
«La più grande risorsa dell’Afghanistan sono le donne e le ragazze. Il loro potenziale continua ad essere inutilizzato, ma perseverano». Così Sima Bahous, direttrice esecutiva di UN Women, fotografa la situazione che le donne afghane continuano a vivere nel loro Paese dopo l’ascesa dei talebani nell’agosto 2021. Nonostante la resistenza delle donne afghane non arretri, i loro diritti continuano ad essere cancellati. L’ennesimo allarme arriva dall’ultimo studio di UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere, sull’emancipazione femminile e l’uguaglianza di genere: l’Afghanistan Gender Index – la valutazione più completa del potere delle donne e della parità di genere dopo la presa al potere dei talebani – rivela che l’Afghanistan ha il secondo divario di genere più ampio al mondo, con una disparità del 76% tra donne e uomini in materia di salute, istruzione, inclusione finanziaria e processo decisionale.
Afghanistan Gender Index, donne escluse da quasi ogni ambito della vita
L’Afghanistan Gender Index, sviluppato con il sostegno finanziario dell’Unione europea, adatta i due indici lanciati da UN Women e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) nel 2023 – il Women’s Empowerment Index e il Global Gender Parity Index – alle complesse realtà dell’Afghanistan. Misura la condizione femminile attraverso cinque dimensioni: vita e buona salute; istruzione, sviluppo di competenze e conoscenze; inclusione lavorativa e finanziaria; partecipazione al processo decisionale e libertà dalla violenza.
I risultati sono lampanti: le donne afghane vengono emarginate da quasi ogni ambito della vita. Dall’istruzione al lavoro, dalla partecipazione alla vita pubblica all’accesso al potere: le politiche talebane stanno cancellando le donne afghane dalla vita pubblica. Nonostante la loro resilienza e il rifiuto di essere messe a tacere, sono drammaticamente indietro rispetto ai parametri di riferimento globali per lo sviluppo umano. Il rapporto di UN Women tiene alta l’attenzione e lancia un monito che scuoti l’azione internazionale: «In Afghanistan è in corso un attacco deliberato e senza precedenti ai diritti, alle libertà e alla dignità delle donne e delle ragazze».
Lo spreco di potenziale delle donne afghane, solo il 17% si realizza
Il regime talebano vuole cancellare il potere delle donne che resiste. Ma, come sottolinea la direttrice Bahous, continua ad essere soffocato e sottoposto a divieti: solo il 17% del pieno potenziale delle donne afghane per fare scelte e accedere alle opportunità è realizzato. In media le donne di tutto il mondo raggiungono il 60,7%. Nessuna donna afghana occupa posizioni nel governo di fatto o negli uffici locali: una battuta d’arresto che, specifica UN Women, influisce sulla capacità delle donne di definire politiche e leggi che influenzano le loro vite.
Nonostante siano praticamente cancellate dalla vita pubblica e politica, le donne afghane continuano a spingere per una governance inclusiva e trovano modi per sollevare le loro preoccupazioni con le autorità, a livello nazionale e subnazionale. Serve fare rete a livello internazionale: «Le donne afghane si sostengono a vicenda, gestiscono imprese, forniscono aiuti umanitari e protestano contro l’ingiustizia – sottolinea Bahous – Il loro coraggio e la loro leadership stanno rimodellando le loro comunità, anche di fronte a immense restrizioni. Dobbiamo stare con loro nella ricerca di un Paese che rifletta i loro diritti e le aspirazioni di tutti gli afghani».
Quasi otto donne afghane su dieci escluse da istruzione, lavoro e formazione
Per escludere le donne dal potere, il regime talebano proibisce loro ogni strumento di autodeterminazione. Da settembre 2021 le bambine afghane non possono frequentare la scuola oltre il sesto grado (che corrisponderebbe all’ultimo anno della primaria). Un divieto che, nel marzo 2023, è stato esteso anche al livello secondario e all’università.
