Ha fatto notizia il recente caso di una 27nne inglese, che si è presentata per un incarico da receptionist in PricewaterhouseCoopers alla City di Londra, ed alla richiesta dell’azienda di indossare i tacchi come parte della sua divisa da lavoro, si è rifiutata, considerandola ridicola e sessista (come anche la richiesta di truccarsi e di rispettare alcune nuance colore per lo smalto delle mani).
Quello che era da parte di PwC una richiesta di buon senso legata ad una figura (la receptionist) che è anche il biglietto da visita dell’azienda stessa (non un negozio di casalinghi o un’officina, ma una prestigiosa società di consulenza), è diventato un polverone mediatico, tanto da portare alla raccolta di firme per presentare in Parlamento la richiesta di una legge che vieti di tacchi al lavoro.
Un eccesso al contrario.
Vietare il tacco in ufficio per legge? E perché? Chi ha detto che tante donne non desiderino – o necessitino – di qualche cm per aiutare statura e autostima, ad esempio? Siamo onesti: le scarpe decolleté dai 5 ai 7 cm sono eleganti e professionali, e per alcune funzioni, o alcune situazioni lavorative, non possono che giovare e rafforzare il messaggio.
Sì, perché i tacchi richiesti nel caso citato erano minimo 5 cm, un’altezza che francamente può solo donare al portamento e di certo non provocare dolori al piede (escludiamo i tacchi a spillo e pensiamo ad un tacco più largo, ed escludiamo ovviamente il caso di eventuali patologie del piede dove la scelta si impone per ragioni di salute).
E cosa dire allora degli uomini che sono costretti a rasarsi e portare la cravatta tutti i giorni? O portare scarpe chiuse e calze anche d’estate? Si tratta sempre di codici comunicativi, uomini o donne che siano. Allora si capisce subito che il tema delle ‘discriminazioni’ (per lei, ma anche per lui) va ben oltre il semplice tacco.
L’argomento non è nuovo, si dibatte già da anni sul tema legato al tacco in ufficio. E sicuramente è condivisibile e comprensibile il bisogno di tante donne di sentirsi più libere di scegliere e di sentirsi più comode. E’ proprio una delle macro-tendenze della società attuale, quella di unire sempre più il formale e l’informale nel vestire quotidiano, e quindi è giusto poterlo declinare anche nelle situazioni lavorative. Declinare, ovvero saper adeguare una scelta di praticità con un obiettivo di professionalità.
Ma di scarpe torneremo a parlare presto. Dopo essere tornati, martedì prossimo, sul tema dress code da inviti.