Roma, quartiere San Giovanni, ore 16,30 circa. Due ragazzine sono ferme all’angolo della strada, si avvicina un ragazzino che sembra conoscerle, blocca una di loro contro il muro, le stringe il polso con forza e poi va via. La ragazzina fa una smorfia di dolore, ma non dice nulla, non protesta e non chiede aiuto. Il ragazzino va via di corsa, stizzito e meravigliato dello sguardo di rimprovero dei passanti. La violenza di genere inizia presto. E soprattutto chi la pratica, anche in piccoli gesti significativi, ne è a volte inconsapevole.
Roma, via Saturnia, a pochi metri l’accaduto: c’è la sede di un’associazione, Il Melograno, presente a livello nazionale. Si occupa in genere di maternità, e proprio occupandosi di questo tema, ha intercettato molti episodi di violenza di genere in una fase delicata per la donna come quella della gravidanza. Da qui l’idea di lanciare un progetto, intitolato Nascite senza violenza, per portare alla luce il fenomeno e contrastarne gli effetti. L’ associazione sta cercando finanziamenti per realizzarlo. “Abbiamo lanciato il nostro progetto – spiega Raffaella Scalise socia fondatrice e vicepresidente de Il Melograno – per accendere i riflettori su questo tema ancora trascurato. Lavoriamo con le donne e spesso abbiano incontrato episodi di violenza in gravidanza, un momento particolare in cui le future mamme hanno ancora più difficoltà del solito a denunciare la violenza per il timore, ad esempio, che venga loro sottratto il figlio”.
Nel caso di violenza in gravidanza i danni non sono solo per la donna, ma anche per il bimbo in arrivo. Che a volte se li porta dietro a vita. Inoltre secondo il World report on violence and health, la violenza domestica è la seconda causa di morte in gravidanza dopo l’emorragia. L’Istat nel 2015 ha rilevato che nell’11,8% dei casi le donne hanno subito violenza dal partner in gravidanza. Nonostante i dati significativi, in Italia il fenomeno è perlopiù ancora sommerso.
Il Melograno, con il suo progetto punta ad attivare un processo di sensibilizzazione sociale a cascata, istituendo un tavolo di lavoro con diverse figure professionali. L’obiettivo è mettere a punto strumenti e strategie metodologiche adeguate ad intercettare i bisogni inespressi delle donne in gravidanza, potenziali o conclamate vittime di violenza. È previsto il coinvolgimento delle istituzioni locali e della rete dei servizi pubblici in cui l’associazione è inserita, per la diffusione di quanto sarà prodotto dal tavolo e per la promozione di una più ampia sensibilizzazione sociale.
Parallelamente, saranno anche sperimentate, in uno o più ospedali disponibili, alcune tipologie di intervento rivolte sia alle donne in gravidanza e nel post-partum sia agli uomini in attesa di un figlio o neo-padri. Cercando cioè di coinvolgere anche gli uomini per prevenire quanto piu’ possibile la piaga della violenza di genere. E chissà che episodi come quello del ragazzino, violento a sua insaputa (?), non comincino a diminuire.