
«Il mondo profit e il mondo non profit vanno a braccetto per noi sia come investitori sia come imprenditori. Lo chiedono gli stakeholder sia per quanto riguarda l’attenzione all’ambiente sia agli aspetti sociali del tuo impatto. Questo accade su tutti i fronti: per attrarre investitori e talenti è necessario che l’azienda esprima valori condivisi, che abbiano al centro la persona; per i consumatori è necessario che i valori espressi siano concreti e tangibili, non semplice marketing». Arianna Alessi, classe 76, amministratrice delegata di Red Circle Investments e di Brave Wine e vice presidente di Otb Foundation, è la sintesi perfetta dei due mondi. Una laurea in economia all’università Bocconi e un passato in finanza tra fondi di investimento e operazioni straordinarie, Alessi da anni coniuga gli investimenti attraverso la società d’investimento Red Circle Investments e l’impegno alla guida della fondazione, che conta interventi non solo in Italia ma in diversi Paesi al mondo.
«Come investitori guardiamo solo a realtà che hanno una sensibilità sociale, in cui c’è una vera attenzione ai lavoratori, alla parità di genere e con un impatto ambientale minimo e in grado di restituire alla società. Tutte le realtà che prendiamo in considerazione per i nostri investimenti devono avere querste caratteristiche perché crediamo sia un dovere fare del bene dove possiamo e dare un contributo effettivo in termini di valori oltre che finanziario» spiega Alessi, che ci tiene a sottolineare che la società ha ottenuto la certificazione di parità e «spingiamo tutte le realtà in cui siamo investiti in questa direzione. Io, ad esempio, controllo personalmente che a parità di ruoli la retribuzione sia pari per uomini e donne». Un’attenzione che anticipa anche la direttiva europea che sarà recepita in Italia entro il giugno 2026 e che dovrebbe essere un reale passo avanti dell’equità delle retribuzioni.
Otb Foundation
«La nostra missione è quella di agire prontamente e concretamente in situazioni di emergenza e migliorare la vita delle persone in maniera sostenibile garantendo loro uguali opportunità». L’obiettivo della Fondazione Otb è chiaro fin dalla nascita nel 2006, ma nel corso degli anni i progetti si sono moltiplicati anche perché è cambiata la base del founding. «Il 60% dei fondi della fondazione vengono dal gruppo Otb. Nel bilancio di sostenibilità abbiamo dichiarato esplicitamente che parte dell’Ebit va alla fondazione garantendo comunque ogni anno un plafond minimo» sottolinea Alessi, che prosegue poi: «Il restante 40% viene da altri attori. Per noi è stato un grande obiettivo perché vuol dire aver guadagnato una forte credibilità anche all’esterno della nostra organizzazione. Abbiamo tante imprese che capendo la complessità dell’aprire e gestire una fondazione propria, hanno deciso di appoggiarsi a noi per avere un impatto concreto, sapendo che i costi della struttura sono a carico di Otb per cui la quasi totalità dei fondi raccolti va ai beneficiari dei progetti».
I progetti selezionati dalla fondazione rispondono a tre specifici criteri di selezione: innovazione, impatto sociale diretto, sostenibilità. E la fondazione stessa, nata nel 2006, segue ciascuna delle iniziative di sviluppo sociale in ogni fase del suo svolgimento.
Il supporto a chi è nel bisogno
In Italia, secondo i dati Istat, sono più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,5%), per un totale di circa 5,6 milioni di individui (9,4%), valori stabili rispetto al 2020 quando l’incidenza ha raggiunto i suoi massimi storici ed era pari, rispettivamente, al 7,7% e al 9,4%. Da questi allarmanti dati nasce la volontà di Otb Foundation di sostenere una vera e propria rete di centri polifunzionali creati per aiutare le famiglie alle prese con crisi economica, perdita del lavoro, impoverimento generale. L’emporio solidale è uno spazio polifunzionale che prevede un servizio di distribuzione di generi di prima necessità organizzato come un vero e proprio supermercato, all’interno del quale i beneficiari possono trovare gratuitamente prodotti alimentari e non, nella misura concordata con gli enti socio-assistenziali che elaborano il progetto di accompagnamento.
