“La conciliazione tra vita professionale privata e familiare deve essere garantita quale diritto fondamentale di tutti, nello spirito della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con misure che siano disponibili a ogni individuo, non solo alle giovani madri, ai padri o a chi fornisce assistenza”. Il Parlamento Europeo, nella risoluzione approvata il 13 settembre scorso, in materia di “creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale”, parla chiaro: si tratta di un diritto e di un diritto di tutti, non solo dei genitori.
Il Parlamento “chiede l’introduzione di un quadro per garantire che tale diritto rappresenti un obiettivo fondamentale dei sistemi sociali e invita l’UE e gli Stati membri a promuovere, sia nel settore pubblico che privato, modelli di welfare aziendale che rispettino il diritto all’equilibrio tra vita professionale e vita privata” e “ritiene che tale diritto dovrebbe essere integrato in tutte leiniziative dell’UE che possano avere un impatto diretto o indiretto su tale tema” si legge nel testo approvato.
La risoluzione non si occupa solo di tratteggiare le linee guida su cui dovrebbero muoversi la Commissione e gli Stati dell’Unione in tema di conciliazione, ma affronta anche il nodo dell’uguaglianza retributiva ed equa condivisione delle responsabilità di assistenza tra donne e uomini: “sottolinea la necessità di eliminare le disuguaglianze di genere nel lavoro retribuito e non retribuito e di promuovere l’equa condivisione tra donne e uomini delle responsabilità,dei costi e della cura dei figli e delle persone a carico, ma anche all’interno della società nel suo complesso, garantendo, tra l’altro, un accesso universale a servizi di interesse generale; ricorda a tale riguardo la necessità di avanzare proposte specifiche per un migliore equilibrio tra vita privata e vita professionale”, continua il testo.
Allo stesso tempo, il Parlamento ha concentrato anche la propria attenzione sulle tipologie di congedo per motivi familiari e per necessità di assistenza. In particolare, a seguito del ritiro della proposta di revisione della direttica sul congedo di maternità da parte della Commissione Europea, chiede a quest’ultima “di avanzare una proposta ambiziosa corredata danorme di alto livello, collaborando strettamente con le parti sociali e consultando la società civile, onde assicurare un migliore equilibrio tra vita privata e vita professionale; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che le donne siano retribuite e coperte dalla previdenza sociale durante il congedo di maternità, in modo da sostenere le famiglie e combattere le disuguaglianze, rafforzare l’indipendenza sociale ed economica femminile ed evitare che le donne siano penalizzate perché hanno figli;
sottolinea che il congedo di maternità deve essere accompagnato da misure efficaci per proteggere i diritti delle donne in gravidanza, delle neomamme, delle madri che allattano e delle madri single, rispondendo alle raccomandazioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro e dell’Organizzazione mondiale della sanità”.
Nulla di obbligatorio, naturalmente, sia per la Commissione cheper gli Stati membri dell’Unione, ma certo è importante che il PArlamento eEuropeo abbia ritenuto di doversi pronunciare su temi, che spesso non sono all’ordine del giorno dei singoli governi. Starà ora alla Commissione recepire gli stimoli.
Il testo completo con i 62 punti approvati dal Parlamento si trova qui.