L’autrice è Giulia Blasi e il suo ultimo libro è come lei: difficile da descrivere con una parola sola. Scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica, blogger, nota per aver ideato #quellavoltache che è diventato, come si legge nel blog della scrittrice, un progetto narrativo estemporaneo per raccontare le volte in cui siamo state molestate, aggredite, ma anche le volte in cui ci siamo sentite in pericolo e non sapevamo bene perché, e ci davamo delle cretine per esserci messe in quella situazione. Perché il patriarcato che non ti crede è lo stesso che cerca di colpevolizzarti per quello che ti infligge.
E che nella stessa descrizione della scrittrice contiene già quella parola chiave che sarà il fil rouge di Manuale per ragazze rivoluzionarie: il patriarcato. Tutto comincia da qui fin dal primo capitolo. L’autrice dà un nome e un cognome al patriarcato in Italia. Lo disegna con tale precisione che i fatti di cronaca e gli esempi raccontati sembrano ancora più reali e sembrano tristemente appartenere al nostro quotidiano. Un patriarcato apparentemente benevolo che “ti racconta che puoi avere tutto ciò che vuoi, ma che ti racconta quello che devi volere a seconda che tu sia maschio, femmina, etero, gay, cisgender o transgender, bianco o no”.
Come si legge Manuale per ragazze rivoluzionarie?
Giulia Blasi nella premessa scrive che “il libro ha una lettura doppia: tutto di filato oppure a bocconi. È diviso in capitoli, ognuno con un discorso completo. Puoi leggerlo tutto insieme, oppure saltare di capitolo in capitolo a seconda della necessità”. Questo è vero in parte. È un libro da leggere e poi da rileggere, studiare e approfondire. Più che di un manuale si tratta di un viaggio, multiculturale, attraverso la storia, la letteratura, la scienza, la musica e i nuovi media. La grande capacità narrativa dell’autrice risiede proprio in questo: farci incuriosire e farci appassionare viaggiando. Farci venire la voglia di andare a cercare le storie delle donne dimenticate, di Berte Morisot, di Lou Andreas-Salomè, di Sabina Nikolaevna Špil’rejn, ma anche un po’ di nonna Stella. “Donne che vengono fatte sparire dalle antologie, dai manuali, dalla cronaca dei grandi eventi. Ci siamo abituate a pensare che la nostra presenza sia irrilevante: che le cose nel mondo succedano anche senza di noi. Che il mondo vada avanti, e bene, senza il nostro contributo. Che non valga nemmeno la pena provare a esprimerci, che l’arte, la musica, la letteratura, la politica non siano un posto per noi. Che sia più facile, e più opportuno, agire da gregarie piuttosto che far sentire la nostra voce.”
Nel Manuale per ragazze rivoluzionarie si viaggia nel femminismo americano, nei talk show americani fatti anche solo di donne, si sorride per le pagine dedicate a Drive In e a Non è la Rai, si riflette quando l’autrice scrive di violenze, abusi e molestie sui corpi delle donne e quando racconta in prima i problemi alimentari e la depressione. Si fotografa una società in continua evoluzione, ma purtroppo non ancora paritaria fra i sessi in termini di rispetto, opportunità, trattamento.
Il sottotitolo “perché il femminismo ci rende felici” dà però speranza alle giovani che si approcciano la prima volta al femminismo. Il Manuale si conclude con una sezione “pratica” di sorellanza, di vicinanza, di inclusione, di come mettere in essere un sano femminismo. Perché la chiave di questa rivoluzione è la gioia.
Titolo: Manuale per ragazze rivoluzionarie. Perchè il femminismo ci rende felici
Autore: Giulia Blasi
Casa editrice: Rizzoli
Anno di uscita: 2018
Prezzo: 18,00 euro
L’audiolibro si trova sul sito di Emons Libri & Audiolibri