La situazione umanitaria a Gaza continua a peggiorare, con i bambini che sopportano il peso di una crisi che non accenna a finire. A Khan Younis e nel nord di Gaza, migliaia di famiglie vivono in campi sovraffollati con scarso o nessun accesso ai servizi essenziali. Cibo e acqua pulita sono estremamente scarsi. I mercati di Gaza sono quasi vuoti. Il poco cibo rimasto ha un prezzo ben al di fuori della portata della maggior parte delle famiglie.
«Stiamo assistendo a livelli di insicurezza alimentare davvero allarmanti» afferma Reem Alreqeb, Direttrice del Programma Gaza per SOS Villaggi dei Bambini in Palestina. «Le nostre riserve alimentari si sono esaurite e, con i principali operatori umanitari come il WFP (Programma Alimentare Mondiale) e WCK (Cucina Centrale Mondiale) impossibilitati a operare, le famiglie sono lasciate affamate e senza speranza».
La scarsità d’acqua aggrava la crisi. L’acqua potabile viene consegnata ai campi solo una volta a settimana, mentre quella per uso domestico viene pompata da un unico pozzo utilizzando scorte di carburante che sono in diminuzione. Le condizioni igieniche e sanitarie nei campi stanno peggiorando rapidamente, aumentando il rischio di epidemie. Il carburante, già scarso, viene ora utilizzato anche per cucinare, illuminare e trasportare personale e forniture essenziali. Mentre vaste aree di Khan Younis sono sottoposte a ordini di evacuazione da parte delle Forze di Difesa Israeliane, l’accampamento di tende di SOS Villaggi dei Bambini resta nell’area di Al Mawasi. Qui da diversi mesi vivono bambini e personale provenienti dal Villaggio SOS di Rafah, dal quale sono stati costretti a fuggire e che in seguito hanno trovato distrutto.
«Ci siamo trasferiti ad Al Mawasi perché era una delle poche aree rimaste considerate relativamente sicure – afferma Reem – Ora, migliaia di persone stanno arrivando qui e la pressione e le condizioni peggiorano di giorno in giorno».
Quanto agli aiuti umanitari, sebbene i donatori internazionali, tra cui l’Unione Europea, abbiano promesso flussi aggiuntivi, i meccanismi di distribuzione rimangono limitati e controversi. «I bisogni sono enormi e gli aiuti in arrivo non sono semplicemente sufficienti» sottolinea Reem.
Il personale di SOS Villaggi dei Bambini a Gaza opera in condizioni estreme, molti operatori sono stati sfollati, tagliati fuori da elettricità e internet e stanno vivendo traumi a loro volta. Nonostante queste difficoltà restano a fianco ai bambini fornendo loro supporto psicosociale, assistenza post-traumatica, ricerca delle famiglie e servizi dedicati. «Questi bambini hanno perso tutto: casa, famiglia, senso di sicurezza. Stiamo facendo tutto il possibile per proteggerli e fornire loro cure, lavorando sotto pressione estrema per garantire che ogni bambino continui a ricevere cure, anche se le loro vite sono stravolte» conclude Reem.
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