«Gli empori solidali, che sosteniamo,sono in tutto 6 tra gestione diretta e indiretta. Si tratta di centri polifunzionali, dove accanto a iniziative di supermercato che prevedono la fornitura gratuita fresco, freschissimo e beni di prima necessità, abbiamo sviluppato corsi di lavoro, supporto per bambini che devono fare i compiti, supporto per i casi di violenza contro le donne. Sono centri colegati direttamente con i servizi sociale» illustra Alessi, che aggiunge: «Attraverso gli empori supportiamo in tutto 1.550 famiglie, oltre 4.300 persone, aiutandoli con una serie di servizi anche nella ricerca del lavoro. Quello che abbiamo notato ultimamente è che stanno aumentando di continuo le famiglie che vengono a chiedere aiuto».
Progetti per i rifugiati in Italia
Vincitrice del bando promosso dalla Fondazione nel 2020 “Brave actions for a Better World”, Italiahello si è distinta con il suo progetto JobClinic, nata dalla collaborazione con Joel Nafuma Refugee. L’iniziativa ascolta i bisogni dei rifugiati e dei richiedenti asilo facilitando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, promuovendo l’integrazione socioeconomica di migranti e stranieri tra i 18 e i 45 anni.
«Supportiamo Job clinic online, servizio sviluppato assieme a Jnrc centro profughi a Roma. Il progetto ha contato 1.872 registrazioni caricate online e 213 persone assunte a tempo indeterminato con 23 aziende coinvolte. Lo spettro degli ambiti di lavoro è molto ampio e si inizia con i tirocini: Eataly ha formato panettieri, il Coni ha permesso la formazione nella manutenzione di campi da tennis, Gardaland nell’hospitality e diverse aziende nel settore della logistica» racconta Alessi, proseguendo poi: «Non abbiamo dato loro solo un lavoro, abbiamo dato dignità a chi dormiva per strada. Abbiamo avuto anche l’attenzione di Confindustria su questo progetto e dovremmo ora implementarlo. I rifugiati sono una risorsa che ha l’Italia come forza lavoro ed evitiamo allo stesso tempo che possano diventare un problema sociale».
Violenza contro le donne
«Siamo impegnati da anni nel supporto alle donne vittime di violenza con il progetto Mai più. Negli anni abbiamo già aiutato oltre 200 donne ad uscire dalla violenza, ma ultimamente abbiamo notato dei cambiamenti nell’identikit di chi si rivolge a noi. Una volta si trattava prevalentemente di donne mature, mentre ora via via l’età media si sta abbassando. Basti pensare che quest’anno le donne uccise in femminicidi sotto i 30 anni sono state 11 su 64. E’ un dato allarmante, ma il lato positivo è che magari le nuove generazioni realizzano prima la consapevolezza di ciò che stanno vivendo, chiedono aiuto e riescono ad uscirne. Abbiamo registrato anche un aumento di richieste di supporto legale per i divorzi».
Il progetto, reso possibile grazie alla collaborazione con l’associazione/casa di pronta accoglienza Sichem, nasce come servizio di ascolto con la creazione di un numero telefonico dedicato, 0424 525065, che le donne in difficoltà possono contattare 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Viene inoltre offerta assistenza legale e psicologica gratuita, a coloro che cercano conforto, che vogliono conoscere i propri diritti o invocare tutela e protezione. Si lavora anche sull’indipendenza economica con l’attivazione di tirocini formativi grazie al coinvolgimento di Women For Freedom onlus. Aziende del territorio offrono ad alcune delle beneficiarie del progetto tirocini di re-inserimento lavorativo, sostenuti da Otb Foundation, che in alcuni casi si sono trasformati anche in vere e proprie assunzioni. Attraverso il progetto Mai Più, Otb Foundation porta avanti una campagna di prevenzione per i giovani di tutta Italia, una serie di incontri per sensibilizzarli contro la violenza di genere e tra pari.