Oggi, secondo il rapporto di UN Women, il 78% delle giovani donne afghane non studia, non lavora e non frequenta corsi di formazione: quasi quattro volte il tasso degli uomini afghani. La situazione potrebbe peggiorare ancora, avverte UN Women: il tasso di completamento della scuola secondaria per le ragazze crollerà presto a zero, a seguito dei divieti di istruzione secondaria e terziaria.
In questo contesto riuscire a portare avanti progetti di educazione e formazione – come il progetto “WEDUT” realizzato da Nove Caring Humans grazie a una difficile mediazione con le autorità locali – significa garantire la sopravvivenza delle ragazze: a loro sono indirizzati percorsi gratuiti di istruzione fino alla sesta classe e corsi avanzati di lingua inglese. Riuscire a mettere in campo opportunità di istruzione per le donne, nonostante i divieti, permette di frenare quel circolo vizioso individuato dal rapporto Unesco che indaga le conseguenze dell’assenza di educazione in Afghanistan per le ragazze: povertà, lavoro minorile e matrimoni precoci sono il destino a cui le politiche talebane vogliono assegnare le ragazze, escludendole dalla vita pubblica e dal diritto di realizzarsi.
Divario di genere nella forza lavoro: 24% è donna (rispetto all’89% maschile)
Fino al 2021, nonostante ostacoli culturali e strutturali, le donne afghane stavano conquistando sempre più spazio nell’economia del Paese. Secondo la Banca mondiale, la loro partecipazione alla forza lavoro registrava una presenza significativa nei settori dell’istruzione, della sanità, dell’agricoltura e in piccole attività imprenditoriali locali. Alcuni programmi di microcredito e formazione avevano contribuito a sostenere una timida ma crescente imprenditorialità femminile.
Tuttavia, con il ritorno al potere dei talebani nell’agosto 2021, questo progresso è stato bruscamente interrotto. I nuovi divieti imposti dal regime – tra cui l’esclusione delle donne da molte professioni, dalle università e perfino da alcune Ong – hanno spinto gran parte della popolazione femminile fuori dal mercato del lavoro.
L’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) stima che nel solo primo anno di governo talebano, l’occupazione femminile sia crollata del 25%. Settori come l’istruzione e la sanità, dove le donne erano storicamente più attive, sono stati tra i più colpiti dalle restrizioni. Oggi, riporta lo studio di UN Women, l’Afghanistan ha ancora uno dei più grandi divari di genere della forza lavoro nel mondo, con solo il 24% delle donne che partecipano alla forza lavoro (rispetto all’89% degli uomini).
Le donne sono più propense a lavorare da casa e in posti di lavoro meno retribuiti e insicuri. Oltre a questo, sottolinea il rapporto, registrano una quota maggiore di lavoro domestico non retribuito: il 74% delle donne trascorre molto tempo a fare le faccende domestiche, rispetto al solo 3% degli uomini.
Il divario finanziario non arresta le donne che entrano nella forza lavoro
Il divario finanziario è altrettanto marcato, con gli uomini quasi tre volte più propensi delle donne a possedere un conto bancario o utilizzare i servizi di denaro mobile. Nonostante le restrizioni, la resistenza delle donne afghane continua anche nel settore economico: come emerge dallo studio, le afghane stanno ancora entrando nella forza lavoro in numero record. Secondo il report, entro il 2022, il numero di donne disoccupate in cerca attiva di lavoro era quadruplicato rispetto a prima della presa del potere dei talebani, mentre il numero di donne occupate era raddoppiato. Mentre in Afghanistan la leadership delle donne non smette di contrastare l’oppressione, UN Women – con i suoi dati – fa emergere l’urgenza di una risposta globale, indispensabile per «garantire che le priorità e i bisogni delle donne e delle ragazze afghane rimangano in prima linea e siano in grado di vivere con dignità e contribuire allo sviluppo della nazione».
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