Ipocrita, umiliante, sessista, fascista, retrograda La rete sta massacrando l’idea del #fertilityday e la relativa campagna pubblicitaria lanciata dal ministero della Salute. Una reazione che non dovrebbe sorprendere, perché da qualunque parte si guardi questa iniziativa non si riesce a trovarne un senso positivo. La natalità in Italia è ai minimi storici, si sa. Basta qualche slogan di incoraggiamento e un po’ di informazione sulla fertilità per risolvere il problema? Certo che no. E il governo lo sa bene considerato che ha chiesto, attraverso il think tank Volta, a Riccarda Zezza e Alessandro Rosina di scrivere un paper con proposte concrete sul tema: Generare futuro. Sarebbe bastato leggere il documento per avere una road map su cui operare.
L’iniziativa del fertility day sembra non prendere sul serio i problemi del Paese. Sarebbe bastato chiedersi perchè in Italia si fanno pochi figli e sempre più tardi. La generazione di trentenni vive in una precarietà tale che la maternità e la paternità non rientrano affatto fra le priorità. Come si può incitare i giovani a far figli, quando proprio ieri l’Istat ha diffuso un dato di disoccupazione per i giovani che sfiora il 40%? Una campagna, questa, che fa il paio con l’ipotesi del bonus bebè per le mamme under 30. Come se un una tantum di qualche centinaio di euro possa davvero risolvere i problemi dei giovani che non fanno figli.
Lasciamo da parte la questione età e parliamo più in generale delle donne a cui la campagna si rivolge. L’iniziativa é
- Umiliante per quelle donne che non possono avere figli, perchè si dice loro, indirettamente, che non sono un bene per la società.
- Offensiva per quelle donne che decidono liberamente di non avere figli. Si dice loro, indirettamente, che non fanno il bene della società.
- Sessista per tutte le donne, perchè la campagna ne fa una questione solo femminile, come se la fertilità non fosse una questione di coppia, quindi di uomini e donne.
- Irritante per tutte le donne quando sottolinea il fattore tempo con slogan assolutamente respingenti (Datti una mossa! non aspettare la cicogna) o ancora una volta sessisti (La bellezza non ha età. la fertilità sì)
- Ipocrita per quelle donne che dopo la maternità si trovano a dover uscire dal mondo del lavoro (una su quattro) per mancanza di una politica governativa per la famiglia
La lista potrebbe proseguire, ma il demolire l’iniziativa ci fa perdere solo altro tempo. Facciamo come fosse stata una boutade e spendiamo tempo, energie e parole per affrontare seriamente i problemi. La prima iniziativa all’ordine del giorno dovrebbe essere un tavolo di lavoro serio e fattivo che riunisca la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, la ministra per le Pari Opportunità Maria Elena Boschi, il ministro per la Famiglia Enrico Costa e il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Solo con un’azione congiunta che affronti il problema nelle sue diverse sfaccettature può davvero portare dei risultati e soprattutto dare un’indicazione tangibile dell’importanza che il governo dà al tema. Le donne e gli uomini italiani meritano di più di sei cartoline con slogan strillati e lo scimmiottamento di una giornata dedicata al tema. Gli italiani meritano un piano serio e strutturato, che permetta un cambiamento culturale dando alla genitorialità una valenza di utilità pubblica e allo stesso tempo dando alle donne una società e un mondo del lavoro che permetta loro di non dover più scegliere.