Borse di studio per le studentesse
Otb Foundation ha avviato un progetto di empowerment femminile stanziando un totale di 550 mila euro per 57 bienni di specializzazione in management aziendale e pubblica amministrazione, settori nel nostro Paese a bassa presenza femminile nei ruoli apicali. Il supporto va a studentesse meritevoli per curriculum scolastico e aventi i requisiti necessari per usufruire di un aiuto economico. «Abbiamo attribuito borse di studio attraverso l’università Bocconi, Luiss, Padova, Venezia e Bologna e la maggior parte è stata attribuita in ambito Stem. Alcune studentesse hanno avuto la possibilità di avere sbocchi interessanti, una ad esempio è andata al Parlamento Europeo. Noi abbiamo dato un’opportunità a loro oggi, chiedendo che un domani loro diano un’opportunità ad altre ragazze» sottolinea Arianna Alessi, che crede nella restituzione di quanto si è ricevuto e nel circolo virtuoso che certe azioni possono creare a livello sociale.
L’iniziativa nelle scuole
«Abbiamo firmato un Protocollo d’intesa con OTB Foundation ETS al fine di supportare i giovani nel corretto approccio alla gestione e al superamento delle criticità relazionali, promuovendo il dialogo, il rispetto reciproco e il contrasto alla violenza, al bullismo e al cyberbullismo» aveva dichiarato il ministrodell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara il 10 aprile scorso.
Ma la fondazione opera già da tempo nelle scuole: «Organizziamo nei palazzetti dello sport – spiega Alessi – incontri anche con mille ragazzi (che facciamo scegliere al preside e al bidello, che è una figura fondamentale) e chiediamo ai genitori di collegarsi e ai professori di essere presenti. Parliamo loro di alcool, ludopatia, cyberbullismo, violenza contro le donne. Abbiamo incontrato 75mila ragazzi e a chiusura degli incontri riceviamo sempre richieste di aiuto e cerchiamo di creare un aggancio con organizzazioni che si occupano del tem, per dare un seguito all’incontro. Il 60% sono ragazze che chiedono aiuto e hanno problemi di depressione, problemi con il cibo, problemi di autostima».
La vicepresidente della fondazione sottolinea poi come il protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione va nella direzione del rafforzamento di queste iniziative. «Nelle scuole è importante anche l’educazione sessuale, l’Italia è uno dei pochi Paesi europei in cui non esiste questo tipo di insegnamento, dovrebbe essere inserito all’interno del programma scolastico. Crediamo che chiedere l’autorizzazione dei genitori ad esempio per l’educazione sessuale non vada nella giusta direzione» chiosa Alessi.
I progetti in Afghanistan
«Il gruppo Otb è internazionale e globale e quindi anche con la fondazione vogliamo essere nei Paesi in cui operiamo. Inoltre riceviamo molte segnalazioni da associazioni che operano all’estero. In questo momento, poi, con i tagli dei fondi governativi da parte di Paesi come Usa, sentiamo la necessità di fare la nostra parte per poter supportare gli enti no profit, che sopperiscono alla carenza di strutture sociali non solo all’estero ma anche in Italia». L’efficacia dei progetti ha le basi in una caratteristica specifica della fondazione «testa imprenditoriale su progetti sociali» come la definisca la vicepresidente, che con tenacia persegue progetti anche in zone del mondo particolarmente complesse. Come le iniziative portate avanti in Afghanistan a sostegno delle donne.
