digitale, le competenze linguistiche e tutto il resto. Le risorse ci sono perché abbiamo per la formazione degli insegnanti 40 milioni strutturali permanenti all’anno, ci sarà un segmento che non so quantificare oggi dedicato anche a questo aspetto” ha concluso Giannini.
L’iniziativa di cui ha parlato la ministra non ha nulla a che fare con l’educazione di genere all’esame della Commissione Cultura e proprio per questo Giannini ha usato i termini “educazione affettiva. Altra cosa, infatti, sono le proposte di legge, come quella firmata di deputati Tentori e Braga, nella quale si legge: “In particolare è necessario favorire una formazione che permetta a ogni studentedi decidere e di costruire la propria identità, nella serena accettazione del proprio genere, e in modo da assumere una concezione della realtà che integri, la conoscenza e la valorizzazione etica della stessa”. Una frase che apre la porta a quanti credono che si parli di teoria gender, nell’accezione americana dei termini. Tanto che, ad esempio, l’Associazione genitori scuole cattoliche, durante l’audizione alla Commissione Cultura e Istruzione per l’esame delle proposte di legge, ha ricordato che la Costituzione impone “alla famiglia di istruire ed educare i figli e alla Repubblica di agevolare la famiglia nell’adempimento dei compiti relativi”, criticando aspramente il disegno di legge e definendolo incostituzionale.
Tornando, invece, all’educazione affettiva, di cui la ministra parlava, si tratta di un primo tassello per combattere fin dall’età scolare gli stereotipi e prevenire così anche la violenza contro le donne, che troppe vittime sta facendo negli ultimi anni. Un’iniziativa lodevole, che dovrebbe veder metter da parte le polemiche sterili. A scuola ogni insegnante fa già educazione affettiva, anche se in modo involontario. Il mio professore di filosofia del liceo era gay e ha sempre parlato in modo assolutamente naturale del suo compagno Pino. E sapete cosa ci colpiva: non che due uomini stessero insieme, ma che un professore di filosofia si fosse innamorato di un operaio dell’Alfa Romeo. Una grande lezione di affettività quest’ultima.