«Siamo in tanti perché siamo un popolo: una parola che è stata sottratta alla democrazia e alla gentilezza»: così Michele Serra saluta “Una piazza per l’Europa”, la manifestazione lanciata dal giornalista per aprire a «una piazza che pone delle domande e cerca di dare risposta a un sentimento europeo».
Tre bandiere a colorare piazza del Popolo a Roma: il blu europeo, l’arcobaleno della bandiera della pace e il giallo-blu dell’Ucraina. Tre colori-identità, a più sfumature, che abitano uno spazio dedicato alla società civile per guardare al futuro dell’Europa. Ma andare verso il futuro senza chi ne sarà protagonista rischia di essere un progetto miope: tra le cinquantamila presenze stimate dagli organizzatori, sono poche quelle giovani. La “Generazione Erasmus”, in minoranza in una piazza colma e transennata, è invece la “maggioranza silenziosa” che concretamente porta avanti i valori che hanno dato vita al sogno europeo nel Manifesto di Ventotene: democrazia, libertà, solidarietà.
Pilastri fondanti che mobilitano le piazze più del dibattito sul piano di riarmo europeo: come emerge dal rapporto “Security Radar” della Fondazione Friedrich Eberil, il 72% degli italiani dà priorità alla spesa sociale rispetto alla difesa e il 40% ritiene che sia dovere dell’Italia rafforzare le istituzioni europee. Sui valori fondanti dell’Unione europea nascono e crescono le iniziative – europee ed europeiste – di Millennials e GenZ. Dalle associazioni alle radio universitarie. Dalle realtà editoriali ai progetti nelle scuole. La Generazione Erasmus è quella che, di ogni luogo, fa “una piazza per l’Europa”.
Chi sono i “nuovi europei”
Si dichiarano per lo più europeisti o fortemente europeisti (65%). Considerano la libertà di movimento il valore cardine associato all’Europa (74%). Sostengono che sia importante che l’Unione Europea faccia accordi economici solo con Paesi che rispettano i diritti umani (73%). Pensano che la scuola dell’obbligo non abbia contribuito alla loro conoscenza delle istituzioni comunitarie (57%) e non si sentono rappresentati dai leader italiani all’interno dell’Unione europea (83%).
È questo il profilo dei “nuovi europei”, gli under 35 anni protagonisti dell’omonimo progetto di ricerca condotto da Scomodo – un’associazione culturale, un progetto editoriale e un osservatorio di ricerca partecipativa gestito da giovani under30 – e che ha coinvolto quasi 10mila giovani alla vigilia delle elezioni europee dello scorso anno.
«Dai dati emerge come dominante l’insoddisfazione nei confronti di un’Unione europea non in grado di essere rappresentativa della nostra generazione – commenta ad Alley Oop Cecilia Pellizzari, direttrice editoriale di Scomodo – Oggi alcune mosse politiche in tema di sicurezza vengono vendute come mosse per proteggere il nostro futuro, quando la percezione è quella che non facciano altro che esporci alla possibilità che questo futuro sia sempre più pericoloso e violento».
Ciò nonostante, più della metà (53%) dei rispondenti alla ricerca considera come un “evento terribile” o “un evento negativo” l’ipotesi dell’uscita dell’Italia dall’Unione europea: la maggiore fiducia nelle istituzioni europee, secondo Pellizzari, «nasce dalla consapevolezza che alcuni temi che oggi ci spaventano e ci fanno mobilitare non possono avere in nessun modo una risposta nazionale isolata».
Esattamente come la rappresentazione, che per funzionare dev’essere collettiva e generazionale: «Quando mi chiedono se mi sento rappresentata penso sempre che il punto non sia quanto io come individuo mi senta rappresentata, ma quanto le istanze della mia generazione vengano prese in considerazione» aggiunge Pellizzari, che conclude: «La piazza di Roma, per come è nata e per come ha chiamato le persone a partecipare, è una piazza in cui si può entrare a qualsiasi titolo. La volontà di un’Unione europea più presente coincide con la voglia di abbandonare l’ideale dello stato nazione in favore di una visione in cui essere in tanti e stare insieme è meglio che avere economie, culture e politiche in contrasto e in lotta. E questo non penso che sia un’utopia».
Dalle piazze alle scuole, per sensibilizzare su «un’Unione solidale e coesa»
«Lavoriamo ogni giorno per diffondere la conoscenza dell’Europa nelle scuole, per sensibilizzare studenti e docenti sull’importanza di un’Unione solidale e coesa, per capire l’impatto che l’Ue ha nella nostra vita e cosa vuol dire essere cittadini europei» racconta ad Alley Oop Federica Megalizzi, presidente della Fondazione Megalizzi.