«Il primo progetto realizzato nel Paese è stato il Pink shuttle, il primo ed unico servizio di trasporto tutto al femminile realizzato a Kabul, grazie al quale è stata garantita libera mobilità alle donne della città. Si era presentato Nove caring humans ad un nostro bando a supporto di associazioni per le donne e da lì ha preso il via l’iniziativa». Il progetto prevedeva un servizio di trasporto gratuito tutto al femminile: donne alla guida di navette che trasportano solo donne. Le autiste venivano selezionate, formate e autorizzate dalle loro famiglie e dal consiglio degli anziani a far parte del progetto. Un tutor le supportava nella fase di inserimento e nel conseguimento di un diploma di guida. Anche le passeggere sono state selezionate tramite accordi con gli enti in cui lavoravano o studiavano, sono stati definiti gli orari dei trasferimenti e precisi itinerari.
«Alcune donne hanno potuto frequentare la scuola guida ed ottenere la patente per poi poter guidare gli 8 shuttle all’interno di Kabul, portando altre donne a lavorare. Nel giro di pochi anni l’iniziativa era diventata autosufficiente perché pagato dalle imprese, ma i talebani hanno chiuso tutto. Durante il covid, quindi, si è deciso di convertire i mezzi in ambulanze per le donne».
Un’iniziativa successiva è stata quella dedicata all’imprenditorialità femminile nel Paese: Brave Business in a Bus. L’iniziativa nasce con l’intento di fornire supporto concreto alle donne afghane, aiutandole a creare micro-imprese grazie a consulenze gratuite in ambito imprenditoriale e manageriale, raggiungendole direttamente nei quartieri più poveri di Kabul, dove oltre il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e le donne affrontano limitazioni sempre più gravi ai loro diritti fondamentali. Il progetto è ideato da Selene Biffi, fondatrice di She Works for Peace, che da oltre 15 anni si occupa di progetti legati all’istruzione e alla creazione di impiego per donne e giovani in Afghanistan. «Nell’ambito di Brave business in a bus – spiega Alessi – Selene Biffi ha creato un camper gestito da quattro giovani e va a insegnare le arti alle donne in casa: apicoltura, mettere sott’aceto le verdure, sartoria. Ad oggi abbiamo oltre 2mila donne che hanno creato microimprese, condividendo il sapere e formando piccoli distretti. E’ un progetto su cui teniamo molto perché abbiamo riscontrato l’effetto a catena che ha a livello sociale, dietro ad ogni donna c’è una famiglia».
Non solo donne. La fondazione opera anche per le nuove generazioni cercando di portare supporto alla crescita dei bambini. Già nel 2022, Nove Caring Humans fondata da Susanna Fioretti e Otb Foundation hanno investito risorse e fondi per riattivare l’orfanotrofio pubblico maschile di Kapisa, la più piccola provincia ma densamente popolata afghana a nord est di Kabul. Da allora la struttura è diventata un rifugio sicuro per oltre 100 bambini. «A questa prima iniziativa per i bambini ne è seguita una seconda a favore di 50 bambine arrivando ad aprire il primo orfanotrofio pubblico femminile della regione di Kapisa. Ora questi due orfanotrofi saranno sostenuti dal governo. Un terzo orfanotrofio per 111 bambini e bambine è stato creato a Kabul, per l’età prescolare e scolare» dice Alessi, che racconta poi: «Le bambine in realtà non sono orfane, ma figlie di genitori che chiedono di prenderle con noi per dare loro una possibilità. Fame, freddo, lavoro minorile e varie forme di abuso sono all’ordine del giorno per bimbi e giovani.».
Per tante bambine di Kapisa l’orfanotrofio è l’unica possibilità di studiare e di mangiare tutti i giorni, è la sola speranza per non soccombere alla violenza e ai matrimoni precoci. «Le 50 ragazze che risiedono in questa nuova struttura di Kapisa – aggiunge la vicepresidente della fondazione – ricevono non solo alloggio e cibo, ma hanno anche accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e al sostegno emotivo. Questa assistenza globale consente loro di liberarsi dal ciclo di povertà e sfruttamento che spesso accompagna il matrimonio precoce».
