“Da grande vorrei fare l’imprenditore”. A pensarla così è il 64% degli studenti che hanno partecipato a percorsi didattici di alternanza scuola/lavoro “Impresa in azione”, il più diffuso programma di imprenditorialità, portato alla ribalta in Italia da associazioni no-profit come “Junior Achievement”. Addio, quindi, all’idea del lavoro dipendente? Pare di sì. I ragazzi italiani sognano in grande e desiderano mettersi in gioco in prima persona, scendere in campo e costruire qualcosa con le proprie mani e le proprie idee.
Un’indagine IPSOS del 2015, dal titolo ”Educazione imprenditoriale”, condotta su oltre 900 studenti partecipanti a “Impresa in azione”, ha delineato uno scenario sorprendente: un intervistato su due ha manifestato interesse verso la figura dell’imprenditore. I giovanissimi sono convinti che si tratti di una figura di importante valenza sociale nella capacità di contribuire all’occupazione e che sia un esempio di passione e determinazione. In particolare, i ragazzi pensano che, tra le peculiarità di un imprenditore, le più importanti siano: la creatività, l’immaginazione, la previsione del futuro, la valorizzazione delle risorse, la capacità di gestire problemi ed emergenze, la capacità di essere un leader che lavora con e per il gruppo.
In un contesto economico globale, diventa fondamentale, quindi, una costante ridefinizione delle abilità da sviluppare. Per questo, la capacità imprenditoriale comincia ad essere una materia di approfondimento a scuola, dove, attraverso metodologie pratiche ed esperienze sul campo, gli studenti possono appassionarsi e allo stesso tempo acquisire le cosiddette “new skills”, le nuove competenze, come l’analisi e la risoluzione dei problemi, la conoscenza del lavoro e dell’importanza dell’impegno, l’avvicinamento alla compresione del valore del denaro e del potere di acquisto. L’introduzione alle scienze economiche, poi, sviluppa una maggiore consapevolezza della lettura della realtà e rinforza il pensiero creativo e il “problem solving”, attraverso l’apprendimento attivo.
Già nella scuola primaria si possono effettuare uscite didattiche significative in questo ambito: l’incontro con un imprenditore e la sua impresa, capire cosa fa e come lavora per ottenere dei risultati, si rivela sempre un’esperienza entusiasmante. Quando i bambini entrano, ad esempio, in un caseificio, in un oleificio, in una falegnameria, in un ricamificio, cambia la loro percezione del lavoro e di alcune professioni che, solitamente, sono “invisibili” nella quotidianità di un bambino.
“Maestra, da grande voglio fare l’imprenditore” è un’affermazione da cui partire per dare speranza al futuro del nostro Paese, che avrà sempre più bisogno di ragazzi preparati, appassionati, consapevoli, intraprendenti. Che siano “hungry and foolish”, insomma, come ci consiglia Steve Jobs.