Oikos in difesa degli ultimi paradisi del pianeta

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Mozambico

Nella vita succede che ci si può innamorare di un progetto e di una visione e di mettersi al lavoro per tradurre queste idee in realtà concreta. Ciò avviene di solito con una comune attività imprenditoriale che diventa sogno individuale e dimostrazione di successo. Ma come ci si regola quando questo progetto riguarda il mondo in cui viviamo? Quando ha a che fare con la tutela dell’ambiente e della biodiversità? Nel 1996 un gruppo di biologi e naturalisti ha messo insieme idee, passione e know-how per dare vita ad un’iniziativa che oggi – a ventidue anni di distanza – non ha ancora smesso di trasmettere entusiasmo e voglia di fare. L’hanno chiamata “Oikos”, dal greco “casa”, perché la Terra è la casa di tutti ed è dovere di ciascuno prendersene cura nel migliore dei modi. Ecco come.

Tutelare la biodiversità

L’Istituto Oikos è un’organizzazione no-profit laica ed indipendente, impegnata in Italia, in Europa e nel resto del mondo al servizio dell’ambiente, per favorire uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Ovvero, per dimostrare che l’economia può andare a braccetto con l’etica e con la tutela dell’ambiente. Un miraggio? Un’utopia? Nient’affatto, a giudicare dai risultati. Basta guardare il sorriso dell’agricoltrice del Mozambico o di un pastore Masai della Tanzania. Tutelare la biodiversità significa nient’altro che salvaguardare le risorse naturali del nostro pianeta. «Quando nel 1996 Istituto Oikos ha avviato i suoi primi progetti – spiega la presidente Rossella Rossi nella presentazione dell’ultimo report – la biodiversità sembrava una tematica di nicchia, riservata a pochi appassionati. In soli 20 anni è diventata una tessera irrinunciabile di quel cambio di paradigma considerato sempre più urgente nelle agende delle organizzazioni internazionali e dei governi di tutto il mondo».

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Il 2017 appena passato è stato un anno importante, in cui Oikos ha messo a segno un’importante serie di progetti, lavorando con una rete di 128 soggetti, tra partner pubblici e privati. Tra i 55 progetti avviati e monitorati figurano la tutela dell’orso del sole in Myanmar, dello stambecco del deserto in Libano, i monitoraggi ambientali in aree protette e il miglioramento della gestione del territorio in contesti fragili come il bacino del fiume Olona, in Lombardia. Oggi è più che mai evidente che l’attuale modello economico non è più sostenibile per un lungo elenco di motivi, a cominciare dalla salvaguardia dell’ambiente, passando per le disparità di reddito tra le popolazioni nel mondo. Per questo integrare una filiera che tuteli la biodiversità e valorizzi le tradizioni locali, ottimizzare le risorse economiche e lavorative può essere davvero la chiave di volta per assicurare un futuro meno incerto alle generazioni che verranno. Non è facile, ma è una strada perfettamente percorribile. «Abbiamo valorizzato l’importanza dell’agrobiodiversità, per promuovere una dieta più sana e sistemi di produzione più stabili e sostenibili – aggiunge Rossi – abbiamo sostenuto modelli di turismo responsabile, che prevedono la partecipazione attiva delle comunità locali e associano ospitalità, ricerca scientifica e scambi culturali. Il nostro agire locale, alla scala propria di un’organizzazione delle nostre dimensioni, è stato sempre strettamente connesso con il grande scenario internazionale. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, l’Accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sulla Biodiversità rappresentano, insieme alle politiche nazionali e regionali, il nostro punto di riferimento. Per contribuire ai grandi temi della governance dell’ambiente, sia in termini di apporto di esperienze e best practice che in termini di partecipazione al dibattito nazionale e internazionale».

Attualmente Oikos conta, oltre agli uffici centrali di Milano, sedi in Mozambico, Tanzania, Myanmar, dove c’è una presenza consolidata da anni, ed infine l’ultima aperta quest’anno in Libano.

Inventare nuovi paradigmi. Creare nuove soluzioni

monitoraggi-ecologici_tanzaniaNonostante gli sforzi profusi finora, nonostante da più parti si levi con forza la voce di una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale delle attività umane, ancora non si è arrivati ad un’azione globale e coerente. «Purtroppo è un settore che fatica ad emergere. Ciò che mi stupisce  – commenta Rossi – è il fatto che questi temi, che riguardano tutti indistintamente, non siano in cima alle agende dei nostri rappresentanti politici. C’è ancora un retaggio culturale secondo cui si tratti quasi di un’esclusiva di èlite intellettuali e occuparsene sembra uno snobismo da borghesi. E, invece, sappiamo benissimo che non è così. Nella nostra pur piccola esperienza possiamo sicuramente dimostrare un modello che tutela l’ambiente e al contempo crea posti di lavoro è possibile. Oggi si distrugge l’ambiente per due lire ed è una prospettiva avvilente. Occorre fare massa critica, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica per creare quello spazio di educazione, specie qui in Europa, che può generare nuove forme di economia. Spesso – aggiunge – quando si pensa a nuovi modelli, si parla di decrescita e ciò spaventa i mercati e il sistema economico in generale, ma secondo me si incorre in una errata interpretazione. Occorre inventare nuovi paradigmi».

Comunità resilienti e Turismo Responsabile

tutela-della-biodiversitaIbo è un’isola nell’arcipelago delle Quirimbas, in Mozambico ed è uno degli ultimi paradisi del pianeta. Oggi è un’isola sostenibile, dove il turismo valorizza il tessuto economico e tradizionale locale, rafforza le competenze in loco e la collaborazione tra istituzioni e privati. Come è stato possibile arrivare a questo risultato? L’instabilità climatica, prodotta dall’inquinamento, e il sovra sfruttamento dei mari hanno cusato grossi problemi alla popolazione che faticava a sopravvivere con queste che erano le due tradizionali fonti di sostentamento. Quando si dice che i problemi ambientali hanno ricadute sulla vita delle comunità. Il turismo sostenibile, la promozione delle attività di piccoli imprenditori attraverso corsi di formazione e di cucina hanno rappresentato la speranza di un futuro migliore.

L’Agenda 2030

monitoraggi_sunbear_myanmarL’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite contempla, per i prossimi anni, tra i diciassette obiettivi, una missione ambiziosa: “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. «Vogliamo contribuire a questa sfida globale con interventi che garantiscano la conservazione e la gestione partecipata delle risorse idriche  – spiegano da Oikos – e ne favoriscano una distribuzione equa e controllata, coinvolgendo tutti gli attori locali (comunità, istituzioni, associazioni) nella scelta degli interventi. Ci impegniamo nella conservazione delle acque e dei suoli attraverso soluzioni e tecnologie a basso impatto e costo contenuto, attivando costantemente processi di formazione e sensibilizzazione delle comunità. Puntiamo a forme di gestione sul territorio in grado di sostenere gli interventi eseguiti, assicurarne la sostenibilità finanziaria e garantirne l’ampliamento quando le condizioni di contesto lo consentano. Gli interventi infrastrutturali si accompagnano ad azioni formative orientate a migliorare la gestione, abbattere le perdite nei sistemi di produzione e distribuzione dell’acqua e ridurne i costi energetici».

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