Dopo aver supportato il progetto ‘Fearless Girls’ che, tramite l’organizzazione Ciai, ha fornito supporto legale, psicologico e attività educative a bambine afghane detenute nelle carceri minorili accusate di aver commesso “crimini contro la morale”, fuggendo a matrimoni forzati o altri tipi di violenza. «Con il progetto Fearless Girls abbiamo aiutato bambine e ragazze in carcere perché denunciate dai genitori anche solo per essersi ribellate a matrimoni precoci. Le abbiamo supportate con le psicologhe e poi con gli avvocati per farle uscire. Inoltre le abbiamo inserite nelle nostre realtà offrendo loro un lavoro».
Nel resto del mondo
Non solo Afghanistan nell’agenda dei progetti di Otb Foundation. «In India aiutiamo le donne che sono state sfregiate con l’acido dai mariti supportando non solo le loro cure mediche, ma anche la comunità dove vivono anche i loro bambini, a cui garantiamo l’accesso allo studio» spiega Alessi. La fondazione supporta Hothur Foundation e il progetto Victory over Violence, stanziando 100.000 euro per il reinserimento sociale e lavorativo delle donne sfregiate indiane e dei loro figli. Il progetto consiste in un programma di reinserimento sociale per le donne indiane sopravvissute ad attacchi con acido non solo attraverso il finanziamento dei loro interventi chirurgici (purtroppo tanti e costosi per ogni vittima), ma anche dando supporto psicologico e sostenendo la formazione lavorativa delle vittime.
«In Bangladesh abbiamo aperto una scuola per i figli dei dipendenti di una delle aziende fornitrici del gruppo» ricorda Alessi, che dall’Asia passa a parlare di Africa: «In Congo supportiamo un progetto per le bambine ex soldato e cerchiamo di finanziare una comunità per dare loro un futuro». Otb Foundation sostiene Fondazione Agostiniani nel Mondo e il suo centro residenziale Juvenat, dove hanno trovato sostegno 196 giovani. Oltre all’ospitalità infatti il progetto è stato potenziato con la possibilità di partecipare a corsi di formazione in falegnameria e informatica, di contribuire alla gestione di un’azienda agricola con allevamento di bovini, suini e pesci e, grazie al lavoro in sinergia con le scuole locali, di valutare il reinserimento scolastico dei ragazzi.
Bando con scadenza settembre 2025
Otb Foundation ha lanciato la quarta edizione di “Brave Actions for a Better World“, che punta a rafforzare il sostegno a donne, giovani e persone con background migratorio, con un’attenzione particolare all’inclusione sociale, alla povertà educativa e lavorativa, alle disuguaglianze. L’obiettivo è promuovere interventi ad alto impatto, sia a livello nazionale che internazionale, con l’intento di costruire un futuro più equo, creando opportunità concrete di crescita personale e collettiva attraverso iniziative coraggiose e sostenibili.
La quarta edizione di Brave Actions for a Better World si distingue per un ampliamento della platea dei beneficiari e per importanti novità nel processo di selezione. Per la prima volta, il bando – che mette a disposizione un contributo a fondo perduto di 200.000 euro – è stato reso accessibile anche alle organizzazioni non profit con sede in USA e Regno Unito, oltre che in Italia. Questa decisione assume particolare significato a fronte dei recenti tagli agli aiuti internazionali: il governo britannico ha infatti ridotto drasticamente i fondi destinati ai Paesi poveri, mentre negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump ha sospeso il 67% delle attività delle ONG a livello globale. In un momento storico in cui il supporto ai più fragili viene ridimensionato, OTB Foundation si fa promotrice di un’azione concreta per garantire inclusione e creare opportunità.