La fondazione nasce per portare avanti il sogno europeo di Antonio Megalizzi, giovane giornalista rimasto vittima l’11 dicembre 2018 nell’attentato terroristico a Strasburgo, dove si trovava per seguire l’ultima plenaria dell’anno del Parlamento europeo. Con il “progetto Ambasciatori” della Fondazione Megalizzi l’Unione europea, vista dagli occhi di Antonio Megalizzi e della sua generazione, continua ad andare avanti nelle scuole di diverso ordine e grado di tutta Italia. Un’attività di divulgazione che si fa “movimentazione”, proprio come la piazza per l’Europa lanciata da Serra.
«La movimentazione è un atto concreto per riaffermare i valori europei e difendere un progetto che non è scontato, ma che è l’unica soluzione – aggiunge Federica Megalizzi – La storia insegna che le alternative alla cooperazione sono tragiche e scendere in piazza significa scegliere consapevolmente di prendere le redini del futuro dell’Europa». Guidare il futuro europeo secondo i principi di partecipazione e impegno democratico è quello che la fondazione si propone di fare proprio a partire dalla formazione dei più giovani: «Quando ad Antonio Megalizzi hanno chiesto “Europa, perché?”, lui ha risposto: “Perché lo dice la storia: le alternative sono inimmaginabili ed essenzialmente tragiche” E allora anche noi dobbiamo guardare alla storia» sottolinea la presidente.
Comunicare l’Europa dalla prospettiva della Generazione Erasmus
Conoscere l’Europa serve per riconoscerla. Comunicarla. Diffonderne i valori. Dalla Youth Survey del Parlamento europeo emerge che il 76% dei giovani ritiene di essere esposto a disinformazione e fake news nei sette giorni precedenti l’indagine. Un dato che spiega iniziative editoriali come Europhonica, il format internazionale delle radio universitarie europee fatto dai giovani per i giovani: l’obiettivo è comunicare l’Europa in modo immediato e senza filtri.
Antonio Megalizzi, proprio dai microfoni di Europhonica, raccontava cosa accadeva nella sede del Parlamento europeo: oggi lo studio radio a Strasburgo è intitolato a lui e al collega Bartosz Orent-Niedzielski. Da qui continuano a farsi sentire le voci di Europhonica: «La bandiera con le dodici stelle è un simbolo che tra le giovani generazioni viene celebrato, indossato, esposto molto più volentieri rispetto ai simboli dei poteri nazionali – spiega ad Alley Oop Simone Matteis, capoprogetto di Europhonica Italia – L’Europa invece appare uno spazio più aperto, dove confini e differenze si mescolano in un’entità costitutiva nuova, ampia, in un divenire costante che la rende affascinante e ricca di opportunità. Come un libro ancora da leggere, con tanto spazio da poter scrivere».
Anche in piazza la bandiera europea ha un peso: «Scendere in piazza con la bandiera europea in un momento così delicato per gli equilibri internazionali è un segnale forte – aggiunge Matteis – Insieme si può gridare molto più forte che separati». E cosa chiedono, nel loro “grido”, i giovani? «Di poter contare su un’Europa forte e realmente unita nella diversità – risponde Matteis – La maggiore garanzia di futuro per chi questa Europa la vive ogni giorno come una realtà già esistente, attuale e concreta».
Europiamo, «più coinvolgimento delle giovani generazioni nei processi decisionali»
Proattiva. Coraggiosa. Capace di mettere l’umanità al centro. L’Europa che le giovani generazioni immaginano ha queste caratteristiche. E le idee, oltre che chiare, sono fattive: Europiamo è una rete di enti e giovani che collaborano per «costruire un’Europa più accessibile, partecipativa e sostenibile, attraverso attività di advocacy, promozione della cittadinanza attiva e scambio di buone pratiche».
Il direttivo è composto da otto giovani under 30, a maggioranza femminile (Marianna Carlucci, Roberta D’Introno, Evelyn De Luca, Sara Ienco, Simone Licari, Federica Nestola, Fabiola Palumbo, Gianluca Rossino e il direttore esecutivo Gianluca Latocca): «L’Europa deve tornare ad essere un progetto sostenibile, dal punto ambientale, ma anche da quello economico e sociale – racconta ad Alley Oop il team direttivo – Soprattutto nei confronti delle nuove generazioni che in troppi Paesi si ritroveranno un conto salatissimo da pagare per le inettitudini delle generazioni che le hanno precedute».
