Sei bambini su dieci in Italia (64%) non accedono ad alcuna attività ricreativa, sportiva o culturale, come un corso di nuoto, la lettura di un libro, la visita a un museo. Un quindicenne su cinque è sotto la soglia minima di competenza in lettura di un testo e la dispersione scolastica è ancora così elevata che il 15% dei giovani fra i 18 e i 24 anni non ha conseguito un diploma superiore. E’ ciò che emerge in un recente rapporto di Save the Children. Sarà anche per questo che la quota dei neet – not in education, employment or training – nella fascia di età 15 – 29 anni è del 26,9%, secondo i dati Ocse.
Questo bollettino di guerra non è comunque in grado di placare la sete di conflitto che una generazione – la nostra – ha saputo coltivare come nessun’altra e che, diventati genitori, elargiamo a piene mani ai nostri figli, come la più preziosa fra le eredità. Una volta sarà la mensa scolastica, l’altra saranno i compiti a casa. L’importante è che la veemenza, saldata spesso all’ignoranza, possa diventare una miscela esplosiva, pronta a detonare a qualsiasi, odioso, pretesto. Magari per la presenza a scuola di bimbi rom o perché la diversità intellettiva di uno scolaro diventa motivo di scandalo. Tutti fatti che abbiamo letto e dimenticato.
Uscendo da un supermercato, un padre strattona il figlio perché non si attardi di fronte a un mendicante, ammaestrandolo che i soldi si devono guadagnare e non regalare. Altrove un altro imbastisce una difesa da principe del foro per far levare una nota dal diario di suo figlio, neanche fosse il casellario giudiziario. Fate quello che volete, il liberi tutti è stato dato ormai molti decenni fa, l’aveva capito anche Rino Gaetano, ma un piano di minima per la prossima generazione dovrebbe essere una priorità per tutti. Educarli alla lotta o al rispetto? Non apriamo un altro fronte, qui e ora, ma almeno, nel segreto agiamo come se credessimo davvero che i nostri figli siano destinati a una vita felice, come dice Vittoria Baruffaldi, a un certo punto riferendosi a Pascal, nel suo “Esercizi di meraviglia”. Educhiamoli almeno a questo bene.
Qualche anno fa qualcuno aveva parlato di “generazione perduta”, riferendosi alla nostra o a quella immediatamente successiva. Ebbene, vogliamo veramente che la nostra rabbia improduttiva diventi faro anche dei nostri figli?