Donne, la cerchia dei saperi dove s’impara la libertà: “La femminanza” è un vademecum per tutte

«Qui facciamo uscire tutto quello che ci fa vergognare per come è cattivo. Così vediamo i guai, i nodi che ci stanno dietro. Ognuna parte di là, dal grumo più nero, per ritrovarsi l’anima sana. Ognuna come può. Però, ci aiutiamo tutte». Siamo alla Rocca, che è Rocca d’Arce in Ciociaria, quella Terra di Lavoro ruvida e contadina che Pier Paolo Pasolini cantò nel 1956, con la luce «del vecchio meridione» e l’anima di «vecchio fango». Siamo negli anni Venti del Novecento, tra donne che fanno nascere e fanno morire, donne che si raccontano segreti, donne che ridono e imparano, donne che sfuggono alla violenza, donne che soffrono e rinascono. Insieme. “La femminanza” di Antonella Mollicone (casa editrice Nord, 2025) è il miglior romanzo dell’anno secondo noi di Alley Oop. Un inno alla Cerchia, alla potenza archetipica femminile, ai cerchi di donne e di sapienza in cui continuiamo a ritrovarci. Oggi come allora.

Il valore dei saperi femminili vicini alla vita e alla morte

Frutto di dieci anni di ricerche sul campo per annodare ricordi e testimonianze, “La femminanza” è molto più che una saga familiare (Mollicone è originaria di Rocca d’Arce e attinge anche dalle figure della sua famiglia). È un viaggio a ritroso nel tempo che racconta un pezzo di storia d’Italia e il valore dei saperi femminili che si tramandano. La Cerchia è un luogo di segreti, ma soprattutto di rivoluzioni personali che si fanno collettive. Di mani che si tendono per sostenersi. Di tentativi di liberazione.

La “femminanza” come furia contro la prepotenza maschile

È uno spazio di libertà descritto con una lingua originale, un meridionale-universale che parla di potere, di “gnore” e “gnori”, di “mutacchie” e “fetecchie”. Che unisce ai verbi troncati del dialetto i neologismi. Come “femminanza”, appunto, coniato da Peppina «la levatrice, ricercata pure come chiudiocchi e lavamorti», gigantesca coprotagonista del libro e “maestra” della protagonista Camilla, il donnone che «riusciva a infilarsi nella natura delle cose» e «aveva la forza di spaventare i maschi». Quando si azzardavano a contraddirla, ecco che Peppina faceva esplodere la “femminanza”: «Così la chiamava quella veemenza di corpo e di lingua contro ogni loro prepotenza, con cui era capace di sbattere tutti fuori dalle case loro a mazzate di scopa. E la tirava fuori a ogni occasione buona, come fosse una guerriera santa della Bibbia. “Gnora Anna, buonanima, sarebbe d’accordo”, diceva».

La saggezza guaritrice delle piante

Anna, la mamma di Camilla scomparsa troppo presto, è la nume tutelare di coloro che sono rimaste. Aveva sposato Paolo, il fratello buono dei signori Maletazzi che vivevano nel più bel palazzo del centro. Un «uomo poetessa», ché la poesia secondo Peppina riusciva nel miracolo di trasformare i maschi in femmina. E Paolo era gentile, a differenza del mefitico fratello Ettore. Di Anna restano “i fogli” in eredità alla figlia e alle donne della Cerchia: pagine di rimedi e ricette, di cura con le piante medicinali, di orazioni e versi scritti fitti. La saggezza che si tramanda alle «guaritrici di corpo e d’anima». Le mani-pane delle donne che scaldano e accudiscono. «La cosa più preziosa dei fogli di gnora Anna  era stata l’aver unito il sapere di tutti, sottolineò Peppina»: l’anima antica e genuina delle femmine anziane e le virtù delle piante che le erano state regalate da un monaco di Casamari, di un monastero «dove la terra era il primo rimedio alle infermità».

Femmine che fanno fiorire il mondo

Ma non c’è realismo magico ne “La femminanza”. Nessuna concessione al mistico o all’onirico. Nessuno sconfinamento in territori fantastici. «Non ci siamo mai infilate dentro le magie e gli intrugli malcreati», giura Peppina. «Noi femmine possiamo far fiorire il mondo, se lo vogliamo, Camì. Però dobbiamo avere la conoscenza savia dalla parte nostra. Sennò, c’attacchiamo alla blebba di cose che ci fanno ruzzola’ in mezzo alle spine e le scambiamo per rose». A ruzzolare, alla Rocca, sono in tante. Rotolano tra abusi e violenze paralizzanti, si fanno largo tra maldicenze e costrizioni, fanno i conti con corpi martoriati dagli stupri. Ma c’è posto anche per l’amore, come quello puro e paziente di Aldino per Camilla: un amore che sa aspettare.

La Cerchia e la forza delle donne quando stanno insieme

L’incontro di Camilla con la Cerchia, riservata alle «donne maritate» di ogni età, è un vortice. In circolo nell’ara attorno al fuoco le femmine si spogliano di ogni contegno: ridono, si rivelano storie “sporche”, si liberano e aiutano le altre a liberarsi. Spregiudicate e sboccate, empatiche e dirette, rivelano a Camilla che quando la Cerchia si riunisce tutto può succedere, persino dare forma al sogno di Peppina di un lavoro riconosciuto e retribuito: una sorta di filanda casalinga, ché le donne della Rocca sono regine nel filare la lana. La Cerchia soccorre e lenisce, ascolta ed esorta. La Cerchia è una camera di compensazione rispetto alle brutture di fuori: la forza delle donne quando stanno insieme.

L’amore libera, oppure non è

Sullo sfondo, l’Italia che si trasforma, dal fascismo alla Liberazione, dal dopoguerra al miracolo economico. Con la figlia di Camilla, Viola, a cui tocca il compito di incarnare il dissidio che resisterà fino a oggi: seguire un amore che le chiede la rinuncia alla realizzazione personale o scegliere sé stesse? Sarà sempre la Cerchia, il suo sapere antico, a illuminare la via.

Un romanzo di parti, da cui tutto origina

“La femminanza” è un romanzo di nozze e funerali, ma è soprattutto un romanzo di parti. Fino all’ultimo, il più cruento, quando Viola e Camilla devono ricorrere alla “fionna”, la manovra del braccio che arriva dentro la pancia «e ruota tutto il possibile e l’impossibile». Al grido di Cosima – “La creatura mia” – Viola raggela. «La voce arcana, in cui ogni paradiso si riconosce, ogni terra si tormenta». La voce della madre che mette al mondo. Il richiamo delle donne selvagge. L’inizio di tutto, dall’inizio dei tempi.

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Titolo: “La femminanza”
Autrice: Antonella Mollicone
Editore: Nord, 2025
Prezzo: 20 euro

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