Come nelle piazze, anche nei processi decisionali serve più coinvolgimento delle giovani generazioni: «Un nuovo commissario europeo per l’Equità intergenerazionale è sicuramente un punto di partenza – afferma Europiamo – L’Europa deve promuovere la partecipazione attiva, evitando scorciatoie che si basano sulla costruzione di un nemico comune e sugli interessi nazionali e, invece, sviluppando strutture e dinamiche sociali capaci di favorire e incentivare la partecipazione quotidiana alla vita pubblica e democratica, tanto a livello locale quanto europeo».
Precarietà generazionale, la dimensione globale “salva” la fiducia nel futuro
I nodi da risolvere vero un’Europa migliore e a misura di giovani non smussano la fiducia rispetto al progetto europeo: «Per Millennials e GenZ l’instabilità e la precarietà sono la normalità, al punto che non si riesce ad immaginare una realtà totalmente diversa – sottolinea il direttivo di Europiamo – È proprio questa condizione che ci porta a guardare con fiducia alla dimensione globale».
A facilitare il sentimento di fiducia, «hanno giocato a favore le nuove tecnologie e i social media, ma anche i programmi di mobilità europea, come Erasmus+ e Corpo europeo di solidarietà, che da anni fanno incontrare e collaborare giovani da tutta Europa e non solo, andando a costruire un senso di identità europea che parte dal basso, dalle persone e dalla voglia di allargare i propri orizzonti quotidiani».
Sulla piazza lanciata da Serra, invece, il direttivo non nasconde «un certo rammarico – e crediamo sia un sentimento condiviso – per il fatto che questa mobilitazione sia stata convocata senza un manifesto chiaro e senza un comitato organizzatore che potesse offrire una direzione comune. Questo avrebbe aiutato a canalizzare le energie e a ridurre la confusione che, sebbene sia legittima e preziosa perché espressione di diversità, in questo momento sta alimentando ulteriori divisioni». Nonostante i “nonostante”, conclude Europiamo, «in una fase di profonda instabilità globale, dove la paura ci spinge a chiuderci nei nostri confini e a cercare risposte rapide e semplicistiche, le piazze restano strumenti essenziali di partecipazione».
«Questa piazza è per i ragazzi d’Europa»
«Questa piazza è per i ragazzi d’Europa. Dobbiamo dare di più ai nostri giovani» afferma dal palco di Piazza del popolo Roberto Vecchioni che, intonando le note “Sogna ragazzo sogna”, aggiunge: «Sono sicuro che i giovani di tutto il mondo sanno ricucire un’Europa che noi abbiamo diviso».
Nel frattempo, piazza del Popolo si colora di blu: «Abbiamo portato a Roma la bandiera europea più grande d’Europa: seicento metri quadrati per riempire la piazza con il blu e le stelle d’Europa – dice ad Alley Oop Alice Manoni, segretaria organizzativa dei Giovani delle Acli – Questa bandiera ha viaggiato ed è stata toccata da tante persone: oggi essere qui per noi è veramente importante, soprattutto per dare voce ai giovani in Europa».
Dare spazio alle voci che, invece, troppo spesso vengono rese invisibili nei processi politici è uno degli obiettivi che attraversa la piazza. Dalle giovani generazioni e le loro istante taciute alle persone con disabilità che vedono messi a rischio i loro diritti. «Le persone con disabilità devono avere la possibilità di partecipare alla vita comunitaria – spiega ad Alley Oop l’attivista Marina Cuollo, impegnata nella lotta all’abilismo – Per me oggi essere qui è importante proprio in virtù di quello che sta accadendo oltreoceano nei riguardi delle persone con disabilità: bisogna essere uniti per fare in modo che nessuno rimanga indietro e che tutti i corpi siano validi. La disabilità non è qualcosa di altro da noi: appartiene a chiunque abiti un corpo e può arrivare in qualsiasi momento della nostra vita. Portare queste istanze in posti come questo serve a tenere alta l’attenzione».
L’inizio di un «movimento più ampio»
Dalle istanze su cui non spegnere la voce alle complessità da affrontare, piazza del Popolo si saluta lasciando aperto l’interrogativo che le ragazze e i ragazzi di Parma Capitale europea dei giovani 2027 – sul palco con i ventenni Emma Nicolazzi Bonati e Francesco Sansone – avevano rivolto in una lettera a Michele Serra alla vigilia della manifestazione: «Forse queste piazze possono rappresentare, insieme, l’inizio di un movimento più ampio? Di un progetto concreto, che veda nell’Europa il punto di incontro tra le generazioni?». Avanzare la domanda apre la strada alla ricerca di nuove risposte. Quelle che la piazza e le giovani generazioni chiedono.
***
La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com