Donne eterne: dal mito alla realtà. “Le nuove Eroidi “

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«Ciao Ulisse, stavolta parto io. Forse sono stata troppo sbrigativa. Avrei dovuto scriverti almeno una lettera, invece di lasciarti un post-it attaccato al frigo. Ma in quel momento non avevo tempo, anche cinque parole erano troppe». Penelope non fa più la tela, preferisce l’azione. La regina della petrosa Itaca lascia le pagine dell’Odissea per intrecciare i fili della propria vita. Non è sola. Insieme a lei altre donne che hanno abitato i miti, i poemi antichi, le tragedie classiche. Ognuna di loro oggi rivendica di avere una voce, vuole essere artefice del proprio destino.

Duemila anni fa il poeta Ovidio, aveva scritto “Eroidi”, una raccolta di lettere in versi, in cui le eroine dei miti scrivevano epistole d’amore ai propri compagni rovesciando il tradizionale punto di vista maschile. Ora otto di loro sono tornate protagoniste. Non si lamentano più, non supplicano, non recriminano. A raccontarle non c’è più un uomo. Ma sono alcune scrittrici italiane che ridanno vita a queste donne nel libro “Le Nuove Eroidi”. Penelope e le altre, in un’inedita versione contemporanea, scelgono di essere se stesse. Fragili e forti, decise e frantumate allo stesso tempo. Si riappropriano dei loro desideri. Sono umane e imperfette, per questo, in senso moderno, divine.

Antonella Lattanzi scrive la lettera d’amore in cui Fedra si rivolge ai figli Demofonte e Acamante e confessa tutto quello che devono sapere. La verità. Nel mito la principessa cretese si uccide, qui non lo fa. Continua a lottare con i suoi grovigli. Si è innamorata del figliastro Ippolito, lui l’ha respinta. Fedra quindi lo accusa di averla stuprata. Teseo, marito e padre di Ippolito, uccide il figlio e viene processato per il delitto. Fedra ha distrutto la sua famiglia, è disperata, ma è anche allo stesso tempo risoluta. Nonostante l’abisso in cui è piombata, invita i suoi bambini ad amare: «Figli miei, io vi auguro di essere innamorati, di essere follemente innamorati, di provare lo stordimento splendente dell’amore. Ve lo auguro con tutto il cuore. Amate, sempre, senza paura, amate con coraggio».

Didone, regina di Cartagine, grazie a Valeria Parrella, diventa regina della sua vita. Non si dispera più perché Enea l’ha lasciata per raggiungere il Lazio dove avrebbe dato l’avvio agli eventi che avrebbero portato alla fondazione di Roma. No, lei non morirà trafiggendosi con la spada dell’uomo che l’ha abbandonata, ha troppo da fare per pensare di uccidersi: “Sarà per un’altra volta, magari tra un centinaio d’anni. Intanto saranno successe cose. Per esempio immagino che tra un paio d’annetti potrei star lì sulla torre alta della città a bere un Bloody Mary, e vedermi arrivare un’ancella trafelata con un dispaccio. Lo apro e leggo: la nave del pio Enea trovata distrutta al largo di Ustica / i legni infranti sugli scogli / dell’equipaggio solo scheletri ormai abitati da pesci e molluschi.

E allora io ti ricorderò, e non mi spiacerà della tua morte, perché a me, se proprio devo dire come la penso, mi dispiace solo che muoiano, prima del tempo, uomini che avrei voluto e non ho ancora avuto, o non del tutto”. Didone si definisce una scapigliata concorrente che gioca ai dadi della vita. Non subisce e non si arrende. “È più interessante – afferma – comandare, decidere, accettare la responsabilità dei fatti che fuggirla”. Non è subalterna, ma è grandiosa. Protagonista.

Per dare voce a Ero, nel mito giovane sacerdotessa di Apollo che perde il suo amato, Leandro, inghiottito dalle onde del mare, Ilaria Bernardini ha letto alcune testimonianze che l’organizzazione Oxfam ha raccolto. «Questo mio racconto di due innamorati che partono insieme da casa, ma attraversano il mare su due gommoni diversi – scrive Bernardini nell’introduzione – è costruito con le parole vere di Ada Moussa, Amadou, Idrissa Diallo, Jamal, Kaba. Ai loro ricordi di quel mare e a tutti quelli prima di quel mare. È anche costruito nell’assordante silenzio dei quindicimila migranti morti dal 2014 al 2019». La sua Ero vive un dramma infinito in una notte senza stelle su un gommone in balia di un mare rapace. Urla tutto il suo dolore, la sua rabbia e si chiede, senza trovare risposta, perché si debba morire per cercare di vivere.

Anche Caterina Bonvicini parla della tragedia senza fine che si consuma nel Mediterraneo. Per scrivere la storia di Penelope, in questa rivisitazione del mito è una chef che si licenzia dal ristorante stellato in cui lavora per imbarcarsi e cucinare su una nave che soccorre i migranti, si è ispirata alla storia di Lorenzo Leonetti, proprietario del ristorante ”Grandma” di Roma e cuoco di bordo per Open Arms, la Ong catalana che si dedica al Search and Rescue nel Mediterraneo centrale.

Deianira, compagna di Ercole, è raccontata da Chiara Valerio; Laodamia, principessa di Iolco, da Veronica Raimo che immagina una chat erotica con il fantasma di Protesilao, diventato un fotoreporter che muore in un Paese in guerra.

Teresa Ciabatti fa rivivere in una conversazione mail Medea, Elena è, invece, tratteggiata da Michela Murgia. Un flusso di coscienza in cui la donna più bella del mondo antico riconosce la mediocrità del suo uomo e si promette di non tradire più se stessa. Come lei anche le altre non vogliono giudizi, si ribellano, rompono le gabbie che le hanno imprigionate.

Il mito diventa in questo modo, attraverso le nuove Eroidi, un atto dirompente, un grido di libertà.


Titolo: Le Nuove Eroidi

Autrici: Ilaria Bernardini, Caterina Bonvicini, Teresa Ciabatti, Antonella Lattanzi, Michela Murgia, Valeria Parrella, Veronica Raimo, Chiara Valerio

Editore: Harper Collins

Prezzo: 17,50€