Brave to Care
Le sinergie fra Fondazione e gruppo industriale sono molte. Il gruppo Otb ha lanciato Brave to Care, un programma di volontariato aziendale realizzato in collaborazione con Otb Foundation, l’organizzazione non profit di Otb, donando ai propri dipendenti ore di permesso retribuito dedicate al progetto. Durante la prima edizione del programma, i dipendenti delle sedi italiane di Otb hanno avuto l’opportunità di contribuire a 8 differenti progetti solidali tra quelli già sostenuti da Otb Foundation e dislocati su tutto il territorio italiano, principalmente nelle città di Milano, Bologna, Vicenza e nelle loro vicinanze. Hanno aderito al programma più di 130 dipendenti, per un totale di oltre 700 ore donate. Brave to Care proseguirà con una seconda edizione nei prossimi mesi, ampliando il numero di ore messe a disposizione dei dipendenti del Gruppo e coinvolgendo un numero ancora maggiore di enti partner.
«Il progetto di volontariato aziendale ha visto il coinvolgimento di 263 colleghi per un totale di 1.260 ore. Sono state messe a disposizioni 4 oppure 8 ore ciascuno, per un totale di 85 giornate lavorate. Abbiamo addirittura persone in attesa di poter partecipare» spiega Alessi, che racconta anche i feedback ricevuti: «Sono arrivate lettere inaspettate, l’effetto emotivo è stato enorme: tutti hanno detto che è più quello che hanno ricevuto che quello che hanno dato nelle loro ore di volontariato. E poi questo ha dato seguito a un impregno ulteriore personale nel volontariato dei colleghi in autonomia anche con le famiglie. Come ritorno ulteriore poi si ha un consolidamento del legame con l’azienda perché si rendono conto della concretezza dei progetti e della loro efficacia. Vanno nelle case famiglie, negli empori solidali e incontrano le persone, ascoltano storie e vivono realtà diverse».
I riconoscimenti
Di poche settimane fa un riconoscimento personale. Arianna Alessi ha ricevuto la Mela d’Oro 2025 nella Categoria Speciale, come «una leader che unisce impresa, innovazione e responsabilità sociale. Il suo impegno personale, unito a quello nella filantropia, rappresenta un modello di leadership etica e concreta» si legge nelle motivazioni della Fondazione Marisa Bellisario.
«Questo riconoscimento – ha commentato Alessi pubblicamente -non è solo un traguardo personale, ma un simbolo che ricorda tutte le sfide che hanno plasmato la mia vita. Grazie a chi mi ha sempre sostenuto. I miei genitori per i valori di integrità e rispetto. Mio marito che mi supporta ogni giorno e nostra figlia Sydne che mi ha insegnato a ridere di più. Ogni parola di incoraggiamento, ogni gesto di affetto mi hanno dato la forza e la motivazione per andare avanti, anche nei momenti più difficili. Grazie anche a coloro che mi hanno messo alla prova, a chi ha reso la mia vita un po’ più complicata. A voi devo una parte fondamentale della mia crescita. Le sfide che ho affrontato mi hanno spinto a scoprire le mie qualità e a superare i miei limiti. Ogni ostacolo è diventato un’opportunità per imparare e migliorare».
L’impegno nei confronti della sostenibilità a tutto tondo è stato riconosicuto sia al gruppo Otb, che fa capo a Renzo Rosso, sia al lavoro della Fondazione guidata da Alessi. Ai Fashion Awards del 24 aprile scorso durante la settimana della Moda MonteCarlo Renzo Rosso, presidente e fondatore del gruppo Otb (Diesel, Jil Sander, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf), ha ricevuto il Premio Positive Change, che riconosce la sua visione di un settore della moda più etico, innovativo e socialmente e ambientalmente impegnato, e Arianna Alessi, vicepresidente della Fondazione Otb, è stata insignita del Positive Social Impact Award, per gli oltre 380 progetti sociali in tutto il mondo realizzati, con un impatto diretto su quasi 380.000 persone.
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