Nelle sue mani le essenze si trasformano in narrazioni fatte di simbolismi, richiami, memorie. Ogni profumo è un racconto, una storia, la carta d’identità olfattiva di una persona.
Diletta Tonatto, imprenditrice trentunenne di Torino è riuscita a dare vita a qualcosa che sembrava impossibile. La sua intuizione potrebbe cambiare il mondo virtuale. Ha realizzato una fragranza che è legata all’identità digitale delle persone. In un futuro, sempre più vicino, grazie a questa invenzione, potremmo avere la possibilità di sentire il profumo di chi ci chiede l’amicizia su Facebook o mette un cuore su Instagram.
Una nuova dimensione di questo cosmo liquido e iperconnesso in cui realtà e virtuale si sono fusi, un mondo che a volte fa dimenticare quanto siano importanti le percezioni dirette senza tramiti. Il contatto umano, guardare negli occhi una persona, stringerle la mano, “sentire” l’odore della sua pelle.
Quelle sensazioni che il digitale non è riuscito ancora a ricreare. «L’olfatto è il senso che oggi bisogna tenere allenato per mantenere viva una facoltà ancora poco conosciuta che ci mette in contatto con la realtà e l’immaginazione in modo intimo e profondo» dice Tonatto che ha un approccio filosofico e trascendentale al mondo delle essenze. Laurea in economia e scienze sociali, master in relazioni internazionali conseguiti all’Università di Sidney dopo aver trascorso un anno sabbatico in cui ha girato il mondo e l’ha fotografato, ha poi deciso di dedicarsi all’azienda di famiglia. L’ha fatto però a modo suo. Dagli scatti è passata ai ritratti olfattivi, composizioni che cercano di afferrare l’anima concentrandola in un profumo unico e irripetibile.
«Ho un dottorato in sociologia dell’olfatto all’University College Cork, in Irlanda. Lì ho capito che le essenze possono essere una sorta di ancoraggio emotivo, uno strumento con il quale trascendiamo questo momento di instabilità e incertezza. Accompagnano i momenti più importanti della nostra vita. Sono come una reminiscenza che crea una stabilità, un punto fermo che porta benessere, un antidoto allo stress e alla frenesia del quotidiano» racconta l’imprenditrice.
Il profumo è magia e mistero. Un incantesimo che afferra ricordi e sogni. Come una vertigine di emozioni capace di condensare l’essenza di una persona. Un’identità multiforme che si esprime anche in Rete attraverso post, commenti, reazioni. Un piano che a molti sembra intangibile, in realtà ha raccolto una sfida: stupire.
È l’incontro con l’artista Michele Tiberio a suggerire a Tonatto lo spunto giusto. «È da qualche anno che mi interrogo su come la parte olfattiva possa contaminare l’arte e viceversa. Ho collaborato con diverse realtà museali ed espositive interpretando le presenze olfattive evocate in quadri, sculture, installazioni. Ma è stato Michele a propormi di fare insieme un’opera provocatoria. Lui non ha visto il profumo come accessorio all’opera, ma come struttura fondamentale. Ci siamo domandati se fosse possibile ricreare il profumo della nostra identità digitale, del nostro profilo social. Cosa potrebbe dire di noi? Ci potremmo riconoscere?» sono le domande da cui è nata “Me, My Scent”, opera d’arte e libro di 1500 pagine in cui Tiberio ha raccolto tutti i suoi dati online di Facebook, Google, Instagram e LinkedIn: foto, messaggi privati, like, pagine visitate.
Un volume che materializza tutto quello che non è materico e sprigiona un profumo unico che è scaturito da quella mole di informazioni. Un’ essenza che apre una finestra sul futuro, sulle sue possibili evoluzioni e sul significato di identità nell’era del web. «Un algoritmo analizza i dati che compongono l’identità digitale fino ad ottenere un profilo preciso al qual poter abbinare le essenze» spiega Tonatto.
È la prima volta al mondo che si fa questo tipo di esperimento. «Il primo step che compie l’algoritmo è analizzare i dati e fare un’identikit all’identità digitale per individuare i tratti della personalità. Riesce per esempio a stabilire se una persona è emotivamente stabile o è più introversa o estroversa. Poi c’è l’analisi dal punto di vista visivo quindi i colori, vengono presi in considerazione persino gli hashtag che una persona utilizza. È un’indagine multilivello gender free in cui entrano in gioco tantissimi elementi che portano a riconoscere le emozioni e a comunicarle poi attraverso un’associazione olfattiva» racconta Tonatto che ha individuato anche le differenze tra le generazioni. «I Millennials per esempio scelgono le piramidi olfattive dominate da note di origine animale come l’ambra e il muschio che si fissano a lungo sulla pelle, come se in questo universo tecnologico e molto veloce, rivendichino la necessità di ascoltare l’istinto e lasciare un segno».
L’opera d’arte creata da Tonatto e Tiberio ha vinto il concorso Re:Humanism, il primo premio dedicato al rapporto tra Arte e Intelligenza Artificiale, sotto la guida curatoriale di Daniela Cotimbo, concorso organizzato da Alan Advantage, azienda attiva nel campo dell’IT con sede a Boston e a Roma che ha supportato nella creazione dell’algoritmo che aiuta poi a comporre la fragranza.
«Il profumo dell’identità digitale di Michele è il caso zero – dice ancora Tonatto – e ora continueremo a lavorare. Mi piacerebbe poter creare il profumo dei nostri ricordi che fissiamo sul digitale». Potrebbe essere l’evoluzione del nostro modo di comunicare.