La programmazione è cosa solo da uomini? Un pregiudizio che scardina la startup palermitana Develhope, una scuola di coding che nasce con l’obiettivo di combattere la disoccupazione giovanile soprattutto al sud, e tra le sue missioni c’è anche quella di avvicinare le ragazze alla programmazione.
Sono sempre di più le posizioni aperte in campo ICT, ma non ci sono abbastanza sviluppatori a rispondere all’offerta del mercato. L’Italia è quint’ultima nella classifica europea delle competenze digitali, secondo il rapporto presentato a febbraio 2021 dalla Corte dei Conti Ue. Per soddisfare l’esigenza crescente, la scuola Develhope fondata in seguito ad un’operazione di 2 milioni guidata da CDP Venture Capital, ha scelto di investire nella propria offerta formativa.
L’obiettivo è educare 1000 nuovi sviluppatori in 12 mesi con competenze a 360 gradi per combattere il divario occupazionale e rispondere alla mancanza di sviluppatori. Le professioni del mondo del coding sono sempre più diversificate e in costante evoluzione: Web Developer, App Developer, Blockchain Developer sono solo alcune tra le figure richieste.
Negli ultimi mesi Develhope ha avviato alla formazione circa cento ragazzi e ragazze, che hanno potuto frequentare senza pagare una quota di iscrizione, ma saldando al termine, una volta trovato lavoro. Tra questi la studentessa Exenia Miglioli, pugliese di Taranto, 28 anni, che dopo gli studi classici, tre anni servizio militare e l’aggravarsi della pandemia ha avuto difficoltà a trovare un impiego. “Su Linkedin – dice – se digitavo Taranto, non c’erano offerte di lavoro”. Si è formata prima da autodidatta, poi su Internet ha trovato la scuola.
“Sono sempre stata appassionata di tecnologia e informatica – racconta Exenia ad Alley Oop – ma ho sempre pensato fossero materie per cervelloni della matematica. Gioco ai videogame online da quando avevo tredici anni, e avevo sempre desiderato svilupparne uno tutto mio. Poi vedendo vari linguaggi di programmazione mi sono interessata, e ho iniziato a studiare”. Exenia vorrebbe specializzarsi in Javascript, perché la affascina molto.
Alba Militello ha 23 anni, è nata a Palermo, cresciuta in un paese di provincia, durante gli studi in ingegneria informatica all’università ha frequentato il corso sulla programmazione Android e successivamente è stata coinvolta nel team di Develhope.
“Obiettivo raggiunto – spiega Alba – ho trovato lavoro al termine del corso, in modo da pagarmi gli studi. E’ motivo di orgoglio per i giovani occuparsi di questo aspetto della tecnologia e per le ragazze è difficile affacciarsi, fare in modo che il settore diventi una professione”. Ma per Alba la questione è anche culturale, perché “ci hanno educato a come se non fosse una cosa adatta a noi – aggiunge – Sono convinta che negli anni andrà a risolversi, ci stiamo lavorando, ma è tutta una questione di educazione”.
Emanuela Figliuolo, 24 anni, è nata in un piccolo paesino in provincia d’Agrigento e dopo un percorso di studi in scienze della comunicazione, ha capito che la sua vera passione era la programmazione. “Quando avevo circa dieci anni passavo molto tempo su un gioco online che permetteva agli utenti di modificare la propria pagina personale usando HTML – racconta Emanuela – Quella è stata la prima volta che ho seguito dei tutorial online su come impostare una pagina web. Dopo tanti anni mi sono ritrovata a creare un sito web per un esame universitario e dentro di me si è riacceso l’interesse per questo mondo”.
In base a dati Fondazione Deloitte – RiGeneration STEM in Italia i giovani che intraprendono percorsi universitari in materie Stem rappresentano solamente il 27% del totale, con un elevato gender gap (1 donna su 4). Ed è da questo gap nell’educazione che Develhope fa partire la propria sfida, rivolgendosi a donne e uomini, ragazze e ragazzi, appassionati di tecnologia e fortemente motivati a renderla il proprio mestiere.
L’idea della startup nasce da lontano, dopo che Massimiliano Costa, founder & ceo di Develhope, ha guidato un progetto di innovazione delle Nazioni Unite, seguendo un team che ha sviluppato un’app per dimostrare che si poteva combattere la fame nel mondo anche con una piccola applicazione su mobile.
“Su questo progetto – racconta Massimiliano – avevo difficoltà a trovare sviluppatori, e ho cominciato a studiare. Esiste un grosso problema di disoccupazione giovanile del soprattutto nelle aree del Sud Italia che è urgente risolvere. Mi sono concentrato sul fare qualcosa per lo sviluppo sociale in un paese, dove sono cresciuto. Il nostro obiettivo è creare un Polo Sud digitale, offrendo un’opportunità ai nostri giovani e rispondendo allo stesso tempo alla mancanza di sviluppatori sul mercato”.
Le lezioni sono a distanza, gli studenti possono accedere affiancati da un tutoraggio tecnico e di sviluppo umano. “Il Gender gap nelle materie Stem e nel coding – spiega Massimiliano – proviene da modelli educativi antichi, è difetto di una cultura che sta cambiando. La minor facilità a trovare sviluppatrici, oggi è un problema per le aziende.
L’obiettivo deve essere la parità di genere e per saldare la falla bisogna formare ragazze, perché deve essere percepito come un mondo, dove le ragazze devono provare a buttarsi”. Dal punto di vista delle risorse umane e delle competenze si osserva una spinta motivazionale nelle ragazze, che come dice Alice Doro, responsabile HR, sono “spinte dalla voglia di imparare e crescere professionalmente in questi ruoli”.
Di recente la maison del lusso Bulgari ha siglato un accordo con la startup per investire su giovani sviluppatori e sulla crescita del Paese. La partnership prevede percorsi di reskilling per dipendenti di Bulgari all’interno del percorso di studi di Develhope. Inoltre, Bulgari metterà a disposizione sei borse di studio, con l’obiettivo di supportare gli studenti che hanno intrapreso il percorso formativo per diventare futuri sviluppatori all’interno del pool di partner già operanti con Bulgari in ambito digital. Si configura così un nuovo progetto in ambito di iniziative di Corporate Social Responsibility.
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